C’è tanto cielo, ma poco sole. Tanto vento, ma poca terra. Se foste degli abitanti delle Isole Faroe, come ricavereste energia da impianti per le rinnovabili? Non avrete mai la risposta esatta: non siete mai stati vichinghi, voi. Loro si. E infatti la risposta che danno loro è:
Con i draghi marini.
Il movimento delle maree è il fulcro di un dispositivi di energia cinetica chiamati Sea Dragon. Sono aquiloni o alianti subacquei con un’apertura alare di quasi 5 metri (16 piedi) e nuotano nelle maree in “squadriglie” di otto per volta a 40 metri di profondità, generando abbastanza energia da alimentare 50-70 case per volta.
Le Isole Faroe, con soli 50.000 abitanti, sono un arcipelago danese autonomo che si trova tra l’Islanda e le Shetland. Sembrerebbe un luogo semplice per raggiungere un obiettivo di emissioni zero. Non è così.
Con il clima del Nord Atlantico e poca terra per costruire turbine eoliche, è l’energia idroelettrica a fornire oltre il 40% delle forniture energetiche dell’isola.
È Minesto, uno spin-off della casa madre ed (ex) costruttrice di automobili Saab, ad aver sviluppato questi “aquiloni di marea”, che funzionano utilizzando il potere di sollevamento della marea un po’ come un aereo.
Come funzionano i Sea Dragon delle isole Faroe
L’aquilone è diretto da un sistema di controllo e dai timoni mentre è ancorato al fondo del mare da un cavo, con la turbina che sperimenta un flusso d’acqua molte volte maggiore della velocità effettiva del movimento.
La turbina trasferisce l’energia al generatore, che trasmette l’elettricità attraverso un filo ad una stazione a terra.
Gli aquiloni di marea operano in tandem con l’ambiente marino in modi prevedibili e hanno un effetto ambientale minimo, anche su piccole isole come le Faroe dove non c’è molta terra se non per ospitare la “stazione ricevente”.
Un aquilone mondiale
“I nuovi aquiloni avranno una portata di 12 metri e ciascuno può produrre 1,2 megawatt di energia, l’equivalente di un decimo dell’attuale domanda di elettricità del paese”, secondo Martin Edlund, CEO di Minesto. Non è male, ma la fame vien mangiando: e non si vorrebbe mai smettere di giocare con gli aquiloni.
Il ritorno all’inverno, dice Edlund, è stato illuminante. Dopo un’estate insolitamente senza vento in cui le Faroer hanno dovuto importare molto più diesel di quanto si aspettassero dopo l’installazione di turbine eoliche, la regolarità della marea è stata incredibile. Al punto che Minesto ora vorrebbe esportare il sistema: i Sea Dragon, sostiene l’azienda, potrebbero fornire 600 gigawatt di energia rinnovabile a basso impatto e a basso costo in tutto il mondo se prodotti in gran numero.
Che ne dite?