Nel 1837, Samuel Morse e Alfred Vail misero a punto un sistema di comunicazione che avrebbe cambiato il mondo per sempre. Per la verità, erano già due anni che Morse ci girava intorno, ma l’apporto del suo prezioso assistente fu decisivo. Nonostante questo, il sistema è nosto come “Codice Morse”. Ed ecco la prima cosa che non sapevate, vero? Mettetelo in coda alla domanda “chi ha inventato il codice Morse”, perchè nella vita anche i dettagli contano.
La genesi
Il telegrafo ad asta era stato presentato ben 40 anni priva, e faceva egregiamente il suo lavoro anche se con qualche difficoltà. In sintesi, un messaggio elaborato da alcune braccia rotanti veniva visto con il cannocchiale da un operatore posizionato a distanza, che provvedeva a codificarlo. Messaggi segreti, va bene, ma a volte segreti anche per gli stessi interlocutori. Si poteva fare meglio? Era la domanda che il pittore, inventore e storico americano Samuel Morse si poneva da un po’. La creatività era un suo dono, ma non le capacità tecniche: ciò nonostante, pur impiegando tre lunghi anni dal 1832 al 1835, il nostro eroe riuscì a creare un sistema di relè che poi avrebbe costituito il fulcro dell’invenzione.
Inizialmente il meccanismo, cioè il VERO Codice Morse poi abbandonato, era quantomeno macchinoso: ad ogni combinazione emessa dal telegrafo (la macchina a relè che creava gli impulsi) corrispondeva un numero, che Morse aveva legato ad una intera parola. Un esempio di funzionamento? 1-4-7-8 davano 1478, un numero che, aspettate, leggo il libretto, significa “tavola”. Decisamente complicato comporre intere frasi, nevvero?
Vail legò gli impulsi alle lettere, e comporre parole diventò molto, molto più semplice. Toh, l’alfabeto Morse. Fu l’inizio della magia.
Come funziona il Codice Morse
Il sistema di comunicazione fu progettato per inviare messaggi attraverso una serie di impulsi lunghi e corti. I segnali Morse. Gli impulsi lunghi rappresentavano dei punti, mentre quelli corti dei trattini. Puntini, trattini. Segni elementari, che diventarono impulso elettrico dopo impulso elettrico lo standard per le comunicazioni su tutto il pianeta, restando al top per oltre 100 anni a partire dal brevetto ufficiale (nel 1840).
Perchè è stato fondamentale
Il codice Morse è stato un’invenzione incredibile: il primo segno clamoroso di un mondo che diventava più accessibile grazie alla tecnologia. E più piccolo, anche: prima di questo codice le persone potevano comunicare solo con chi era vicino. Al massimo con chi era a distanza visibile con un cannocchiale (e con i limiti della curvatura terrestre, sapete, quella vecchia storia che la Terra non è piatta).
Il primo messaggio di Morse, “What hath God wrought?”, tratto dal Libro dei Numeri, fu inviato da Washington a Baltimora il 24 maggio 1844. Il messaggio fu trasmesso in codice Morse (ma davvero?) tramite un cavo teso tra le due città. Ci vollero solo pochi secondi per riceverlo, e questo dalla prospettiva di una persona dell’epoca era una cosa fuori di testa. Diventò immediatamente la forma di comunicazione più veloce. I giornali iniziarono presto a utilizzare il codice Morse per inviare notizie da una città all’altra. Nel 1861, solo negli Stati Uniti erano in uso più di ventimila miglia di linee telegrafiche!
Grazie al codice Morse, le persone potevano comunicare con chiunque nel mondo, purché disponesse di una macchina telegrafica. Questo ha permesso a tutti di rimanere in contatto con parenti e amici, non importa quanto lontano vivessero. E vogliamo parlare del commercio e dell’industria? Le aziende potevano effettuare transazioni con clienti e fornitori che si trovavano in tutto il mondo.
Codice Morse, l’eredità del coraggio
Il codice Morse ha avuto un ruolo importante anche nello sviluppo di altre tecnologie. Ad esempio, è stato usato per sviluppare i primi sistemi di comunicazione wireless. Questi sistemi venivano utilizzati per inviare messaggi tra le navi in mare e tra gli aerei in volo: senza di loro non saremmo in grado di comunicare tra noi con la stessa facilità con cui lo facciamo oggi.
La vera eredità del Codice Morse (anche se praticamente inventato da Vail, ricordatevelo sempre) è stata nel coraggio di superare i limiti fisici: un salto nel vuoto fatto con le parole. Eppure, le prime non colsero il segno. Si chiedevano, come detto, “What hath God wrought?”. “Che cosa ha fatto Dio?”. No. Che cosa hanno fatto gli Uomini, piuttosto.