La terra sotto i nostri piedi è molto di più della superficie su cui camminiamo: è la base del nostro sistema alimentare, ed un potente “filtro assorbente” che aiuta la nostra atmosfera a ripulirsi dall’inquinamento.
Immaginate la Terra come ricoperta da un sottile “guscio” di polvere di cacao. Come se fosse un tiramisù, dai. Questo strato può sequestrare tre volte la quantità di carbonio presente nell’atmosfera.
Una dote preziosa
Sapete bene quanta CO2 ci sia oggi nella nostra atmosfera. Se c’è una cosa che non ci manca, è quella. E sembra contribuire notevolmente al surriscaldamento del nostro pianeta.
Immagazzinare il carbonio in eccesso è un modo per rimuovere l’inquinamento da carbonio dall’atmosfera con costo, energia e impatto minori. C’è solo un problema: il suolo “degradato” non assorbe il carbonio efficacemente come quello sano. E noi abbiamo un sacco di suolo degradato, proprio dalle nostre pratiche agricole.
Che abbiamo fatto alla Terra
L’agricoltura è una fonte di sostentamento per molte persone, non c’è dubbio. Come non c’è dubbio che può avere un impatto negativo sulla salute del suolo. Perfino la preparazione del terreno per la semina porta all’aria le componenti del suolo ricche di nutrienti, rilasciando carbonio nell’atmosfera.
Per non parlare delle pratiche di agricoltura industriale come la monocoltura: coltivare le stesse cose ogni anno aumenta l’uso di pesticidi, perchè attira più insetti. I pesticidi, si sa, controllano gli insetti ma prendono a ceffoni il terreno, riducendone i nutrienti e la capacità di assorbire carbonio.
La soluzione a questi problemi può arrivare da una nuova agricoltura, un’agricoltura detta “del carbonio”. Per gli amici non puristi della lingua italiana, carbon farming.
Cos’è l’agricoltura del carbonio, o carbon farming?
L’agricoltura del carbonio è un metodo per gestire i terreni agricoli con l’obiettivo di preservare i nutrienti nel suolo e aumentare la quantità di carbonio che è in grado di immagazzinare.
Le pratiche di carbon farming includono il compostaggio dei rifiuti agricoli, che nutrono il suolo, o la semina di colture “di copertura” come erbe e legumi. Queste colture aiutano a prevenire il degrado del suolo contribuendo a proteggerlo da erbacce e parassiti.
I vantaggi “collaterali” oltre quelli ambientali? Aumento della resa delle colture, ripristino delle risorse idriche e miglioramento della biodiversità, importante per la sopravvivenza degli ecosistemi. Mica male.
Sul terreno dell’innovazione
Scienziati e agricoltori che perseguono il carbon farming sperimentano vari materiali da aggiungere al suolo per aumentare le sue proprietà di sequestro del carbonio.
Qualche esempio? La polvere di roccia, che invero è usata da anni: le rocce frantumate contengono sostanze nutritive e minerali che fanno bene al suolo. Oppure la polvere di basalto, ricca di minerali come calcio e magnesio, che rende il terreno fertile come quelli che circondano un vulcano.
Agricoltura del carbonio, si può fare su larga scala?
Alcuni grandi gruppi globali come Unilever, PepsiCo e Walmart hanno iniziato ad adottare pratiche di carbon farming nelle loro catene di approvvigionamento. Dovrebbero aumentare il sequestro di carbonio su vaste aree, sperando non si tratti solo di (sempre più dilagante) greenwashing.
In attesa che la politica faccia le sue mosse (sempre tardive) per incentivare l’agricoltura del carbonio, serve aumentare la consapevolezza.
Esperti, divulgatori, agricoltori e associazioni di categoria devono moltiplicare gli sforzi per promuovere il carbon farming.
Questo e altro, per il nostro “caro” guscio.