Le alghe marine stanno vivendo il loro momento di gloria: l’uso di piante marine è una tendenza in rapida crescita che può dire la sua in molti campi, dalla sicurezza alimentare ai cambiamenti climatici. Un’alga cresce rapidamente, contiene molte vitamine e minerali, e studi recenti suggeriscono che può anche assorbire una quantità di carbonio pari a quella dell’Amazzonia.
Che aspettiamo ad utilizzarla?
Fino ad oggi gran parte del mondo è stata molto lenta nell’adottare la coltivazione dell’alga, nonostante i suoi ampi benefici. Un problema principalmente culturale: il grande pubblico non conosce o non ha ben mentalizzato i benefici delle alghe e delle sue modalità di coltivazione.
Il valore globale attuale del commercio di questo vero e proprio “super food” è di circa 14 miliardi di dollari, e si stima che continuerà a crescere (anche se a ritmi compassati).
Una grande opportunità, se pensate che gli oceani coprono più del 70% della superficie del pianeta, ma contribuiscono solo al 2% del cibo mondiale. La foresta oceanica è una potenziale, gigantesca fonte alimentare non sfruttata a dovere.
Alga, un prezioso alleato contro la fame nel mondo
Una ricerca pubblicata a settembre ha mostrato come le estese foreste oceaniche (che coprono un’area grande due volte l’India) producono in media da due a 11 volte più biomassa per area rispetto alle colture intensive come mais e grano, il che significa che potrebbero avere la chiave per combattere l’insicurezza alimentare.
È una cosa fantastica: un’alga supera le prestazioni ottenute dai terreni coltivati, e lo fa senza usare acqua dolce, in più rimuovendo carbonio e azoto dall’acqua. In sostanza cresce, nutre, pulisce.
Le alghe sono organismi incredibilmente resistenti: alcune specie, come l’alga gigante, possono crescere fino a un metro e mezzo in un solo giorno, e raggiungere i 175 metri di lunghezza.
È il momento di incontrare il grande pubblico
Finché sono considerate “alimento speciale”, le alghe resteranno in gran parte inaccessibili al pubblico. Se proviamo ad incorporarle in alimenti più familiari potrebbero entrare in grande stile nella nostra dieta quotidiana. Un fenomeno che ha già avuto inizio: startup come AKUA, o Umaro Foods hanno già lanciato carni “vegetali” come alternative proteiche. C’è perfino una pancetta di alghe.
Come vi suona? Dite la verità. Tutto tranne mainstream, vero? Eppure in Asia è un ingrediente tipico: quella gente non è affatto stupida, anzi. Da gente intelligente, sfrutta un alimento con un’intelligenza tutta sua.
L’alga può creare una intera, nuova economia
Oltre a fungere da serbatoio naturale di carbonio e da spuntino nutriente, l’alga è stata utilizzata anche per usi più innovativi.
Una startup chiamata Running Tide sta facendo test usando le alghe per sottrarre anidride carbonica all’atmosfera. In Alaska la Greenwave, un’azienda fondata da un ex pescatore, sta formando le comunità indigene per costruire un hub dell’alga. In Italia, una fattoria subacquea coltiva frutta e verdura usando come fertilizzante le alghe che crescono naturalmente sul posto. In California, un produttore sta testando un mangime derivato dall’alga che riduce il metano delle flatulenze delle mucche (non ridete: una mucca emette 90kg di metano all’anno, l’equivalente di 3400 litri di benzina).
Può diventare un’occupazione sostenibile per i pescatori e anche per molte comunità costiere, sempre più in difficoltà per i cambiamenti climatici.
Cosa serve per iniziare?
Come detto, c’è mancanza di comprensione sull’uso delle alghe. Come si coltivano? Come si producono i semi? Come si disegna e si progetta una fattoria? Come si lavora l’alga? Come la si commercializza, come la si promuove? (qui parla il pubblicitario).
Quesiti non secondari, se considerate che ai ritmi attuali (e sono lenti, come vi scrivevo prima) le alghe pareggeranno la produzione di patate entro 30 anni.
Per essere brevi e pratici: governi e aziende devono snellire le procedure di autorizzazione e l’accesso ai capitali per i potenziali agricoltori, e informare l’opinione pubblica su benefici e opportunità dell’alga e della sua lavorazioni.
Il passo immediatamente successivo, perché poi si porrà il problema, sarà nella corretta gestione delle coltivazioni. Non dovremo commettere gli stessi errori fatti con l’agricoltura “terrestre”, ed evitare (ad esempio) danni e cambiamenti agli ecosistemi marini.
Con un’alga, in sintesi, il futuro può essere verde anche a tavola.