La scorsa settimana ho beccato un articolo sul binge watching, la visione compulsiva di serie tv. Tra le altre cose si parlava di un tizio che guardava la TV ad una velocità più elevata per poter guardare più cose. Il suo inestinguibile desiderio di osservare passivamente veniva prima perfino del valore intrinseco dell’intrattenimento. “Ai miei tempi,” ho pensato, Dio mio, l’ho pensato davvero, lo avrebbero preso per matto.
Da 46enne membro della Generazione X (comprende tutti i nati dal 1965 al 1979) ricordo che nessuno si vantava di guardare tanta tv. Era il contrario: era chic vantarsi di non possederla affatto, una tv. Bene. È stato l’inizio di una lunga riflessione sui valori ricevuti dalla mia generazione. E, lungi dal fare il “Boomer”, anche perchè tecnicamente non lo sono, ho preso in rassegna gli aspetti che secondo me andrebbero preservati, o recuperati, per salvare il futuro.
Generazione X di tutto il mondo, apri le orecchie
La generazione X è cresciuta in un mondo che stava cambiando culturalmente, socialmente, tecnologicamente ed economicamente.
Ci hanno insegnato che tutto ciò che è aziendale è malvagio, la vecchia scuola è sempre migliore dell’ultima e più grande, l’autenticità è il re, il conformismo è la morte e non c’è niente di peggio che essere dei crumiri, dei venduti o dei poser.
Nessuno si sarebbe mai definito un “influencer” negli anni ’80 e ’90: in quegli anni, niente era più imbarazzante che cercare di convincere a tutti i costi le persone a guardarti.
Certo, avevamo un po’ di veleno addosso. Nel profondo del cuore di quasi ogni membro della Generazione X c’è un profondo sentimento di nichilismo. Non ci fidavamo molto delle aziende che tenevano con il sedere al caldo (ancora per poco) i nostri genitori, e facevamo bene: avrebbero sventrato le loro pensioni negli anni successivi. I nostri nonni ci dicevano che tutto ciò che era aziendale era predatorio.
Avevamo un po’ meno fiducia nei valori della famiglia perché eravamo la prima generazione cresciuta all’asilo. Non ci importava molto nemmeno della politica. Negli anni ’90, l’avversione della Generazione X per la politica era storica ovunque, e con il crollo dei blocchi contrapposti lo smarrimento è diventato ancora maggiore.
Naturalmente questi sono tutti luoghi comuni sulla Generazione X, ma gli studi dimostrano che questa generazione ha davvero alcuni tratti distintivi.
Come è fatta la Generazione X
Secondo un paper sulle differenze generazionali, i valori fondamentali della Generazione X sono “scetticismo”, “divertimento” e “informalità”. Sono descritti come “autosufficienti”, “indipendenti”, “non impressionati dall’autorità” e motivati dalla “libertà”.
Nella giovane Generazione X, la cultura dell’epoca ha instillato diffidenza e scetticismo, e una sorta di mentalità “veditela da solo, non sei il centro dell’universo”.
Dagli anni ’90, quando la Generazione X ha iniziato a diventare maggiorenne, la cultura occidentale è sempre più drogata da una costante indignazione, da una costante preoccupazione per la tecnologia e da un costante saccheggio da parte di avidi boomer.
La risposta a tutti questi problemi?
Semplice: ammettere che la Generazione X a un certo punto ha avuto ragione, e che se ne seguissimo l’esempio potremmo invertire queste terribili tendenze. OK, potrebbe non risolvere tutti i nostri problemi, ma il modo in cui stanno andando le cose ora sicuramente non funziona. Inoltre, gli anni ’90 non sono stati fantastici? Il decennio che ha preceduto il 2000 (con l’11 settembre e l’inizio della “guerra infinita”) era frivolo, disinteressato, forse un po’ molle, olistico, ma certo di indole pacifista ed ecologista. Stavamo diventando maggiorenni e avremmo portato un mondo più agnostico e anti imperialista. Qualcuno ci ha impedito di prendere lo scettro, e ha perpetrato i valori della generazione precedente, con tutto il suo carico muscolare di guerra e crescita infinita, con tutti i disastri che ne sono derivati.
Colpa anche degli Xers, certo. Molti di noi hanno perso la strada dimenticando il nostro disprezzo per l’autorità e lo scetticismo verso le istituzioni. Questa è una chiamata per noi a ricordare ciò che una volta rappresentavamo e a combattere facendo ciò che sappiamo fare meglio: rimanere al di sopra della mischia.
Generazione X, è ora di allacciarsi gli stivali (ovviamente Camperos) e mostrare alle nuove generazioni quanto può essere potente il disprezzo.
Ecco i primi quattro valori della Gen X che dovremmo abbracciare di nuovo per salvare il mondo.
