L’acqua è una delle questioni più urgenti della nostra generazione e anche una delle sfide più difficili per l’umanità: fornirla sana, pulita, potabile a chi non ce l’ha e allo stesso tempo non disperderla, preservando le risorse del pianeta.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2025 metà della popolazione mondiale si troverà in una situazione di stress idrico. In sintesi, entro soli 3 anni la metà delle donne, degli uomini e dei bambini sulla terra non avrà acqua a disposizione!
E oggi non va comunque molto meglio. Quasi 800 milioni di persone non hanno ancora accesso all’acqua potabile e, con la siccità che stiamo vivendo e l’intensificarsi del riscaldamento globale, il peggioramento è praticamente inevitabile.
Siamo rimasti indietro. Molto indietro.
Cody Friesen, professore di materiali all’Arizona State University, ne è certo: in tema di acqua, “siamo fermi all’epoca dei Romani”. Non ha tutti i torti: moltissime infrastrutture per portare l’acqua potabile hanno seri problemi tra dispersione idrica e contaminazione da piombo.
Per questo plaude ad una soluzione che anche io trovo innovativa: gli “idro pannelli”. Si tratta di pannelli che consentono di produrre acqua dall’aria: riuscire a “scalare” questa soluzione a livello globale potrebbe risolvere davvero il problema dell’approvvigionamento di acqua potabile. Perchè di fatto la renderebbe una risorsa facilmente rinnovabile.
La chiave di volta per questi pannelli ‘idroelettrici’ è una sola, semplice e a suo modo definitiva: non dipendono dalle condizioni meteorologiche.
Come funzionano i pannelli idroelettrici?
La tecnologia utilizzata per questi pannelli si chiama igroscopia, il che significa che il materiale assorbe il vapore acqueo. Potremmo paragonare il lavoro di un pannello a quello del riso, che ha un forte potere igroscopico e che assorbe il vapore acqueo, impedendo ad esempio al sale di bagnarsi.
Il vapore acqueo viene poi condensato e convertito in acqua grazie al calore del sole: la Source, azienda fondata proprio da Friesen, ne ha testati perfino nel deserto del Sahara. Ogni singolo pannello può produrre (e rendere potabili) 5 litri di acqua al giorno. Ma non siamo in fase di test: questi pannelli sono già operativi.
Serve uno ‘scatto’ finale
In Arizona, centinaia di case private sfruttano già l’azione di 500 pannelli idrici. Dal 2018, 40 di questi pannelli portano acqua in Kenya, dove l’accesso all’acqua potabile è molto difficile. In totale, già 52 paesi hanno attivato 450 progetti separati per i pannelli idroelettrici.
La sensazione è che l’unico “deficit” per questa tecnologia sia al momento quello della consapevolezza. Se realizzassimo che i pannelli idraulici sono davvero LA soluzione per rendere più accessibile l’acqua potabile?
Vale la pena di pensarci seriamente, perchè se l’OMS ha ragione abbiamo solo 3 anni di tempo prima di avere problemi molto, molto seri.