Sono passati anni da quando gli scienziati dell’Harvard Stem Cell Institute usarono una tecnica nota come parabiosi (tenetevi forti: hanno ‘attaccato’ chirurgicamente un topo giovane con uno vecchio) Lo scopo? Vedere cosa sarebbe successo ai tessuti di entrambi i topi quando il loro sangue era in condivisione. Frankenstein, scansati.
Non era un esperimento folle o un tentativo casuale: sapevano da ricerche precedenti che mettere sangue giovane nei topi anziani li rendeva biologicamente più giovani, e che al contrario i topi giovani esposti al sangue vecchio invecchiavano più velocemente. I ricercatori di Harvard, Amy Wagers e Richard Lee, scoprirono che il tessuto cardiaco del vecchio topo era stato riparato, diventando di nuovo giovane, idem per le dimensioni dell’organo.
Prima domanda: che magia è mai questa? Risposta: una proteina.
“Ci siamo tutti chiesti: qual è la sostanza magica contenuta nel sangue?” dice Lee Rubin, professore di medicina rigenerativa ad Harvard. La “magia” identificata era una proteina, GDF11, una tra le decine di migliaia prodotte nel corpo umano.
Il laboratorio del Dr. Rubin ha anche scoperto che la proteina GDF11 nei topi stimola la crescita di nuovi vasi sanguigni nel cervello e neuroni nell’ippocampo (la parte del cervello associata all’apprendimento e alla memoria) e ringiovanisce tessuto muscolare e scheletrico. Le scoperte degli scienziati sono state pubblicate tra il 2013 e il 2014 sulle riviste Cell and Science qui, qui e qui. Bene: qual è la domanda successiva che si sono posti gli scienziati? Presto detto.
Seconda domanda
La proteina GDF11 potrebbe essere sfruttata per promuovere la rigenerazione e la riparazione negli esseri umani?
Nel 2017 i dott. Rubin, Wagers e Lee, insieme ad altri cinque, hanno fondato una start-up farmaceutica chiamata Elevian con l’obiettivo di commercializzare terapie a base di proteina GDF11 per fermare, rallentare o invertire le malattie associate all’invecchiamento. È un gigantesco passo dai topi all’uomo, che potrebbe avere conseguenze profonde.
“Siamo interessati a proteine come GDF11 che vengono escrete nel flusso sanguigno perché possono causare cambiamenti in tutto il corpo”, afferma il dottor Mark Allen, amministratore delegato di Elevian. “Ed è questo il tipo di cambiamenti che vogliamo”.
Perchè le terapie anti invecchiamento si sperimentano sempre sui topi? L’invecchiamento nei topi è molto simile a quello umani. “I topi e le persone condividono organi, biologia cellulare e la maggior parte delle varietà di neuroni e neurotrasmettitori, e spesso rispondono ai farmaci in modi simili”, dice Miller.
Elevian e la terapia ‘magica’
Il dottor Allen avviò la sua prima attività sanitaria quando ancora studiava medicina all’Università della California, nel lontano 2000. Dopo ben 17 anni, prendendo in esame principi attivi da sfruttare in una nuova startup, la sua scelta è caduta sulla proteina GDF11.
“Avevo questa idea che l’invecchiamento stesso potesse essere l’obiettivo di un intervento terapeutico”, dice Allen, “perché se prendiamo di mira un aspetto del processo di invecchiamento, allora abbiamo il potenziale per curare molte malattie diverse”.
Una partenza difficile
Come era facile prevedere, la ricerca iniziale sulle proprietà ringiovanenti della proteina GDF11 non ha incontrato il favore unanime della comunità scientifica. Dopo i primi dati pubblicati, nel 2015 un gruppo di ricercatori guidato da David Glass, allora direttore esecutivo dei Novartis Institutes, contestò l’accuratezza dei risultati di Rubin e colleghi in un articolo sulla rivista Cell Metabolism (questo). In un ‘botta e risposta’ quasi pugilistico, i ricercatori di Harvard hanno risposto con un altro articolo (questo) in cui mostravano errori nelle valutazioni ricevute.
