Uno e più “droni kamikaze” che usano l’intelligenza artificiale per identificare ed eliminare gli obiettivi senza richiedere il controllo umano sono segnalati nel conflitto in corso in Ucraina. È la prima volta che dispositivi simili vengono impiegati massivamente, e segna un punto di non ritorno.
Drone kamikaze russo: KUB-BLA
Su Telegram, il ministro degli interni ucraino Anton Gerashchenko ha pubblicato una foto della drone kamikaze KUB-BLA. Il velivolo, lungo circa due metri, è prodotto da ZALA Aero, una sussidiaria del famoso produttore di armi russo Kalashnikov. Dopo essere stato sparato da un lanciatore portatile, il KUB-BLA può pattugliare un’area bersaglio per circa 30 minuti, volando a velocità di circa 130 chilometri orari (80 mph).
Il robot è programmato per cercare e distruggere un obiettivo nemico. Quando il bersaglio viene identificato, il drone kamikaze si schianta deliberatamente contro di esso, facendo deflagrare il suo carico esplosivo di 3kg (sette libbre).
In una dimostrazione del 2019, l’azienda illustrava le sue capacità di rilevamento intelligente e di identificazione di oggetti in tempo reale.
Un drone simile, secondo un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato l’anno scorso, potrebbe essere stato usato dalla Turchia per “cercare e uccidere” le truppe sul terreno nella guerra civile in Libia. Lo stesso Vladimir Putin aveva chiesto un divieto di tali armi, che oggi sembrano invece impiegate anche dall’esercito russo.
Drone kamikaze USA: Switchblade
Fa discutere l’invio di un velivolo autonomo simile anche all’esercito ucraino, come parte del nuovo pacchetto di aiuti militari da 800 milioni di dollari annunciato dal presidente americano Joe Biden. Si tratta questa volta del drone kamikaze prodotto da AeroVironment e chiamato Switchblade (“coltellino a serramanico”).
Gli Switchblade sono minuscoli droni kamikaze con un’apertura alare di soli 60 centimetri (due piedi) che possono colpire a lunga distanza. Il drone viene lanciato da terra e dispiega le sue ali per andare verso il suo obiettivo, provvisto di un sistema di pilotaggio che gli permette di seguire la sua “preda” in movimento grazie all’intelligenza artificiale.
Può stare in uno zaino e costa solo 6.000 dollari. I funzionari dell’esercito lo hanno descritto quasi come un fucile volante.
Lo sterminio di massa diventa economico
Dare ai computer il potere di prendere questa decisione solleva giuste preoccupazioni tra gli esperti. “Utilizzare la tecnologia per dare ai robot l’autorità di determinare chi vive e chi muore sul fronte di battaglia sarebbe un passo troppo lungo”, avverte Steve Goose di Human Rights Watch.
Il controllo umano della guerra robotica è essenziale per ridurre al minimo morti e feriti tra i civili
L’uso dei droni kamikaze in una zona di guerra è uno sviluppo senza ritorno nella guerra e rende potenzialmente gigantesco il numero delle vittime. L’impiego di un robot killer (in cui l’intelligenza artificiale è fusa con le armi) mostra che la tecnologia è qui e viene utilizzata: nella furia di una guerra e col cinismo di chi realizza, vende e “testa” sulla carne umana questi armamenti.
“Le armi autonome mancherebbero del giudizio umano necessario per valutare la proporzionalità di un attacco, distinguere i civili dai combattenti e rispettare altre leggi fondamentali delle regole di guerra”, ha detto un rappresentante della Stop Killer Robots Coalition.
Max Tegmark, un professore del MIT, si è opposto all’uso di armi completamente autonome. A meno che non venga implementato un divieto mondiale, ha avvertito che i progressi e l’applicazione della tecnologia continueranno ad essere utilizzati.