Il nostro “vicino stellare”, Proxima Centauri, continua a riservare sorprese: l’ultima arriva sotto forma di un pianeta appena scoperto. Lo studio appena pubblicato arriva dal Portogallo e porta la firma di João Faria, ricercatore presso l’Instituto de Astrofísica e Ciências do Espaço. Proxima Centauri è la stella più vicina al nostro sole, ad “appena” 4,24 anni luce di distanza.
Il pianeta appena scoperto si chiama Proxima d, e orbita attorno a Proxima Centauri a una distanza di circa quattro milioni di chilometri. È meno di un decimo della distanza di Mercurio dal Sole. Completa un’orbita intorno alla sua stella in soli cinque giorni, e si trova tra questa e la zona abitabile (quell’area dove può trovarsi anche l’acqua sulla superficie di un pianeta).
Terzo “figlio” per Proxima Centauri
La nostra stella più vicina Proxima Centauri è già nota per ospitare altri due pianeti: Proxima b, dalla massa paragonabile a quella della Terra (che orbita attorno alla stella ogni 11 giorni ed è sempre in zona abitabile), e Proxima c, che si trova su una stella più lontana (impiega cinque anni per orbitare intorno a Proxima Centauri).
Proxima b è stato scoperto nel 2016 con lo strumento HARPS sul telescopio ESO. Quattro anni dopo, nel 2020, la scoperta è stata confermata da uno strumento molto più preciso. Si tratta dell’Echelle SPectrograph for Rocky Exoplanets and Stable Spectroscopic Observations (ESPRESSO). È stato durante queste più recenti osservazioni che gli astronomi hanno individuato i primi accenni di un segnale corrispondente ad un altro pianeta.
Un nuovo arrivo
“Dopo aver ottenuto nuovi dati, siamo stati in grado di confermare il segnale”, dice Faria. “Sono entusiasta della prospettiva di scoprire un esopianeta così vicino alla Terra”.
Con appena un quarto della massa della Terra, Proxima d è l’esopianeta più leggero mai scoperto con il metodo della velocità radiale. La tecnica funziona rilevando piccole fluttuazioni nel movimento di una stella causate dall’attrazione gravitazionale di un pianeta orbitante.
“È una scoperta estremamente importante”, dice Pedro Figueira, scienziato di strumenti ESPRESSO presso l’ESO in Cile. “Mostra che la tecnica della velocità radiale ha il potenziale per svelare una intera popolazione di pianeti come il nostro, che dovrebbero essere i più abbondanti nella nostra galassia e che possono potenzialmente ospitare la vita come la conosciamo”.
Espresso e i suoi fratelli
Questo risultato mostra chiaramente di cosa è capace ESPRESSO: mi chiedo cosa sarà in grado di trovare in futuro, e quando sarà completato dal suo “compagno” ELT, Extremely Large Telescope, attualmente in costruzione nel deserto di Atacama. Sarà cruciale per scoprire e studiare molti altri pianeti attorno alle stelle vicine.
La ricerca continua!