C’è uno spettro che si aggira per l’Europa. Uno spettro artificiale, che vede la politica guidata nelle sue scelte dall’intelligenza artificiale. Un terzo protesta, un terzo proposta, un terzo provocazione.
Il Partito Sintetico, questo il suo nome, ha preso vita lo scorso maggio in Danimarca per mano di un collettivo politico-artistico. E punta deciso agli astensionisti, quelli che si vedono senza alcuna rappresentanza politica.
“Analizzando tutti i programmi dei partiti danesi dal 1970 in poi, l’intelligenza artificiale del Partito sintetico ha ideato un programma che ritiene rappresenti le visioni politiche della persona comune”, dice all’Associated Press uno dei membri del collettivo, Asker Bryld Staunaes.
Questa non è un’esercitazione
Il Partito Sintetico non è una boutade, come non lo è il vecchio “Partito Pirata”, o non lo fossero il “Partido X” in Spagna e il Movimento Cinque Stelle degli esordi in Italia. È certo una risposta radicale, paradossale, in parte satirica alle centinaia di piccoli partiti che anche in Danimarca sono stati creati nel corso degli anni. Molti basati più sulla critica della società che sulla vera politica.
E in Danimarca il fenomeno è particolarmente forte. Pensate, il paese conta attualmente 230 micropartiti di questo tipo: compreso il Partito sintetico.
“È un modo per imitare e simulare il processo politico, ma in un confronto diretto tra l’apparato legislativo e l’applicazione politica”, afferma un po’ tecnicamente Bryld Staunaes.
Quali sono le proposte del Partito Sintetico?
Vi incuriosisce la possibilità di sapere come un’intelligenza artificiale selezioni le migliori proposte negli ultimi 50 anni di politica danese? Complimenti. Se siete arrivati fin qui, meritate di leggerne un paio, non di più. Le altre cercatevele da soli, qui.
Tra le proposte del Partito Sintetico c’è l’introduzione di un reddito di base universale di 100.000 corone ($ 13.700) al mese. È più del doppio dello stipendio medio danese. Il partito sostiene anche l’aggiunta di un 18° obiettivo di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite che consentirebbe a “umani e algoritmi di coesistere in modo più diretto di adesso”: non chiedetemi cosa significa.
Sono fattibili? Sono sostenibili?
Ma soprattutto: lo voteranno?
Resta da vedere se il partito ha abbastanza sostegno per candidarsi al voto del 2023: ha bisogno di 20.182 firme per farlo e attualmente ne ha molte di meno, secondo i dati elettorali ufficiali.
Ma se riuscirà a vincere un seggio in parlamento, prevede di utilizzare il suo mandato per collegare l’intelligenza artificiale al lavoro svolto dai membri dell’assemblea. A suo modo, un’avanguardia di ciò che potremmo vedere nei prossimi decenni.
“L’idea è di prendere l’enorme forza dell’intelligenza artificiale e inserirla nel sistema politico tradizionale”, dice Staunaes. Non ho idea di come si possa attuare nella pratica, di come il legislatore e un algoritmo possano convivere in un contesto democratico.
Però starò a vedere. La prima manifestazione del Partito Sintetico (una manifestazione “per un pubblico umano”, intendo) è prevista a settembre. Toh, questo è l’invito. Nel frattempo, le persone possono interagire direttamente con l’intelligenza artificiale del Partito tramite un chatbot sulla piattaforma di messaggistica Discord.