Non sarà romantica come una valle delle Highland baciata dal sole, ma potrà avere un plus diverso: un’immensa fattoria di piante idroponiche, in cui la vita e l’automazione danzano in armonia.
L’agenzia forestale statale scozzese (FLS, Foresty and Land Scotland) ritiene che questo edificio prefabbricato costruito in un centro di ricerca agricola vicino a Dundee potrebbe svolgere un ruolo significativo nel combattere il cambiamento climatico aiutando a riforestare il paese.
FLS vuole piantare decine di milioni di nuovi alberi: conifere come l’abete norvegese, pini silvestri, varietà a foglia larga come querce, ontani e betulle.
E il “cubo trasparente” che ha allestito mantiene le piantine idroponiche in posizione verticale, rendendo più facile per loro diventare alberi più alti e 6 volte più velocemente di quanto potrebbero fare in natura. Da un anno e mezzo, il processo è stato ridotto a soli 90 giorni.
Fabbriche idroponiche di alberi
«Essenzialmente, questo non è un edificio. È una macchina: una macchina per la crescita» afferma Georgia Lea, responsabile della comunicazione di Intelligent Growth Solutions (IGS), l’azienda con sede a Edimburgo che ha progettato il sistema. Io le chiamo più semplicemente fattorie verticali dotate di intelligenza artificiale.
E proprio come le fattorie verticali questo impianto di test utilizza le tecniche delle colture idroponiche, dove le piante vengono coltivate al chiuso in condizioni iper controllate. Il tipo di luce, temperatura, umidità e nutrimento possono essere personalizzati per ogni singola pianta, molto più che in una serra.
Qui è sempre il periodo migliore dell’anno, con il clima e l’acqua giusti.
Georgia Lea, IGS
Come funzionano le serre idroponiche
Nella “fabbrica di alberi” che si trova al James Hutton Institute, i ricercatori utilizzano degli iPad per controllare file di scaffali uniformi, raggruppati in torri idroponiche alte 9 metri. Usano robot per nutrire le piante, li vedi salire e scendere come piccoli monaci di clausura. Dal basso verso l’alto di ogni ripiano, file di LED brillano sulle piante: lo spettro luminoso è stato regolato per fornire la giusta quantità di luce di cui hanno bisogno.
L’intero edificio è protetto da una “camera di compensazione” che permette di lasciare fuori gli squilibri di temperatura.
Il complesso attuale copre un’area tutto sommato piccola: appena 42 metri quadrati. In questo spazio relativamente esiguo, la fabbrica di alberi scozzese è in grado di ospitare otto torri idroponiche, ciascuna delle quali contiene 52 ripiani. Bastano, come detto, a far crescere molti più alberi che all’esterno, utilizzando solo una piccola frazione dello spazio necessario fuori.
I primi al mondo
L’Ente Forestale Scozzese rivendica il primato: la Scozia è il primo paese al mondo che potrebbe usare le colture idroponiche per accrescere la sua quota di foreste. Se il governo approverà il piano, ovviamente.
Ma perché non dovrebbe? I primi test sono stati un successo. Il primo gruppo di abeti, pini e latifoglie provenienti da precedenti sperimentazioni ha già terminato la sua crescita in un vivaio all’aperto poco lontano. Presto contribuirà a rimboschire le Highlands.
Anche meno
A trovar loro un difetto, i test hanno evidenziato una crescita fin troppo veloce delle colture idroponiche, che non dava agli alberi il tempo di indurirsi, mettendoli alla mercé del vento. I tecnici di FLS e IGS hanno perciò rallentato la crescita, garantendo che gli alberelli siano più maturi quando vengono piantati.
Questi esperimenti hanno un tasso di successo molto più elevato rispetto al metodo tradizionale, come avviene di solito, in cui i semi vengono sparsi a macchina su un letto di vivaio. Il 65% dei semi prodotti in queste fattorie idroponiche si trasformerà in alberelli. In altre parole, il tasso di sopravvivenza è di circa il 95%. Rewilding selvaggio, insomma.
Se finanziato, questo sistema di “foreste idroponiche” può fornire al paese il 60% di tutti gli alberi che servono ogni anno.
Un bel passo verso il traguardo dell’Agenzia: 30.000 ettari di nuova foresta da aggiungere ogni anno entro il 2025.
Quando ha nobili scopi, e sopratutto è guidata dall’entusiasmo, la tecnologia può davvero muovere il mondo in avanti.