Sempre più città del mondo adottano regolamenti per ridurre l’inquinamento con provvedimenti ad hoc. Dai superblocchi di Barcellona e Madrid al Plan Velo di Parigi passando per i piani traffico di Seattle e il “25×25” di New York, ovunque le auto cedono il posto alla micromobilità.
In Europa si viaggia spediti: oltre 300 città del “vecchio continente” hanno zone a basse emissioni (altrimenti note come LEZ, Low-emission zone). Saranno 500 tra soli 3 anni. E tra il 2030 e il 2035, 30 città europee in Olanda, UK, Francia e paesi scandinavi le trasformeranno a zone a zero emissioni: niente auto inquinanti nell’area urbana. L’Italia? Disastrosamente non pervenuta.
Sono dati (quelli positivi come quelli negativi) che arrivano da un report di oggi lanciato dalla Clean Cities Campaign, una coalizione europea di oltre 70 tra ONG, associazioni ambientaliste e movimenti di base che ha come obiettivo una mobilità urbana a zero emissioni entro il 2030.
Cosa sono le zone a basse emissioni?
In sintesi? Le zone a basse emissioni sono la versione “intelligente” della ZTL. Mentre la ZTL restringe l’accesso a tutte le categorie di veicoli salvo eccezioni, una LEZ lo restringe sulla base del veicolo e di quanto inquina.
Zone a basse emissioni, il report
Nel bene e nel male, “The development trends of low- and zero-emission zones in Europe”, questo il nome del report disponibile online qui, non la manda a dire. Nell’ultimo decennio le zone a basse emissioni sono diventate uno strumento sempre più diffuso di regolazione del traffico e riduzione degli inquinanti dell’aria, inclusi il biossido di azoto (NO2) derivato dalle emissioni di NOx, e i particolati, PM 10 e PM 2.5. Sono un vero e proprio flagello, che provoca milioni di morti all’anno.
Le zone a basse emissioni hanno anche un impatto positivo sul clima. Le emissioni di CO2 del settore dei trasporti a Londra sono state ridotte del 13% nei primi sei mesi di funzionamento della sola Ultra Low-Emission Zone (ULEZ); le emissioni di CO2 del settore commerciale e industriale a Milano sono diminuite del 22% dopo l’attuazione dell’Area C.
E in Italia?
Nel nostro paese le restrizioni del traffico già adottate sono tante. Le vere zone a basse emissioni, invece, si contano sulla punta delle dita di una sola mano (e forse non si riesce a completare nemmeno la mano). Il modello sarebbe quello di Area C e Area B a Milano. Le altre non hanno varchi elettronici e non presentano né controlli regolari, né comunicazioni efficaci tra gli enti che le adottano e i cittadini.
“Le automobili stanno soffocando le nostre città, è ora di ricominciare a respirare” dice Claudio Magliulo, Responsabile italiano della campagna Clean Cities. Ha ragione. E non è il solo a pensarlo: un sondaggio dello scorso anno mostra che l’84% dei cittadini italiani interpellati vogliono dai loro sindaci più provvedimenti contro l’inquinamento dell’aria. E sono ben 9 le città selezionate dalla Commissione Europea per la missione “100 Climate-Neutral and Smart Cities”, che impegna a raggiungere la neutralità climatica (vale a dire, zero emissioni nette) entro il 2030. Quali sono? Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato, Roma e Torino.
Cosa serve fare
È chiaro che non potremo raggiungere la neutralità climatica senza impegnarci ad abbattere il numero dei veicoli che circolano nel nostro paese. Ad oggi, nessuna città italiana ha in mente di trasformare entro il 2030 le sue (comunque poche) zone a basse emissioni in zone a zero emissioni. Proprio oggi Clean Cities ha pubblicato anche un decalogo che suggerisce alternative alle auto e buone pratiche per centrare l’obiettivo.
Un esempio? Fornire accesso gratuito ai mezzi pubblici (come a Barcellona o per i treni tedeschi) o ai servizi di sharing mobility in cambio della rottamazione dei veicoli inquinanti.
Possiamo farcela? Forse. Ma dobbiamo assolutamente provarci. Servono visione, coraggio e attenzione. Non basta nemmeno aumentare la disponibilità dei mezzi pubblici, se non ci sono veri provvedimenti restrittivi all’uso delle auto inquinanti.
In Italia più che ma siamo ultimi come zone a basse emissioni, ma primi come numero di veicoli: ben 67 ogni 100 persone. Allora? Facciamo sul serio o no?