Potreste aspettarvi che si tratti di una località asiatica, ma il più grande allevamento verticale di insetti si trova al centro dell’Europa, nella località di Dole, in Francia. Il sito produttivo si chiama Ÿnsect, è alto 17 metri e ospita tremila miliardi di vermi della farina (tenebrio molitor). Il CEO e co-fondatore dell’azienda, Antoine Hubert, dice che vengono trattati bene, finchè vivono: i vassoi dove li tengono sono mantenuti ad un’umidità ottimale del 60% e a una temperatura di 25-27°C. Restano così, ben nutriti fino alla loro forma adulta, poi uccisi con il vapore e trasformati in olio, fertilizzante, proteine.
Proteine: la parola magica. Quella che ha scatenato un putiferio proprio in Europa sui cambiamenti delle abitudini alimentari. Secondo il nuovo regolamento Ue approvato e in vigore dal 24 gennaio, la polvere di grilli sarà ora consentita in prodotti alimentari di consumo quotidiano, come pane, cracker, biscotti. E in tanti credono che questo sia solo l’inizio. In questo scenario, Ÿnsect punta da “aggirare” l’ostacolo. Se non vuoi un hamburger di insetti, daremo insetti… ai tuoi hamburger. L’azienda francese punta a coltivare insetti per l’alimentazione animale: insetti da fornire a pesci, maiali e pollame, alleviando così la pressione sull’utilizzo convenzionale dei terreni agricoli.
Insetti d’Europa
Negli ultimi anni, gli insetti sono stati al centro dell’attenzione degli scienziati che cercano fonti alternative di proteine per nutrire la popolazione globale in crescita. Un confronto nutrizionale dimostra che le specie di insetti commestibili hanno un potenziale proteico superiore rispetto ai prodotti a base di carne convenzionali. Per darvi un’idea, 100 grammi di larve di vermi della farina contengono 25 grammi di proteine, mentre 100 grammi di carne bovina ne contengono 20 grammi. Gli insetti hanno anche un rapporto di conversione alimentare più alto rispetto al bestiame: i grilli richiedono circa un sesto del mangime dei bovini per produrre la stessa quantità di proteine.
Nonostante queste premesse, tutti i tentativi delle aziende di commercializzare gli insetti come fonte di cibo principale in Europa e Nord America sono falliti. Nel migliore dei casi, sono stati etichettati come “moda passeggera”, nel peggiore, come un “attacco” all’alimentazione locale e finanche alla salute. In ogni caso, tra le preoccupazioni ci sono anche quelle di alcuni ricercatori: secondo l’ecologista Åsa Berggren dell’Università svedese di scienze agrarie di Uppsala, “non ci sono regole sugli insetti che si possono importare”. Potrebbero essere introdotte specie invasive che, in caso di fughe dagli allevamenti, minaccerebbero i mezzi di sussistenza e gli ecosistemi locali. Perchè si insiste, allora?
La crisi alimentare è dietro l’angolo
Con la prevista crescita della popolazione mondiale che raggiungerà quasi i 10 miliardi entro il 2050, le Nazioni Unite hanno lanciato un allarme sul fatto che anche la produzione alimentare dovrà aumentare del 70%. Quali sono i piani al momento?
L’agricoltura verticale sta diventando sempre più popolare grazie ai progressi nell’illuminazione a LED, il cui costo è sceso del 94% tra il 2008 e il 2015. Sempre più startup (anche in Italia) stanno usando questo sistema per produrre verdure destinate al consumo umano. Le stime dicono che il mercato globale dell’agricoltura verticale crescerà dai 3,7 miliardi di dollari nel 2021 ai 10,5 miliardi di dollari nel 2026.
E le alternative vegetali alla carne? Lì la situazione sembra in totale stagnazione. Anche se (ad esempio) le quotazioni in borsa di Beyond Meat sono aumentate del 163% in tre anni, le vendite sono ferme ai livelli del 2020. Stesso destino per aziende simili e per i progetti delle grandi catene di fast food, che volevano dire la loro in questa sorta di “transizione vegetale”.
In sintesi, sembra che la priorità di ridurre l’impatto ambientale sia stata sovrastata dalla passione per la carne. Per questo Ÿnsect è convinta che la sua soluzione possa funzionare. E non è l’unica a pensarlo.
Francia, la nazione degli insetti?
