Nel gennaio 2021 vi ho dato la notizia di uno studio del Programma di ricerca sulla geoingegneria solare dell’Università di Harvard, sostenuto da Bill Gates. Uno studio che mirava a determinare se impedire alla luce del sole di raggiungere la superficie del nostro pianeta avrebbe aiutato a ritardare gli effetti del cambiamento climatico.
Oggi più di 60 esperti e scienziati hanno firmato una lettera per esprimere le loro preoccupazioni su questi progetti di geoingegneria.
Geoingegneria, non scherzate
“La distribuzione della geoingegneria solare non può essere governata a livello globale”, ammoniscono i ricercatori. “Chiediamo un’azione politica immediata da parte dei governi, delle Nazioni Unite e di altri attori. Serve intervenire rapidamente per prevenire la normalizzazione della geoingegneria solare come opzione di politica climatica”.
La lettera aggiunge che l’abbassamento drastico del potere radiativo del sole interromperebbe quasi certamente le piogge monsoniche nell’Asia meridionale e nell’Africa occidentale. Di più: finirebbe per danneggiare gravemente le piante da cui gli esseri umani dipendono per il cibo. Gli esperimenti innescherebbero anche la desertificazione in Amazzonia.
E, cosa peggiore di tutte: non serve
La parte peggiore di tutto questo è che la tecnologia di geoingegneria non solo non riuscirebbe a rallentare il cambiamento climatico, ma potrebbe anche fornire ai governi e agli individui un falso senso di sicurezza, suggerendo che il problema è stato risolto. Questo, a sua volta, “disincentiverebbe i paesi, le imprese e le organizzazioni dal fare tutto il possibile per raggiungere la decarbonizzazione”. In altri termini, una catastrofica reazione a catena.
Infine, cosa non meno importante, la lettera chiede un “accordo internazionale di non utilizzo” per garantire che le nazioni o gli uomini più ricchi della terra non otterranno mai i diritti di brevetto per queste tecnologie.
Anche se l’obiettivo della lettera è quello di salvaguardare l’umanità da esperimenti potenzialmente catastrofici, ci lascia con un enigma significativo: cosa si può davvero fare per il riscaldamento globale?