In meno di una settimana, il miliardario delle criptovalute Sam Bankman-Fried è passato dall’altare alla polvere. La sua azienda da 32 miliardi di dollari, la FTX, è finita in bancarotta, e lui è finito al centro delle indagini della SEC e del Dipartimento di Giustizia americano.
Prima che Martin Scorsese ne faccia un film (spero bello come “The Wolf of Wall Street”, una storia che ricorda questa da vicino), fatevi un’idea di come è andata questa ennesima tempesta perfetta.
Una catastrofe finanziaria, e un danno per tutte le criptovalute
L’impero costruito dal 30enne Bankman-Fried, che fino a poco fa qualcuno paragonava a mostri sacri della finanza come J.P.Morgan, si è schiantato la scorsa settimana con un “buco” da 8 miliardi di dollari. Bancarotta e disastro, con un gigantesco danno alla reputazione di tutto il comparto delle criptovalute, già pesantemente oggetto di dubbi.
Non è tutto qui, però. Anzi: ho l’impressione che questo sia insieme un nodo cruciale e l’inizio di un vero e proprio cataclisma.
Alameda e FTX
Il rapporto tra Alameda e FTX è stato probabilmente il fulcro di ciò che è accaduto. Bankman-Fried ha fondato la società di trading nel 2017 a Berkeley, in California, non lontano da dove era cresciuto come figlio di professori di legge di Stanford. Ben presto la società ha guadagnato milioni di dollari sfruttando le inefficienze del mercato dei Bitcoin.
Due anni dopo, nel 2019, Alameda si è trasferita ad Hong Kong, e sempre ad Hong Kong è nata FTX, una sorta di borsa-banca per gli investitori in criptovalute.
Questo vi fa capire quanto FTX e Alameda fossero strettamente legate. Alameda operava pesantemente sulla piattaforma FTX: a volte traeva vantaggio quando gli altri clienti di FTX perdevano denaro, cosa che potremmo considerare un pesante conflitto di interessi.
A volte sembrava non esserci alcuna barriera tra le due aziende, e forse i funzionari scopriranno che era proprio così. Lo stesso Bankman-Fried, dicono fonti interne alle due società, è stato legato sentimentalmente a Caroline Ellison, la CEO di Alameda.
Nel 2021 altro trasferimento (in un percorso che col senno di poi assume progressivamente i contorni di una fuga): Bankman-Fried ha trasferito FTX alle Bahamas. E lo ha fatto attratto da un assetto normativo che gli consentiva di offrire opzioni di trading rischiose, ai limiti della legalità in altri paesi.
Quei limiti sono stati oltrepassati?
Il Wall Street Journal riporta dettagli di un incontro che la CEO Caroline Ellison ha tenuto la scorsa settimana con i dipendenti di Alameda. Nell’incontro, Ellison avrebbe spiegato le cause del crollo: Alameda aveva contratto prestiti per fare investimenti in capitale di rischio, tra le altre spese.
Nel momento in cui il mercato delle criptovalute è crollato questa primavera, gli istituti di credito si sono mossi per ritirare quei prestiti. Ma i fondi che Alameda aveva speso non erano più facilmente disponibili, quindi la società avrebbe attinto ai fondi dei clienti FTX per effettuare i pagamenti. Le stime dicono che Alameda potrebbe aver usato fino a 10 miliardi di dollari.
Il leader di FTX ne fa quasi una mera questione di distrazione. In una recente intervista fiume per il New York Times dice candidamente: “Se fossi stato un po’ più concentrato su quello che stavo facendo, avrei potuto cogliere ciò che stava accadendo sul lato del rischio”. In tanti dubitano che sia solo questo.
Come, personalmente, dubito che il crollo personale e professionale di Bankman-Fried abbia davvero colto di sorpresa il mondo delle criptovalute.
La parabola del “cerchio magico”
Negli ultimi mesi sono emersi diversi segnali di allarme sui pericoli che stavano addensandosi su questa azienda: FTX è cresciuta in modo abnorme e troppo in fretta per non produrre conseguenze, o per non nascondere qualcosa.
Diverse erano le anomalie sotto gli occhi di tutti. Una fra tutte? Nonostante i miliardi che le società di venture capital avevano investito nella società, FTX non aveva nessun investitore esterno nel consiglio di amministrazione. Bankman-Fried non condivideva quasi nessuna delle sue scelte, conducendo un’esistenza a volte claustrale.
Bankman-Fried era orgoglioso del fatto che FTX avesse solo uno staff di circa 300 persone, molto più piccolo dei suoi principali rivali, Binance e Coinbase: ma a conti fatti, il fulcro decisionale di un’azienda da 32 miliardi di dollari era un tizio in un attico alle Bahamas con cinque stanze da letto, attorniato da una decina di persone.
Insieme, la ciurma di Bankman-Fried ha realizzato un’ambiziosa operazione filantropica, ha investito in decine di altre società di criptovalute, ha acquistato azioni della società di trading Robinhood.
Si è promossa per centinaia di milioni (dando il suo nome a un’arena di basket NBA, sponsorizzando gli arbitri della massima serie di calcio negli USA).
Ha fatto donazioni a campagne politiche, ha rilasciato interviste ai media e ha offerto a Elon Musk miliardi di dollari per contribuire a finanziare l’acquisizione di Twitter da parte del magnate. Tutto fino allo schianto finale: praticamente la caduta di Berlino, ma con le palme.
Statene certi: qualcuno a Hollywood ha già commissionato una sceneggiatura.
Criptovalute: e adesso?
Se l’improvviso crollo di una delle più lanciate borse in criptovalute non ha lasciato del tutto sorpreso l’ambiente, di certo lo ha costernato. E non poco. Come fu per la bancarotta della Lehmann Brothers, esisterà un prima e un dopo FTX, e saranno tempi relativamente duri per tutte le criptovalute, già messe da sempre più esperti quasi alla stregua degli schemi piramidali.
Al momento, le autorità stanno torchiando l’azienda di Bankman-Fried, congelando parti dell’attività e preparandosi ad interrompere le operazioni.
Quando finirà il polverone su FTX, però, ritroveremo intatte tutte le altre domande sul suo fondatore. Le critiche aspre ai rivali che, come Changpeng Zhao (CEO di Binance) si sono vendicati accelerando la sua bancarotta. La rapida ascesa, le spese veriginose, forse il rifiuto di frenare.
Un altro 30enne dopo Elizabeth Holmes che non getta la spugna, andando oltre i suoi stessi limiti, e di fatto negandoli.
Bankman-Fried ostenta sicurezza: “la gente può dire tutte le cose cattive che vuole su di me online”, ha detto. “Alla fine, ciò che conta per me è quello che ho fatto e quello che posso fare”.
Anche se tra le cose che può fare ora c’è anche finire in carcere.