Da sempre il futuro nasce dalla composizione dei contrasti: si distribuisce, naturalmente, adattandosi alle condizioni che trova. Fino al giorno in cui ti volti indietro e ti accorgi che le cose nuove hanno “sovrascritto” in qualche modo quelle vecchie.
Per fare futuro serve interpretare i cambiamenti, e farlo da più punti di vista. Nel mondo che viene fuori dalle macerie del vecchio millennio, un tema centrale dei prossimi anni è rappresentato dalla “riforma” del lavoro: come svilupparlo? Asimmetrico e “luminoso”, si dice. E dove? In presenza o a distanza? Facile a dirsi, ma serve una strada comune che metta insieme nuove generazioni di nativi digitali che vivono (in qualche modo creano, anche) la YOLO economy, e aziende solide che hanno metodi da aggiornare con saggezza.
A realizzarla ha pensato (da buon Think Tank) The European House – Ambrosetti, un colosso mondiale del pensiero strategico: si chiama JAM, e la trovate qui. Ora vi dico.
Join the Ageless Mind
Grandi aziende e giovani talenti non rappresentano due mondi antitetici, anzi. Sono i due ingredienti essenziali di una sinergia che può trasformare le cose: metterli insieme, offrire loro uno spazio di incontro e di dialogo, è un investimento culturale importantissimo.
JAM è un acronimo che sta per “Join the Ageless Mind”, ed è insieme invito e destinazione. Le idee che travalicano le epoche sono proprio quelle che nascono da organizzazioni capaci di interpretare il momento ed essere in qualche modo eternamente nuove. Un meccanismo che oggi è più complesso che mai: giovani e persone esperte in azienda interpretano il futuro con lenti diverse, e questo rischia di imbrigliare il futuro nell’eterno (e si, datato) schema del “conflitto generazionale”.
C’è solo un modo per evitarlo: pensare e lavorare senza età. Mescolare con visione e coscienza le esperienze delle diverse generazioni. Emulsionare la creatività, rispettando le particelle delle diverse generazioni, ma permettendo loro di fare corpo. E futuro.
Lo scenario culturale
Ne abbiamo parlato spesso: molte aziende non riescono più a leggere la situazione. Il doloroso passaggio della pandemia ha accelerato processi culturali che avrebbero avuto luogo in molto più tempo. Negli USA, oltre 5 milioni di lavoratori hanno lasciato la loro attività anche senza avere un’alternativa: la “Great Resignation” è la grande spia di un malessere che si manifesta anche nel nostro paese. In Italia, infatti, il 70% dei lavoratori tra i 26 e i 35 anni ha scelto (o sta scegliendo) di cambiare lavoro.
A pesare, un fattore cruciale: la rinnovata consapevolezza delle nuove generazioni sul rapporto tra lavoro e vita privata. I ritmi e le modalità di impiego (in Italia, nel 2021, l’83% delle richieste professionali da parte delle imprese prevede solo contratti a tempo determinato * ) hanno ridotto il potere gratificante del lavoro. Semplicemente, non dà certezze o non stimola. Al punto che oltre 2 milioni di giovani nemmeno lo cercano più, né frequentano corsi per aggiornarsi: li chiamano NEET.
Un patrimonio di talenti immenso, l’intero sistema propulsivo del nostro futuro rischia di fermarsi. E sta cercando in ogni modo di comunicarcelo.
JAM nasce per affrontare questa sfida
Considerato il contesto, l’avvio di un “incubatore di futuro” dove nuove generazioni e realtà aziendali cercano una strada comune per il futuro è una notizia fantastica.
“Vogliamo abilitare un confronto aperto e schietto, che miri a costruire soluzioni per introdurre nuovi stili e modi di lavorare insieme” dice Alessandro Braga, senior consultant di The European House – Ambrosetti e responsabile di JAM.
“È il momento di imparare dai giovani,” aggiunge Marco Grazioli, Presidente di The European House – Ambrosetti. “Le sfide che ci pongono sono uno stimolo a ripensare i meccanismi, le modalità ed i modelli di leadership con cui le nostre aziende funzionano”.
Hanno ragione. Tra la ‘Great Resignation’ e il ‘Great Return’ si gioca il futuro del rapporto tra i leader e i giovani talenti. Per capirci di più, ho posto una domanda a entrambi.
Come mettere d’accordo giovani talenti e leader affermati?
“C’è un mondo di cose da fare,” dice Alessandro Braga, “ma quattro di queste si possono sviluppare immediatamente.
La prima è ingaggiare i giovani su progetti aziendali specifici, più che sull’azienda nella sua interezza, per dare un perimetro di espressione più a loro misura.
La seconda è misurare e comunicare l’impatto sociale e ambientale delle attività aziendali, richiamando il contributo che l’azienda dà al Mondo ogni giorno.
La terza, fondamentale: pensare la propria organizzazione come un istituto educativo (non vale solo per i giovani, a dire il vero) e quindi costruire delle esperienze professionali in cui il formarsi sia forte, continuo ed evidente.
L’ultima è confrontarsi molto con il proprio management e, se necessario, rinforzare le competenze manageriali utili a gestire la complessità di team multi-generazionali, perché il capo diretto ha un impatto enorme sull’esperienza al lavoro per tutti, specie per chi muove i primi passi nel mondo del lavoro.”
Per Marco Grazioli, invece, l’approccio è ideologico:
“Bisogna cominciare a credere e praticare il fatto che i giovani non si studiano, ma si impara da loro. L’importanza di ciò è inversamente proporzionale al livello di gerarchia che ricopriamo in azienda.
Più si è verso il vertice e più si deve imparare, mentre più ci si trova a livelli operativi e più si può scambiare con loro.”
In sintesi: un ponte che unisce diverse generazioni per ridefinire il lavoro del futuro
JAM sarà il portavoce di un cambiamento culturale in un mondo del lavoro in radicale trasformazione. Sarà un facilitatore di dialogo intergenerazionale. Nel concreto, progetterà soluzioni ed esperienze per le persone, offrendo alle aziende gli strumenti per misurare e sviluppare nuove competenze professionali e manageriali, favorire la piena collaborazione tra generazioni all’interno dell’organizzazione, individuare nuove strategie per attrarre e ingaggiare giovani professionisti, e rimanere sempre aggiornate sui principali trend del mercato del lavoro.
Dal 1° Think Tank d’Italia (e 4° in Europa) mi aspetto grandi cose.
* CENSIS – “55° Rapporto sulla situazione sociale del Paese 2021”, FrancoAngeli