Entrambi i film di Avatar, la saga di James Cameron, lasceranno un segno nella storia del cinema. Ci sono buone possibilità, però, che abbiano qualcosa da dire anche nel mondo della ricerca.
Non solo, infatti, hanno riscosso successo al botteghino: hanno fatto la loro parte anche in laboratorio. I ricercatori hanno iniziato a utilizzare la tecnologia di motion capture impiegata nei film per studiare l’insorgenza di due disturbi genetici che riducono progressivamente la mobilità dei pazienti.
Io ti vedo
La tecnologia di motion capture attuale usa sensori indossabili e, a volte, punti dipinti sul viso per registrare i movimenti di un attore. Quando James Cameron ha iniziato a girare il primo Avatar, voleva trovare un modo per trasferire le espressioni facciali degli attori sui Na’vi, i personaggi fantastici che popolano il film.
Per questo, ha spinto lo studio neozelandese Wētā FX a perfezionare le proprie tecniche di motion capture. Come? Sviluppando un innovativo sistema ottico per tracciare i movimenti degli occhi degli attori e rivoluzionare questo campo.
Alla fine, la tecnologia di motion capture di Cameron e Wētā ha fornito molti più dettagli rispetto ai sistemi usati in altri film.
Motion capture, non solo cinema
È proprio il grado di dettaglio raggiunto da questa tecnologia di motion capture il nucleo della ricerca. Monitorare la mobilità delle persone con questi metodi potrebbe risultare decisiva nella lotta a due malattie: Atassia di Friedreich (FA) e distrofia muscolare di Duchenne (DMD).
Entrambe causano un graduale deterioramento della funzione cardiaca e neurologica, così come della forza muscolare dei pazienti. Entrambe avanzano lentamente, rendendo fondamentale una valutazione precoce dei sintomi: solo così i medici potranno aiutare i pazienti a elaborare un piano di trattamento efficace.
La ricerca
In un recente articolo pubblicato sulla rivista Nature Medicine (ve lo linko qui), gli studiosi descrivono come abbiano utilizzato sensori indossabili e intelligenza artificiale per determinare la gravità di questi disturbi e prevedere la loro evoluzione.
Di solito i medici valutano la progressione di malattie come la distrofia muscolare e l’atrofia muscolare con metodi che lasciano spazio ad errori e richiedono molto tempo per avere una proiezione a lungo termine. Usando sensori di motion capture e intelligenza artificiale per monitorare i pazienti, si può fare meglio e in meno tempo.
Motion Capture “medica”: e ora?
Incoraggiati dai risultati positivi, ora i ricercatori stanno chiedendo l’approvazione per usare la tecnologia di motion capture di Avatar in sperimentazioni più estese. Se la riceveranno, sarà l’inizio di analisi probabilmente decisive per il trattamento di Atassia, distrofia e altre malattie.
Un bel cerchio che si chiude, considerato il fatto che queste malattie provocano (anche) forme di disabilità, e che il protagonista di Avatar si liberava della disabilità proprio “calandosi” nei panni di un Na’vi.