A settembre Nantes Métropole Habitat (NMH), l’ufficio pubblico per l’edilizia popolare nella città di Nantes, ha inaugurato il progetto “Symbiose”. L’obiettivo? Realizzare una serra sul tetto di un edificio degli anni ’70 per produrre calore e coprire il fabbisogno di acqua calda dei residenti. A due mesi dall’inaugurazione il bilancio è molto positivo: ortaggi tutto l’anno e risparmio sull’acqua calda.
Come è possibile? Da dove viene l’acqua calda per l’edificio?
Il principio è molto semplice. L’instituto installa la serra sul tetto dell’edificio. Il calore del sole riscalda l’aria al suo interno, e l’aria generata verrà usata per riscaldare l’acqua dell’edificio. Secondo le spiegazioni di Luc Stéphan, direttore del settore innovazione di NMH, il calore della serra viene estratto per poi essere immagazzinato in un grande serbatoio d’acqua che si trova al piano terra dell’edificio. L’acqua calda ottenuta sarà usata dagli inquilini per la loro doccia, i loro piatti o altro. Il progetto aspira a coprire fino all’80% del fabbisogno dell’edificio.
Un visibile risparmio di denaro sulla bolletta
Intervistato dalla tv francese TF1, un residente ha elogiato i vantaggi della serra, specie sul piano del risparmio. Secondo il signor Mohamed Guirassy, infatti, la produzione di acqua calda da parte dell’impianto gli ha permesso un risparmio che, portato su base annua, è di circa 200 euro. Piccola mano economica, sostenibilità migliore e… non dimentichiamo le verdure.
Il calore prodotto dalla serra non viene usato solo per la produzione di acqua calda, ma va anche a vantaggio dell’orticoltura sul tetto dell’edificio. Ne sa qualcosa Simon Prévost, orticoltore biologico che sta aiutando i residenti a prendere confidenza con l’agricoltura urbana di questo progetto. Nelle cassette (rigorosamente di legno) stanno trovando già posto cavoli e peperoni, favoriti dalla posizione “ben esposta” della serra.
Anche questo inverno, favorita dal suo “nido” sul tetto, la popolazione dell’edificio vedrà anche verdure gratis. L’edilizia popolare, quando “popolare” significa ancora qualcosa di buono per tutti, la vogliamo in tutti i futuri possibili.