In una conferenza stampa tenuta qualche ora fa durante la sua visita in Giappone, il Presidente americano Joe Biden ha dichiarato che gli Stati Uniti interverrebbero militarmente nel caso in cui la Cina occupasse militarmente Taiwan. Non si è fatta attendere la risposta, con il Ministero degli esteri cinese che ha invitato alla “cautela” l’inquilino della Casa Bianca.
Intanto però la tensione sale anche nell’area del Pacifico: la Cina ha appena varato una “portadroni” lunga 88 metri (290 piedi) chiamata Zhu Hai Yun. È la prima nave di questo tipo al mondo: gestirà oltre 50 velivoli autonomi volanti, di terra e subacquei.
Una nave “madre” piena di “figli”
Con tutto il necessario per lanciare “operazioni speciali” integrate, la Zhu Hai Yun ha visto la luce in soli 10 mesi nel cantiere navale Huangpu Wenchong nella città cinese di Guangzhou. La Cina non punta a farla navigare da sola (come la portacontainer autonoma giapponese di cui vi ho parlato qualche giorno fa). Sarà “teleguidata” finchè non si trova in mare aperto, poi i suoi sistemi autonomi prenderanno il controllo.
Secondo la società di costruzioni che ha completato la nave, questa “portadroni” ha tutto ciò che serve per schierare in battaglia sommergibili, carri e aerei autonomi. Nella sua dotazione anche reti di comunicazione “adattive” per ottenere una vista tridimensionale degli obiettivi. A fine missione (non mi è chiaro come questo avvenga con i droni ‘terrestri’) può riaccogliere tutto ciò che è partito dal suo ponte o dalla sua chiglia.
Mica questa portadroni è stata costruita per la guerra. O no?
“La nave intelligente e senza equipaggio è una bellissima nuova ‘specie marina’. Porterà cambiamenti rivoluzionari per l’osservazione degli oceani”, dice il professor Dake Chen della Scuola di Oceanografia dell’Accademia cinese delle scienze.
Sebbene sia stata principalmente presentata come una piattaforma di ricerca oceanica, il South China Morning Post riferisce che la Zhu Hai Yun ha anche capacità militari per “intercettare ed espellere bersagli invasivi”. Un interessante utilizzo della lingua per dire che può essere impiegata “tranquillamente” in guerra.
Di tranquillo, però, è davvero difficile trovare altro in questo periodo.