Quando si tratta di ricerca, in giro potete trovare di tutto. Ci sono laboratori ovunque sul pianeta che indagano su praticamente ogni elemento o materiale conosciuto. Avreste scommesso qualcosa sul fatto che la sabbia viene studiata anche per le sue proprietà dimagranti?
E non è da poco. Gli studi clinici condotti in passato hanno già dato risultati promettenti, ma il meccanismo di riduzione del peso non era chiaro. Sarà per questo che non abbiamo visto in giro cure anti obesità “a base di sabbia”.
Come funziona la sabbia “dimagrante”?
Per individuare le variabili chiave, i ricercatori hanno testato una serie di dimensioni e forme di silice nella simulazione di un intestino umano dopo un pasto pesante (potevo prestargli il mio).
I risultati, sorprendenti, supportano l’idea che la silice porosa ricavata dalla sabbia possa “ostacolare i processi digestivi”. In sostanza, le attività solitamente innescate dagli enzimi che scompongono grassi, colesterolo, amidi e zuccheri nello stomaco e nell’intestino.
Ovviamente la dimensione delle nanoparticelle somministrate determinerebbe il grado di inibizione dell’attività digestiva.
Certo, gli autori riconoscono che la simulazione di un intestino non abbia la stessa complessità di un organo umano, ma data l’etica necessaria alle sperimentazioni cliniche sull’uomo e sugli animali, meglio di niente.
E poi come simulazione è una delle più evolute. Tiene conto perfino della digestione dei grassi, di quella dei carboidrati e del grado di assorbimento della materia organica nel tratto gastrointestinale.
Cos’altro sappiamo?
Questi nuovi risultati offrono un punto di partenza incoraggiante per prossime ricerche, a 8 anni dai primi risultati sul tema, datati 2014.
Quell’anno i ricercatori hanno scoperto che i topi che seguivano diete ad alto contenuto di grassi ingrassavano significativamente meno quando venivano alimentati con nanoparticelle di silice porosa (MSP). Anche la percentuale di grasso corporeo totale si riduceva. Anche allora, più grandi erano le particelle di sabbia, più importante era l’effetto.
Ben 6 anni dopo sono arrivati dati clinici su 10 persone sane affette da obesità. Prime, prudenti somministrazioni hanno mostrato riduzione di glucosio e colesterolo nel sangue, importanti fattori di rischio metabolico e cardiovascolare.
Da notare che il trattamento non ha provocato alcun disagio addominale o alterazione delle abitudini intestinali, cosa che non si può dire degli attuali farmaci contro l’aumento di peso.
L’ultimo studio
Utilizzando i dati raccolti e inserendoli in un simulatore, i ricercatori li hanno confrontati con una serie di 13 campioni di silice porosa di varie larghezze, potenziali di assorbimento, forme, dimensioni e chimica di superficie. Qual è la sabbia che fa per noi?
Nello studio pubblicato su Pharmaceutics (ve lo linko qui), i campioni che sembravano inibire meglio gli enzimi esaminati erano microparticelle di silice porosa dotate di pori dalla larghezza compresa tra 6 e 10 nanometri.
Ma non è così semplice: pori di dimensioni ottimali per inibire la digestione dell’amido, per esempio, sono troppo grandi per intrappolare in modo ottimale gli enzimi associati alla digestione dei grassi.
Saranno necessarie ulteriori ricerche su modelli animali per ottimizzare questi risultati. Dopodiché, forse, il meccanismo proposto potrà essere convalidato in studi clinici sull’uomo.
Fino ad allora, mi raccomando: niente sabbia dopo i pasti.