C’era una volta il social network: quel luogo dove la gente iniziava a mettere i suoi dati e qualche foto, nel 2003, e poi finiva per ballare come scimpanzé nello zoo, nel 2022. L’ultimo chiodo della bara? La riprogettazione di Facebook sullo stile di TikTok.
Il social network ha stravolto internet, non è un azzardo dirlo. La sua ascesa (e la successiva diffusione sugli smartphone di tutto il mondo) ha modellato le esperienze (e i comportamenti degli utenti) negli ultimi 15 anni.
Oggi da un luogo in cui l’elemento centrale sono i contatti e gli amici, il social vuole diventare un luogo in cui le esperienze sono “servite al piatto” da un algoritmo che mostra all’utente ciò che gli piace da tutto il mare dei contenuti degli utenti, amici o estranei. Più estranei, per la verità.
Facebook farà più Tik o più Tok?
Dopo l’avvento della piattaforma cinese, anche l’attore dominante nei social media (Meta) si sta trasformando in una sorta di mass media digitale, in cui le reazioni di orde di utenti anonimi, elaborate dal machine learning, guidano la selezione dei nostri contenuti. La nostra esperienza. Le nostre scelte d’acquisto. Virtualmente tutto.
Facebook e rivali hanno coniato un termine che fa capire bene il passaggio. Se Google è un motore di ricerca, il social prossimo venturo si propone come un “motore di scoperta”. Di fatto, sputacchia, pardon: consiglia in modo scientifico contenuti da chiunque potrebbe attirare la nostra attenzione.
Il modello, preferito dai giovanissimi e dai giovani (quindi dagli utenti adulti di domani) è quello di una sorta di vecchia tv anni ’80 mutante. Un elettrodomestico con un numero infinito di canali privi di contesto, tra i quali si fa zapping ad alta velocità.
Social network al tramonto per volontà e per necessità
Non è solo la volontà di traghettare gli utenti verso esperienze più complete e multimediali. È anche la necessità di mantenere alti i profitti in un mondo nel quale le autorità di regolamentazione stanno abbattendo i modelli pubblicitari attuali.
Brutta fine per una “trovata” che da 2006 prometteva libera espressione ed emancipazione democratica. Il pensiero e la parola, “regolati” ai fini del profitto, hanno trasformato le relazioni umane in una macchina per fare soldi. La permanenza per ore su Facebook (tra un litigio e l’altro) ha consentito alla piattaforma di prendere di mira gli utenti con annunci precisi che hanno fatto la fortuna di tante piccole aziende (e di Zuckerberg). Facebook ha via via superato il vecchio Myspace, assorbito Instagram e difeso il fortino da attacchi poi abortiti (Google+).
Poi sono iniziati i problemi seri
L’enorme flusso di dati (tra i quali venivano ‘premiati’ solo quelli che catturavano attenzione) ha spinto gli utenti ad ‘alzare’ la voce per farsi notare. Risultato? Facebook è diventata un motore di estremismo, disinformazione, incitamento all’odio e chi più ne ha, più ne metta.
Anche TikTok condivide alcuni di questi problemi: i contenuti sono ancora più sganciati dai legami sociali, e il flusso costringe già ad ‘alzare la voce’. Gli utenti gareggiano nel fare cose sempre più stupide o eclatanti, oppure a sessualizzare ogni genere di contenuto sfruttando la propria avvenenza (quando c’è).
Il modello “motore di scoperta” ucciderà i social network
L’era in cui i social network fungevano da esperienza primaria di Internet per la maggior parte degli utenti si sta muovendo alle nostre spalle. Vale per tutti, anche per Twitter (soprattutto alla luce della lunga battaglia legale che si prospetta con Musk).
I principali player (leggi: Meta) manterranno in piedi le piattaforme attuali ad un solo scopo: ricavare il denaro per finanziare quello che ci sarà dopo, quel metaverso che forse farà risorgere il social network nella sua nuova forma.
Nel frattempo, le messaggerie continueranno a crescere: Whatsapp e Facebook Messenger su tutte. Sono loro che raccoglieranno l’eredità del vecchio social, mentre le piattaforme si trasformano in fantasmagoriche tv infarcite di stoltezze (non voglio fare il vecchio barbagianni, ci sono anche cose divertentissime).
In altri termini, un mondo bipolare, nel quale gli utenti saranno “intrattenitori” in piattaforma, e manterranno le relazioni tramite messenger. C’è spazio anche per altri giocatori, in questa partita che si gioca al tramonto dei social network: farò contento il mio amico Toni nel dirvi che Discord ha molto margine di crescita.
Niente di meglio per puntare di nuovo sul senso di comunità, mentre il mondo si trastulla con le capriole di un estraneo a caso.