Se quando dico “gonfiabile” pensate subito a giochi all’aperto pieni di bambini, non siete sulla strada giusta (Se pensate alla parola “bambola” ci sono problemi ancora più grossi). E se vi dicessi “case gonfiabili”?
La startup newyorkese Automatic Construction ha sviluppato una tecnica di costruzione che consente ai suoi operai di gonfiare letteralmente le case, e pompare poi cemento nelle sue pareti piene d’aria. L’azienda sostiene che le case costruite con questo processo possono essere gonfiate in meno di 15 minuti, e ultimate in meno di un’ora a un quinto del costo di quelle tradizionali.
Automatic Construction, case gonfie… d’orgoglio
Una tecnica bizzarra, vero? Beh, a mali estremi, estremi rimedi. Per un mondo che lotterà sempre di più contro la carenza di alloggi, servono idee. Nel 2030, le Nazioni Unite prevedono che dovremo costruire 96.000 case economiche al giorno per ospitare i 3 miliardi di persone che avranno bisogno di un tetto sulla testa.
Tutti stanno sperimentando soluzioni: case stampate in 3D, edifici modulari, perfino droni da costruzione. Questa tecnica di costruzione è solo l’ultima in ordine di tempo. È in attesa di brevetto, e si chiama IFFF (Inflatable Flexible Factory Formwork). “La nostra soluzione è compatta e si gonfia in loco”, afferma Alex Bell, CEO dell’azienda.
Come nasce una casa “gonfiabile”?
Tutto inizia con un camion che trasporta e consegna le “case” ancora arrotolate, come dei materassini da spiaggia sgonfi. Le strutture, realizzate in PVC, vengono quindi srotolate e gonfiate con compressori d’aria. Per la precisione, vengono gonfiate due strutture, come una matrioska: la parte interna, che serve a sostenere l’impianto, e la parte esterna, cava, che verrà riempita di cemento via via che l’aria viene asportata dall’altro lato. Fine.
Due giorni per indurire il materiale, poi la struttura in PVC che “regge” tutto viene nuovamente sgonfiata e riposta per altre costruzioni. La parte riempita di cemento, invece, non viene rimossa, fungendo come guaina isolante. In teoria, la parte esterna può essere normalmente intonacata, e quindi non mostrare alcuna differenza con case costruite in modo convenzionale.
Sempre in teoria, le componenti in PVC di queste case possono essere anche riciclate.
Le prime prove “su strada”
Automatic Construction ha già costruito prototipi fino a 20 metri quadri, e ora sta testando una dimensione più probante, 60 metri quadri. I costi? Dai 100 ai 300 dollari al metro quadro, sorprendentemente bassi. Certo, per quel prezzo c’è solo una struttura di base con quattro pareti e un tetto. Niente cartongesso, niente rivestimenti, infissi eccetera. A conti fatti è comunque una componente notevole del costo finale delle case, che possono arrivare ad essere fino all’80% più economiche.
Ah! Dimenticavo. Se rabbrividite all’idea di vivere in un canotto imbottito di cemento, sappiate che queste pareti PVC sono pene di fibre rinforzanti (ci si può costruire dei kayak) spesse 10 centimetri.
I bambini sono ammessi, ma non c’è nulla da saltare.