Il Dr. Glass, che ora lavora presso l’azienda di biotecnologie Regeneron (proprietaria di una terapia anticorpale al Covid-19) ha dichiarato in una recente e-mail di sostenere ancora le sue idee: per lui la proteina GDF11 potrebbe funzionare solo in particolari contesti, cosa da dimostrare, ma sicuramente non funziona in generale.
Frenate, se potete, il retro pensiero che queste polemiche nascano solo da conflitti di interessi: potrebbe essere, come potrebbe non essere così. Ciò che conta sono i dati, e dal 2015 ad oggi il team di ricerca di Elevian ha riprodotto ed esteso i suoi risultati originali in più studi (nessuno ancora pubblicato su riviste sottoposte a revisione paritaria), e diverse istituzioni hanno condotto (e pubblicato) studi preclinici che mostrano l’efficacia della proteina nel trattamento di malattie legate all’età.
La vigilia dei test sull’uomo
Oggi Elevian è sulla buona strada per iniziare le sperimentazioni cliniche sull’uomo (dovrebbero partire nel primo trimestre del 2023) e ha raccolto decine di milioni di dollari in finanziamenti.
Non è la sola, come sapete. Il settore emergente delle “terapie per la longevità” conta già molti player. Praticamente tutta Silicon Valley scommette di spostare la morte più in là: Jeff Bezos (Amazon) ha lanciato a gennaio Altos Labs. Google ha Calico Life Science e Isomorphic Labs, e così via. Lo scorso anno sono stati investiti oltre 2 miliardi di dollari per lanciare startup di questo settore.
L’anti invecchiamento sembra sempre di più il prossimo, grande affare (si, insieme al metaverso, ma potendo scegliere vorrei che funzionassero di più queste terapie).
Proteina GFD11, le sfide iniziano ora
Ci sono alcuni ostacoli da superare per Elevian e la sua proteina anti invecchiamento. Una tra le più importanti è intrinseca: oggi è quasi impossibile commercializzare un farmaco contro l’invecchiamento. Perchè? Perchè nessun ente sanitario riconosce l’invecchiamento come una malattia da curare.
Se anche succedesse, servirebbero anni per dimostrare che un trattamento ha effetto sull’intero processo di invecchiamento. Per questo la strategia di Elevian che punta a commercializzare la proteina GDF11 è quella di prendere di mira una malttia specifica.
Da qui la terza domanda: “qual è la condizione peggiore, che potrebbe avere i maggiori e più visibili benefici da un trattamento con GDF11?” Risposta: l’ictus.
È la prima causa al mondo di disabilità a lungo termine, e ha opzioni di trattamento molto limitate. Gli studi preclinici su GDF11 dicono che bastano pochi giorni di trattamento per migliorare il recupero: riduce l’infiammazione, migliora il metabolismo e stimola il cervello a creare nuovi vasi e nuovi neuroni.
Per questo Elevian andrà dritta sull’ictus: e dovrà attraversare spese e difficoltà di ogni genere, da quelle sulla produzione di farmaci al reperimento dei materiali di base che servono a concludere e pubblicare le ricerche per ottenere l’approvazione della FDA americana.
Il dottor Allen, però, è certo di riuscire: i risultati sulla proteina GDF11 avranno un profondo impatto su come invecchiamo e su quanto viviamo. “Prendendo di mira i meccanismi fondamentali dell’invecchiamento potremo trattare o prevenire molte malattie legate all’invecchiamento, ed estenderemo la durata della vita salute”, ha affermato.
“Vogliamo fare dei 100 anni i nuovi 50”.
Ce la faranno? Io prendo i popcorn. Pochi, per restare leggero: meglio tenersi comunque in forma.