Jonathan Jiang, autore di un nuovo studio sull’evoluzione, parla della possibilità per gli uomini di diventare una specie interplanetaria entro i prossimi 200 anni.
Valutando fonti disponibili ed energia consumata, Jiang ragiona sul futuro e su quello che ci riserva: “La Terra è un minuscolo puntino circondato dall’oscurità. La nostra attuale comprensione della fisica ci dice che siamo intrappolati su questa piccola roccia con risorse limitate”.
E allora come fare a superare questo “blocco” e diventare finalmente una specie interplanetaria?
Per riuscirci davvero gli uomini devono imparare a sfruttare appieno l’energia nucleare e l’energia rinnovabile. Entrambi gli strumenti (quando e se utilizzati nel modo giusto) hanno ampi margini di crescita. Le prime novità compariranno nei prossimi decenni, quando raggiungeremo la piena maturità nella conoscenza di queste due forme di energia.
La scala di Kardashev
Diversi anni fa (precisamente nel 1964) l’astronomo Nikolai Kardashev creò un sistema di misurazione in grado di stimare il grado di evoluzione tecnologica delle specie. Secondo la scala sviluppata da Kardashe, e poi modificata da Carl Sagan, tutto si riduce all’energia. Per la precisione: tutto si riduce a da dove arriva l’energia e quanta energia viene utilizzata per aiutare la specie a raggiungere i propri scopi evolutivi.
Kardashev fa diversi esempi, creando una sorta di “gerarchia” delle civiltà.
Le civiltà di tipo I sono in grado di sfruttare al massimo tutta l’energia presente sul pianeta; le civiltà di tipo II sono in grado di sfruttare l’intera produzione di energia generata da una stella: le civiltà di tipo III sono in grado di sfruttare l’energia in un’intera galassia.
La specie umana è attualmente al di sotto del livello I, nonostante stia aumentando le proprie potenzialità anno dopo anno.
Cosa fare per “salire di livello”?
Gli esperti sognano che la nostra specie faccia degli stepi in avanti, raggiungendo l’obbiettivo di specie interplanetaria.
Eppure, tutto questo consumo di energia ha un prezzo. Per raggiungere lo stato di specie interplanetaria è necessaria un’enorme quantità di energia: i rischi per la biosfera della terra aumentano di conseguenza, a causa delle alte quantità di inquinanti rilasciati, che provocano oltre 9 milioni di morti all’anno.
Secondo Jiang: “Il trucco è riuscire ad evitare l’autodistruzione mentre aumentiamo il nostro consumo di energia al punto in cui possiamo esistere in modo affidabile su più mondi contemporaneamente, anche se è solo nel sistema solare”. Eh. Sembra facile.
Una nuova specie interplanetaria
Jiang ha lavorato insieme al suo team, cercando il piano migliore per raggiungere anzitutto lo status di Civiltà di Tipo I. Ad Aprile ha caricato il suo studio sul server di prestampa del giornale arXiv, chiarendo le specifiche della ricerca fatta. Ve le linkiamo qui.
In breve, i ricercatori hanno tracciato e spiegato le conseguenze dell’uso continuo dei combustibili fossili. Hanno spiegato al pubblico quello che succederà se manteniamo la stessa linea.
A quanto pare, se l’umanità non cambia velocemente le sue fonti di energia (passando dai combustibili all’energia nucleare e rinnovabile) non avremo più speranze di scalare la scala di Kardashev e raggiungere lo status di specie interplanetaria.
Lo studio ha ipotizzato un aumento annuale del 2,5% per l’uso di energia rinnovabile e nucleare, con l’obbiettivo di massimizzane l’utilizzo entro i prossimi 20-30 anni: seguendo questa tabella di marcia, potremmo permetterci di raggiungere lo stato di civiltà di Tipo I intorno all’anno 2371. Questo ci permetterà di incrementare infinitamente la nostra esplorazione spaziale, che oggi muove i primi, faticosi passi per la mancanza di robuste fonti energetiche.
Jiang e colleghi sono speranzosi, credono che riusciremo davvero a diventare una specie interplanetaria entro i prossimi 200 anni. Non sarò lì a raccontarlo, ma confido in loro: se manteniamo la giusta direzione e sfruttiamo i materiali già a nostra disposizione, cresceremo molto più del previsto. E i nostri pronipoti faranno parte di un pianeta che oggi neanche potremmo immaginare.