Un team di ricerca dell’Università di Cambridge ha creato un sistema di raccolta energia basato su celle bio fotovoltaiche che sfruttano un cianobatterio, anche noto come ”alga verde-blu”. Si tratta del Synechocystis, che nei test ha dato prova di poter alimentare un microprocessore. Un passo avanti per l’alimentazione massiva di un mare di piccoli dispositivi che faranno parte della Internet of Things.
Sensori, sensori ovunque
Per alimentare l’Internet delle cose servono fonti di energia elettrica sostenibili, convenienti e decentralizzate. Ci sono già miliardi di piccoli dispositivi di ogni sorta, ed entro dieci anni diventeranno molti, molti di più.
Come alimentarli? Attraverso fonti di energia rinnovabile, autonoma, portatile.
Belle parole, ma le batterie attuali reggono su materiali sempre più costosi e sempre meno sostenibili (come le terre rare): e poi le batterie si esauriscono. Altre fonti sono invece rinnovabili ma non ancora costanti.
Servono sistemi in grado di generare direttamente energia, più che sfruttarla da batterie usate come “magazzino”. E queste celle bio fotovoltaiche sembrano fare al caso nostro.
Celle bio fotovoltaiche
“Il nostro dispositivo fotosintetico non si esaurisce come una batteria,” dice il professor Christopher Howe, ricercatore presso il Dipartimento di Biochimica di l’Università di Cambridge. “Usa continuamente la luce come fonte di energia”.
Negli esperimenti, come detto, il dispositivo del team è stato usato per alimentare un Arm Cortex M0+, un microprocessore ampiamente utilizzato nei dispositivi Internet of Things. Il sistema ha funzionato sia in ambiente domestico che in condizioni semi-esterne, in presenza di luce naturale e sbalzi di temperatura. Dopo sei mesi di produzione continua di energia i risultati sono stati pubblicati su Energy & Environmental Science, ve li metto qui.
Vanno avanti da sole, a lungo
“Siamo rimasti colpiti dal modo in cui il sistema ha funzionato in modo coerente per un lungo periodo di tempo,” dice il dott. Paolo Bombelli, italiano di Lodi, anche lui al Dipartimento di Biochimica dell’Università di Cambridge. “Abbiamo pensato che si sarebbe fermato dopo alcune settimane, ma ha continuato a funzionare”.
Non mi dilungo sul meccanismo di funzionamento: in sintesi, questo sistema non ha bisogno di alimentazione, perchè genera corrente elettrica attraverso la fotosintesi. E può continuare a farlo anche nei periodi di oscurità.
Non è molta, ma è quanto basta per tante, tante cose.