Molte persone in tutto il mondo sono preoccupate dalla recente diffusione del cosiddetto “vaiolo delle scimmie”. Dopo gli eventi degli ultimi tre anni c’è, infatti, il timore che questo patogeno possa condurre ad un’altra pandemia nell’arco di poco tempo. Probabilmente non andrà così, almeno secondo gli esperti. Ad ogni modo, per chiarire il quadro su questo “nuovo” virus, ecco 4 risposte a 4 domande essenziali.
Che cos’è il “vaiolo delle scimmie”?
Il “vaiolo delle scimmie” è la malattia che deriva dall’infezione da Poxvirus. I Poxvirus sono virus con genoma a DNA a doppia elica racchiuso all’interno di una doppia membrana virale (un capside con all’esterno un pericapside).
Questi virus, appartenenti alla famiglia delle Poxiviridae, sono diffusi in tutto il mondo e causano malattie sia nell’uomo che in molti altri animali. Fra queste malattie vi è anche il vaiolo umano, che era causato da un virus parente del Poxvirus di cui stiamo parlando ora. Il vaiolo umano, o meglio il virus del vaiolo, è stato debellato in tutto il mondo grazie ad un’intensa campagna di vaccinazione su scala mondiale: l’ultimo caso risale al 1977 e la vaccinazione è stata sospesa dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) nel 1980.
Nonostante il nome, il vaiolo “delle scimmie” non ha il proprio serbatoio nelle scimmie o in generale nei primati non umani. Ad oggi, infatti, il serbatoio di questo virus, cioè l’organismo d’elezione bersaglio della sua infezione, è ignoto: gli ospiti più probabili sono i piccoli roditori delle foreste pluviali africane (come gli scoiattoli).
Perché si sta diffondendo proprio ora?
La malattia umana è stata registrata sporadicamente in Africa e in occasionali epidemie a partire dal ‘900. Gli studiosi ritengono che un recente aumento di 20 volte la sua incidenza sia dovuto alla fine della vaccinazione contro il vaiolo umano nel 1980.
Perché? Perché le persone che sono state vaccinate contro il vaiolo (anche da tempo, come 25 anni prima) hanno un rischio ridotto di infezione da vaiolo delle scimmie. Le persone vaccinate contro il vaiolo umano sono, però, sempre meno, il che facilita la diffusione del suo cugino: il vaiolo delle scimmie.
Un altro motivo dietro la sua diffusione potrebbe essere la progressiva invasione degli habitat portatori del virus, soprattutto in Africa.
Come si trasmette il virus del vaiolo delle scimmie (o come già lo chiamano in molti, Monkeypox)?
La trasmissione del virus avviene da uomo a uomo attraverso i fluidi corporei, fra cui le gocce di saliva o quelle respiratorie, o ancora tramite il contatto con l’essudato delle ferite causate dalla malattia stessa. Per fortuna il tasso di trasmissione per ora sembrerebbe basso, molto più basso del Covid-19 per intenderci, e per lo più dovuto a contatti molto stretti con un individuo infetto. La trasmissione sessuale del virus non è ancora stata dimostrata ed è oggetto di studio.
Che sintomi causa il vaiolo delle scimmie?
I sintomi della malattia da Monkeypox sono simili a quelli del vaiolo umano ma più miti e meno gravi. Di solito si osservano febbre, mal di testa, dolori muscolari e spossatezza. La differenza principale tra i sintomi del vaiolo e del vaiolo delle scimmie è che il secondo provoca l’ingrossamento dei linfonodi (linfoadenopatia), mentre il primo no. Il periodo di incubazione (tempo che intercorre tra l’infezione e i sintomi) del vaiolo delle scimmie è di solito di 7-14 giorni, ma può variare da 5 a 21 giorni.
Entro 1 o 3 giorni (a volte più a lungo) dalla comparsa della febbre, il paziente sviluppa un’eruzione cutanea, che spesso inizia sul viso e si diffonde ad altre parti del corpo.
Le lesioni progrediscono attraverso i seguenti stadi prima di scomparire:
- Macule
- Papule
- Vescicole
- Pustole
- Croste
La malattia dura in genere 2-4 settimane e in Africa, in cui è stato possibile fare una prima valutazione statistica, la mortalità è al di sotto del 10%.
Al momento non ci sono i presupposti per preoccuparsi eccessivamente: è evidente che la situazione è monitorata momento per momento dagli organi competenti e da tutta la comunità scientifica. I sistemi di tracking e rilevamento dell’infezione sono più efficienti, anche e soprattutto dopo la storia recente della pandemia da Covid-19.
Fonti: https://www.cdc.gov/poxvirus/monkeypox/symptoms.html – https://www.nationalgeographic.com/science/article/monkeypox-cases-are-risingheres-what-we-know-so-far – https://www.who.int/emergencies/disease-outbreak-news/item/2022-DON385