Negli anni ’60, le stazioni di servizio self-service sono diventate popolari negli USA, segnando un cambiamento rispetto al vecchio modello in cui gli addetti dovevano uscire per rifornire ogni cliente. I piccoli gestori erano insoddisfatti: non potevano permettersi il costo per adeguarsi al self-service, e comunque non erano convinte della sua efficacia. Dopo pochi anni, però, la maggior parte delle stazioni di servizio aveva adottato il self-service, tranne in alcuni stati americani dove i gestori avevano protestato con il sostegno dei vigili del fuoco locali, temendo che i conducenti non addestrati avrebbero provocato incendi riempiendo eccessivamente i serbatoi.
Sapete come è andata: le stazioni di servizio “umane” non rendevano come quelle self-service, così gli stessi operatori hanno spinto per abolire i divieti. Nel 1992, l’80% delle stazioni di servizio negli Stati Uniti era self-service. Oggi, il self-service è la norma. Tranne in New Jersey, dove una legge impone ancora il servizio umano: migliaia di benzinai lavorano ancora per svolgere mansioni ormai automatizzate ovunque. A voi cosa fa pensare questa storia? A me fa pensare all’intelligenza artificiale, e in generale al tempo futuro.
Verso il tempo futuro
L’espansione rapida dei modelli di intelligenza artificiale come GPT-3, Dall-e, StableDiffusion, MidJourney, Github Copilot e altri sta suscitando preoccupazioni tra il pubblico riguardo all’impatto dell’automazione. Su chi? Beh, artisti, designer, scrittori, programmatori, avvocati, e lavoratori in quasi tutti gli altri settori.
In passato, l’automazione ha spesso sostituito posti di lavoro in settori specifici che richiedevano un elevato impiego di lavoro manuale, principalmente nella fascia di reddito più bassa. Oggi le cose stanno cambiando: i sistemi di intelligenza artificiale non sono più limitati all’automazione di attività specifiche. Inoltre, i sistemi di AI generali stanno mostrando una crescita esponenziale delle competenze di base come il ragionamento, la scrittura, il controllo dei fatti, l’umorismo e la comprensione concettuale di immagini e testo. Stanno emergendo soluzioni rapide ad alcune delle sfide più comuni nell’apprendimento automatico, come la difficoltà nella memorizzazione e la rigidità nella risoluzione di problemi. In passato serviva fornire una grande quantità di esempi agli algoritmi perché potessero apprendere, ma i nuovi metodi di machine learning e ingegnerizzazione permettono di “addestrare” questi sistemi in modo rapidissimo.
Ma non è solo questo. Alcuni modelli stanno ora superando gli esseri umani in attività come i test SAT, e i test di matematica standardizzati. ChatGPT, pur essendo un modello non specificamente addestrato per la legge, ha recentemente superato un test di pratica legale. Nel tempo futuro, le carte si rimescoleranno per tutti, anche per chi si sente ancora “al sicuro”.
Siamo già sul curvone
La nostra società sta gradualmente cambiando a causa dell’automazione da tempo, ma ciò che distingue questo periodo è la nostra posizione sulla curva esponenziale. Il progresso sta avvenendo molto più velocemente di una carriera umana e non c’è alcun segno di rallentamento per il tempo futuro. Potete vederlo in questo grafico: i modelli di intelligenza artificiale sono raddoppiati ogni 16 mesi dal 2010 e questa crescita non si fermerà. Non si tratta di anni: sta succedendo adesso, e le decisioni che prenderemo adesso sull’AI condizioneranno il suo sviluppo per i prossimi decenni.
L’evoluzione tecnologica sta cambiando il nostro mondo, e dobbiamo decidere come vogliamo che questo cambiamento influisca sui lavoratori. In un tempo futuro non lontano, magari entro appena un decennio, vogliamo tutti svolgere lavori noiosi e insoddisfacenti, guadagnando solo il minimo per sopravvivere? In altre parole: vogliamo ritrovarci come i benzinai del New Jersey, o vogliamo lottare per una società in cui l’intelligenza artificiale ci faccia diventare tutti più soddisfatti (e magari anche più sani)?
Non pensate che la nostra vita senza il lavoro come lo concepiamo oggi sia “inutile” o non dignitosa. Personalmente non è paura che l’intelligenza artificiale possa “batterci” in molti campi che riguardano il lavoro. Anche negli scacchi i computer distruggono da tempo gli esseri umani, ma questo non ci impedisce di continuare ad amare due scacchisti che competono tra loro. Sull’Everest ci si può arrivare molto più facilmente in elicottero, ma questo non toglie niente alla bellezza e alla grandezza di arrivarci scalandolo. Nel tempo futuro sarà così anche per il lavoro, se lo sganciamo dall’idea che debba avere per forza un collegamento diretto con padroni e stipendi.
Il problema non è l’AI.
Il capitalismo moderno ha portato un enorme progresso tecnologico che ha consentito un’enorme creazione di ricchezza (per pochi). Anche l’avvento dell’intelligenza artificiale è frutto del capitalismo, alla fine. Ma se parliamo di lavoro e soddisfazione per tutti, probabilmente il capitalismo non è il modello giusto. Il vero problema non è l’IA, ma è un sistema che ci costringe a “disprezzare” chi ha bisogno di aiuto, a considerare “frode” essere aiutati dallo stato, o vivere grazie a un reddito universale. Nel nostro sistema attuale, le persone sono obbligate a lavorare o ad affrontare conseguenze estenuanti, anche se il loro lavoro non contribuisce in modo essenziale alla società. Certo, è importante ricordare che i cambiamenti improvvisi non sono fattibili e non sarebbero comunque auspicabili: ma vanno introdotti, va scelta una direzione.
Quale direzione? Una possibile sarebbe quella che passa attraverso una tassa elevata e progressiva sulle grandi aziende che traggono e trarranno sempre più profitto dall’utilizzo dell’intelligenza artificiale. I fondi raccolti con questa tassa potrebbero essere utilizzati per finanziare un reddito garantito per chi guadagna meno di una determinata soglia. In questo modo, anche coloro che non sono in grado o non desiderano lavorare “come si lavora oggi” avrebbero la possibilità di avere un reddito sicuro e di dedicare il loro tempo come desiderano. È questo il futuro che dobbiamo considerare.