Siamo arrivati a Cop 27 e ancora sono in piedi problemi dei Cop da 1 a 26. È incredibile vedersi susseguire infiniti vertici, infiniti buffet per le pause pranzo, infinite dichiarazioni che non portano annulla. Incredibile e frustrante, al punto che ci si augura di vedere proteste sempre più grandi.
Ci serve una vera, imponente massa critica per dare la svolta decisiva a questa situazione. E mentre, con pazienza, proviamo a farla crescere via via, abbiamo il dovere di tenere gli occhi aperti sulle tecnologie che possono cambiare il futuro. Una su tutte: la fermentazione di precisione.
Concentriamoci per un momento sulla tecnologia. In particolare, quella che potrebbe essere la più importante tecnologia ambientale mai sviluppata: la fermentazione di precisione.
Che cos’è la fermentazione di precisione?
La fermentazione di precisione è una forma raffinata di produzione di birra, un mezzo per moltiplicare i microbi per creare prodotti specifici. Per anni è stata usata per produrre farmaci e additivi alimentari.
Oggi però, in alcune fabbriche e laboratori del mondo, gli scienziati stanno sviluppando con la fermentazione di base una intera, nuova generazione di alimenti.
Che genere di alimenti? Presto detto. Alcuni microbi si nutrono di idrogeno o metanolo (potenzialmente ottenibili anche con l’uso di energie rinnovabili) e producono una farina che contiene circa il 60% di proteine. È molto più di quante ne contengano i fagioli di soia (37%) o i ceci (20%).
Se allevati per produrre proteine e grassi specifici, questi batteri possono creare sostituti di carne, pesce, latte, formaggio e uova molto migliori di quelli vegetali. E fare almeno due miracoli per il pianeta.
Primo: ridurre enormemente l’impronta della produzione alimentare.
Le stime dicono che la fermentazione di precisione con metanolo necessita di una superficie 1.700 volte inferiore rispetto alla soia.
In altri termini? 138.000 volte meno di ciò che serve per la carne di manzo, 157.000 volte meno di ciò che serve per la carne di agnello. E permette anche un taglio radicale di acqua ed emissioni di gas serra.
L’adozione massiccia di questa tecnologia può essere forse l’ultima possibilità che abbiamo per evitare il collasso dei nostri sistemi, e ripristinare un bel po’ di natura.
Come? Riforestando le vaste aree oggi occupate dal bestiame (di gran lunga il più grande di tutti gli usi del suolo da parte dell’uomo) o dalle colture utilizzate per nutrirlo. Ripristinando le foreste, le zone umide, le savane, i pascoli naturali, le mangrovie, le barriere coralline e i fondali marini.
Secondo, liberare molti paesi dalla necessità di dipendere dalle importazioni di cibo.
Tutte le nazioni più vulnerabili all’insicurezza alimentare sono ricche di un’altra cosa: la luce del sole. Proprio la materia prima necessaria per sostenere la produzione alimentare basata su idrogeno e metanolo.
La fermentazione di precisione è all’apice della sua curva dei prezzi: possono solo diminuire. Se la produzione fosse ben distribuita (cosa che ritengo essenziale), ogni città potrebbe avere un birrificio microbico autonomo, che produce alimenti ricchi di proteine a basso costo e adatti ai mercati locali.
Questa tecnologia potrebbe, in molte nazioni, garantire la sicurezza alimentare in modo più efficace di quanto possa fare l’agricoltura.
“Che schifo, i batteri!” e altre obiezioni.
È la prima obiezione che spesso riceve la fermentazione di precisione. Dov’è il problema? Mangiamo batteri ad ogni pasto! Molti ne mettiamo di proposito, e vivi, in alimenti come il formaggio e lo yogurt.
La seconda obiezione è che queste farine potrebbero essere utilizzate per produrre alimenti ultra-lavorati. E che differenza c’è con la farina di frumento? Ma possono anche essere usate per ridurre radicalmente i processi di lavorazione necessari per produrre prodotti sostitutivi di quelli animali, specie se i microbi sono modificati geneticamente per produrre proteine specifiche.
Questo ci porta alla terza obiezione. Ci sono grossi problemi con alcune colture geneticamente modificate. Il famigerato mais “Roundup Ready” è nato in Italia solo per ampliare il mercato di un erbicida proprietario (contenente glifosato) e il dominio dell’azienda produttrice. Ma i microbi geneticamente modificati sono usati nella fermentazione di precisione fin dagli anni ’70 per produrre insulina, il sostituto del caglio, la chimosina e le vitamine.
Fermentazione di precisione: per tutti o per pochi? Il rischio “neofobo”
Il rischio che queste nuove tecnologie siano appannaggio di poche multinazionali è reale e dovremmo affrontarlo ora. Bisogna pretendere una nuova economia alimentare radicalmente diversa da quella attuale, che è rodatissima.
Il vero punto critico, credo, è la neofobia. Conosco gente che non vuole un forno a microonde perché crede che danneggi la loro salute (non è così), ma che possiedono una stufa a legna, (che invece lo fa!).
Servono campagne di comunicazione e sensibilizzazione per far valere la fermentazione di precisione e altre nuove tecnologie che potrebbero aiutarci a uscire dalla nostra disastrosa spirale.
Speriamo di farlo in tanti, e presto.