Acquisto di oggetti vintage
Dopo l’orgia “paninara” degli anni ’80, niente era meno alla moda nei primi anni ’90 che indossare abiti brandizzati. Ricordate “No Logo” di Naomi Klein? Ecco. Se avevi davvero stile, compravi capi usati e li remixavi in qualcosa di “tuo”. Se ti piaceva l’hip-hop, approfittavi delle offerte e ti crogiolavi con qualche cosa super resistente della Carhartt (con tanto di adesivi). Lo stato d’animo del tempo era totalmente anti-moda. In questi giorni, viviamo in un mondo in cui l’instant fashion sta uccidendo l’ambiente. Abbracciando i valori dell’usato “cool” della Generazione X possiamo dare una mazzata all’ingordigia delle multinazionali, aiutare il pianeta e francamente sembrare anche più fighi.
Scetticismo su media e tecnologia
Nei primi anni 2000, le persone si sono innamorate della tecnologia degli smartphone e dei social media così rapidamente che nessuno si è fermato a pensare alle potenziali conseguenze. Ora abbiamo un mondo in cui i bambini sono depressi, la cultura è stata devastata e nessuno si parla più veramente: fisicamente, in pubblico si fissa un display. “Virtualmente”, si passa il tempo a scannarsi su qualsiasi opinione.
Posso capire perfettamente perché le generazioni successive ci sono cascate, ma la verità è che anche la Generazione X dormiva al volante ed è andata a sbattere. La generazione che ha abbracciato l’idea che la TV fa marcire il cervello ha bisogno di ricordare a tutti che il social media può morire, e magari sta proprio morendo. Ha bisogno di ricordare a tutti di uscire e giocare al sole o leggere un libro. E per ricordarlo agli altri, deve smettere per prima.
Un po’ di snobismo
Il buon gusto contava. Negli anni 2000, i millennial hanno deciso che le persone hanno il diritto di apprezzare qualsiasi cosa gli piaccia, e che è peggio giudicare il gusto personale di qualcuno che avere cattivo gusto. Non è un segno di libertà. Solo l’inno alla scorciatoia, un percorso con poco sforzo che si ferma sull’uscio: non studio, non mi informo, non coltivo nulla. Mi piace questo? Bene così.
I membri della Generazione X hanno basato la loro intera personalità sul gusto: hanno chiesto integrità agli artisti e sono stati ricompensati vivendo in un’epoca di film e musica superiori. Oggi semplicemente non esiste più nuova musica, e siamo bloccati in un mondo dominato dai film tratti da fumetti, perchè nessuno si è rotto le scatole e ha condannato la gente che apprezza la cultura dello “sforzo minore” e chi la rimpinza solo di cose del genere per ottenere un profitto.
Apatia politica
La divisione politica degli ultimi 30 anni (ricordate: dalla caduta del Muro di Berlino) si è calcificata ed è diventata sterile, perché sempre più persone basano le proprie identità personali sulla politica. Questo ha creato una cultura in cui il dialogo tra “progressisti” e “conservatori” è diventato sterile: da un lato, c’è una contrapposizione continua che impedisce lo scambio. Dall’altro, ad alti livelli le politiche applicate finiscono per somigliarsi pericolosamente, chiunque vada al governo.
Questo clima ha attratto figure sempre più incapaci e degradate di politici, e di fatto ha fermato ogni senso del progresso. Vogliamo parlare degli anni ’90? Di Mani Pulite, per restare in Italia? Oggi le nuove generazioni stanno quasi gettando nella spazzatura quel momento storico, arrivando a “rimpiangere” i politici e la corruzione ‘vintage’ degli anni ’80.
Certo, rispetto ai molluschi attuali, quegli altri sembrano dei giganti. Ma la verità è che negli anni ’90 la Generazione X aveva ricevuto una ‘rivelazione’, e aveva consacrato l’apatia politica come uno stile di vita. Da allora, salvo periodiche infatuazioni, noi Xers mostriamo generalmente meno fiducia sociale o fiducia nel governo, abbiamo una fedeltà più debole al concetto di ‘patria’ o a un partito politico.
Se tutti recuperassero questo sentimento, probabilmente potremmo concentrarci di nuovo sulle soluzioni ai problemi e sulle discussioni costruttive, e magari non farci infinocchiare così tanti.
Generazione X, rialzati e cammina
La mia generazione ha ormai 40 e 50 anni, e accanto all’orgoglio dell’immancabile frase “ai miei tempi” deve fare autocritica. È giusto dire che siamo passati dall’essere estranei al sistema all’esserne parte. Oggi partecipiamo pienamente alla creazione di macchine tecnologiche e politiche che stanno generando il tipo di conformismo contro cui un tempo ci scagliavamo.
Ora che la Generazione X è nell’età in cui può governare il mondo per alcuni decenni, è tempo di riprendere l’impegno per i valori fondamentali che ci rendono ciò che siamo. E c’è una buona notizia: se ci mettiamo di impegno non sarà difficile tornare quei gran rompicoglioni che siamo, perchè siamo stati naturalmente educati ad amare ironicamente il passato.
Ed è questo che può salvare il futuro.