Futuro Prossimo ha un atteggiamento aperto e curioso nei confronti del futuro quando si tratta delle fonti di energia. Questo significa, ad esempio, che siamo totalmente contro i combustibili fossili ma per il resto non ci iscriviamo a nessun partito pro o contro. Non siamo pro né contro l’energia nucleare, né pro o contro le energie rinnovabili (si, c’è anche chi è contro).
Purtuttavia, non posso fare a meno di notare sotto ogni post che tratta del fotovoltaico una nutrita pattuglia di persone che bocciano questa forma di energia. E la bocciano dicendo che inquina, quasi come se fosse peggio del carbone. Questo, perdonatemi, proprio non si può dire. Tra le fonti di energia, quella solare ha un’impronta di carbonio molto ridotta: d’accordo, la maggior parte delle emissioni proviene dalla produzione dei pannelli solari stessi. Tuttavia, una volta installati, i pannelli sono praticamente privi di emissioni: e nel corso della loro vita compensano una quantità significativa di emissioni di anidride carbonica.
Atteggiamento aperto, si diceva. Confermo. Questo significa che, detto che il solare ha un’impronta di carbonio ridotta (capito?), ci sono sicuramente degli aspetti da migliorare assolutamente.
Parliamo del polisilicio
Lo scenario è quello degli USA. Il tema è “produzione di polisilicio”. E il polisilicio, lo saprete, è il componente principe dei pannelli fotovoltaici. In tutti gli Stati Uniti ci sono soltanto 4 aziende che lo producono. Una tra queste, REC Silicon, produce 16.000 tonnellate di polisilicio all’anno. Sarebbe quasi il 30% di tutto il fabbisogno americano. Due mesi fa REC Silicon è stata praticamente acquisita da un’azienda coreana, la Hanwha Solutions, che ne ha rilevato la quota di maggioranza.
L’obiettivo, però, non è portar via il polisilicio altrove. Al contrario: è rivitalizzare il mercato solare, creando una catena di approvvigionamento “born in USA”, dalle materie prime ai prodotti finiti.
Se il piano avrà successo, gli USA potranno prodursi totalmente da soli i pannelli solari (bel colpo per l’amministrazione di Biden). E potranno farlo in un modo notevolmente più ecologico di quello attuale. Bene, perchè comunque fare i pannelli inquina.
Quanto inquina?
Come detto, il solare produce già le più basse emissioni di carbonio di qualsiasi fonte di energia nel corso del suo intero ciclo di vita, inclusa la produzione. Data l’enorme crescita di tutto il settore (la maggiore tra tutte le fonti di energia), anche queste emissioni ‘relativamente piccole’ possono raggiungere dati notevoli se sommate. Quanto notevoli? Abbastanza da raggiungere i dati di emissioni di una grande nazione industrializzata come la Francia o la Germania.
Uno studio recente ha rilevato che in uno scenario in cui il mondo accelera sull’uso del fotovoltaico, la produzione dei pannelli può portare 25-30 miliardi di tonnellate di emissioni cumulative di anidride carbonica entro il 2050, aiutandoci a contenere il riscaldamento globale entro gli 1,5° C. E Dio solo sa quanto (almeno loro) i ricercatori stiano provando soluzioni su soluzioni. Se non abbracciamo rapidamente le fonti di energia rinnovabile come il solare, abbiamo poche possibilità di raggiungere quell’obiettivo climatico. Possiamo aumentare le nostre chance “ripulendo” la produzione di polisilicio, che da sola costituisce metà dell’impatto climatico del solare fotovoltaico.
Come fare? Usando ad esempio (proprio come REC Silicon) energia idroelettrica a basse emissioni per alimentare l’impianto di produzione: in Cina viene usato carbone. Ancora: si può usare un processo a bassa intensità energetica per purificare il polisilicio (processo necessario a far ottenere efficienza ai pannelli), il cosiddetto “reattore a letto fluido“.
Si può fare
L’investimento di Hanwha può portare gli USA a produrre (a costo competitivo) un’energia solare ancora più ecologica. In ogni caso, a parte la Cina che spinge ancora sull’acceleratore della produzione con conseguenze sull’impatto ambientale, in tutto il resto del mondo questa è una direzione già intrapresa. La quantità di elettricità necessaria a raffinare un chilo di silicio per pannelli solari si è ridotta di quasi il 25% negli ultimi 8 anni. Idem per la quantità di silicio che serve nei pannelli solari, sempre più sottili e leggeri. E la loro efficienza cresce costantemente: +50% dal 1997 ad oggi. Più efficienza in un pannello solare significa meno energia e meno emissioni per produrlo. Il vantaggio di avviare produzioni più sostenibili per queste fonti di energia si ottiene sempre, presto o tardi.
Ci sono fonti di energia e fonti di energia
Aziende e governi sono sempre più preoccupati delle emissioni della catena di approvvigionamento. Questo significa che qualsiasi produttore di polisilicio in grado di offrire un prodotto più ecologico avrà sempre più vantaggi nel mercato solare. A patto, naturalmente, che adotti processi di produzione più efficienti e fonti di energia più pulite.
Anche il cliente finale è più sensibile al tema. Per questo, quando qualcuno storcerà il naso sul solare, comunque la pensiate dovete convenire: il solare fotovoltaico genera già emissioni di carbonio da 10 a 20 volte inferiori rispetto alle fonti di energia da combustibili fossili come gas e carbone. Se si innesca anche il “circolo virtuoso” del polisilicio pulito, il solare diventerà fondamentale.