Con l’aumento della popolazione nelle città, l’esposizione all’inquinamento urbano è un problema sempre più presente. Secondo un recente studio pubblicato su The Lancet Planetary Health, 2,5 miliardi di persone risiedono in aree urbane in cui i livelli di particelle tossiche superano gli standard di sicurezza dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), causando più di 1,8 milioni di morti ogni anno.
Secondo lo studio, “l’onere sanitario globale del particolato fine ambientale cresce ogni anno”, ed è collegato alla mortalità per malattie cardiovascolari, respiratorie e polmonari, compreso il cancro. Il particolato nell’aria contribuisce anche ad asma, bronchite ed enfisema, oltre ad essere un grande pericolo ambientale per le persone.
Cos’è il particolato?
È un complesso di particelle sospese nell’aria che possono essere solide o liquide. Il particolato (che costituisce gran parte dell’inquinamento urbano) proviene da fonti naturali e umane. Quelle naturali possono essere viste quando i vulcani eruttano spargendo cenere e altri aerosol in alto nell’atmosfera, ma molto più pericoloso, a causa dell’enorme volume, è il particolato prodotto dall’uomo. Proviene da ciminiere, tubi di scappamento, centrali elettriche, campi coltivati di recente, pneumatici che corrono su asfalto e strade di cemento e altre attività umane che rilasciano particelle fini nel vento. Più leggera e piccola è la particella, maggiore è la minaccia dell’inquinamento urbano. Questo perché il particolato fine è più facile da inalare. Entra anche nei pori delle foglie delle piante, si attacca ai nostri edifici, ai ponti e ad altre infrastrutture dove la sua natura acida provoca corrosione. Una catastrofe.
Inquinamento urbano, chi parla di miglioramenti sta mentendo
Una particella di 2,5 micrometri (equivalente a 0,00009843 pollici) o meno è una minaccia per la salute pubblica. Sono diverse le agenzie che tengono traccia dell’inquinamento da aerosol di queste dimensioni, rilevando che il particolato inferiore a 2,5 micrometri è in calo da due decenni. Lo studio di Lancet contraddice questa scoperta.
I livelli globali di particolato atmosferico e di inquinamento urbano non sono praticamente cambiati in vent’anni. Anzi, hanno sperimentato un boom vero e proprio in diverse aree del pianeta. Una su tutte? Le città del sud-est asiatico.
Alcuni dati dallo studio
Secondo lo studio su The Lancet, “l’85% dei residenti urbani di tutto il mondo viveva in città che superavano gli standard OMS 2005 sia nel 2000 (1,99 miliardi di persone) che nel 2019 (2,5 miliardi). Solo il 16% di tutte le aree urbane ha soddisfatto gli standard OMS 2005 tra il 2000 e il 2019”.
Africa, Nord America ed Europa hanno fatto meglio nell’abbattere gli aerosol inquinanti nelle città, ma le concentrazioni di particolato nelle aree urbane a livello globale sono ancora in media tre volte superiori alla soglia di sicurezza stabilita dall’OMS.
Questo dovrebbe farci riflettere, e parecchio. Anche sulle strategie per combattere l’inquinamento urbano, ad esempio limitando le attività all’aperto. Sono efficaci?
Non tanto. Poco, anzi, considerato il fatto che il PM 2.5 può facilmente farsi strada sia per strada che nelle case.
Allora cosa fare contro l’inquinamento urbano?
Per tagliare l’inquinamento urbano, legislatori e amministratori cittadini hanno a disposizione (se possono, se vogliono) molte armi:
- Ridurre il numero di veicoli a combustione sulle strade urbane;
- Investire nel trasporto di massa elettrico o a idrogeno per portare i veicoli privati fuori dalle strade urbane.
- Sviluppare alternative ai combustibili non fossili per la creazione di energia elettrica, compresa l’energia solare, eolica e geotermica.
- Realizzare cluster di energia distribuita per edifici multiresidenziali e commerciali riscaldati e raffrescati con alternative rinnovabili al gas naturale.
- Fornire incentivi finanziari ai proprietari di case e alle imprese per sostituire il gas naturale con pompe di calore elettriche, geotermico passivo ed elettrolizzatori per la raccolta dell’idrogeno.
- Incoraggiare i proprietari di case a installare pannelli solari sui tetti, sistemi di backup della batteria e inverter di potenza.
- Rendere verdi le pareti degli edifici con piante rampicanti che puliscono l’aria.
- Aumentare le foreste urbane costruendo più parchi e spazi verdi.
Per quanto riguarda l’ultimo punto, botanici e climatologi concordano sulla scelta di conifere sempreverdi. Per almeno due motivi: primo, la maggior parte delle conifere non va in letargo invernale e non perde foglie. Secondo, la densità degli aghi di conifere è più efficace contro gli inquinanti atmosferici, perchè “intrappola” l’inquinamento urbano. Pini e abeti ovunque, insomma: avendo cura però (in caso di ghiaccio) di ridurre il sale stradale, perchè queste piante sono più fragili.