Negli ultimi dieci anni, Ÿnsect è cresciuta molto, fino a diventare un’impresa di successo. Con una capacità di produrre più di 1.000 tonnellate di prodotti a base di insetti all’anno, usando il 98% di terra in meno e il 50% di risorse in meno rispetto ai metodi di allevamento convenzionali, il sito di Ÿnsect a Dole è il primo e il più grande del suo genere. Tuttavia, presto sarà superato dall’apertura di un nuovo sito, sempre in Francia, ad Amiens. Entro fine anno, l’azienda inizierà ad allevare vermi della farina anche negli USA. Il CEO Hubert punta a aprire altri 15 stabilimenti entro il 2030: per allora, magari, i tempi saranno maturi anche per il consumo umano.
La concorrenza nel campo, intanto, sta aumentando. Un’altra azienda francese, la NextProtein, fondata a Parigi nel 2015, vuole colmare il divario proteico nei mangimi per animali coltivando mosche soldato nere Ermetia Illucens. Queste mosche sono state scelte per le loro larve a crescita rapida e resistenza a diverse condizioni, e vengono alimentate con frutta e verdura che altrimenti finirebbero in discarica.
Con queste premesse, la Francia si candida come nazione leader in Europa per l’allevamento degli insetti. Non è un caso che due tra le maggiori aziende nella coltivazione di insetti siano francesi, in effetti. Lì ci sono vantaggi evidenti per svolgere questo tipo di attività: l’INRAE, ovvero l’Istituto Nazionale di Ricerca Francese per l’Agricoltura, l’Alimentazione e l’Ambiente, è il più grande istituto di ricerca agricola in Europa. Ha un budget annuale di 1 miliardo di euro (1,1 miliardi di dollari) nel 2021, e finanzia molto anche questi progetti. C’è solo un “piccolissimo problema”: i gusti dei francesi.
Cambiare mentalità
La faccio semplice e veloce: in Francia, solo il 2,2% della popolazione è vegano, vegetariano o pescatario e c’è una lobby della carne fortissima. Questo rende difficile per gli attivisti cambiare le opinioni pubbliche sulla rinuncia alla carne. Benoit Granier, portavoce del Climate Action Network francese a Parigi, lo dice a chiare lettere: “la lobby della carne è uno dei maggiori ostacoli alla riduzione di carne e latticini in Francia”.
Granier sottolinea che questi gruppi spendono milioni in campagne mediatiche per convincere le persone a mangiare carne per essere sane. Anche il sindacato degli agricoltori ha sostenuto la carne, con uno slogan che definirei… d’impatto: “per salvare un contadino, mangia un vegano”. Nel 2020, i francesi hanno consumato circa 84,4 chilogrammi di carne pro capite spendendo quasi 40 miliardi di euro. 84 chili di carne a testa. È il secondo paese con la più grande popolazione di bestiame in Europa, e importa ancora grandi quantità di carne, altrimenti non ci sta dentro. Forse anche questo è un eccesso, a suo modo. Come principale produttore di carne bovina dell’UE, la Francia ha molto da fare per ridurre l’impatto ambientale dell’agricoltura.
E questo (lo dico per prevenire le obiezioni sia dei “contrari” agli insetti, tipo me a cui non vanno giù, che dei “favorevoli”) a prescindere dai “nuovi alimenti”. L’allevamento di insetti, peraltro, può ridurre le emissioni solo per la nutrizione di maiali, polli e pesce, ma non può aiutare a ridurre le emissioni dell’allevamento di mucche che mangiano solo erba e grano essiccato.
Come finirà questa storia?
La sensazione è che il campo dell’allevamento di insetti (prima o poi si parlerà di molitocoltura, almeno nel caso del verme della farina) non si fermerà. Aziende come Ÿnsect stanno attuando una ampia selezione per scegliere i “prodotti” ottimali per il consumo. Tutta questa industria sta affilando accuratamente le sue armi, sia operative che mediatiche.
Io la dico tutta: non sono contrario al consumo umano degli insetti. Da sempre lo fanno in Oriente. Se a qualcuno piacciono, si accomodino pure: idem se si fanno convincere dal tam tam mediatico. Non so se ci riusciranno mai con me, ma ne dubito. A meno che non mi prendano con l’inganno, ma non sarebbe una bella cosa: anzi, sarebbe decisamente da combattere.
Le mie perplessità, a dire il vero, sono proprio sul modello “francese”, quello che prevede di usare gli insetti come mangime animale. Alcuni esperti sono piuttosto pessimisti sul fatto che l’allevamento di insetti interpretato in questo modo riduca davvero le emissioni. Alla fine, fornendo mangimi per animali agli allevatori, i prodotti di Ÿnsect incoraggiano l’allevamento industriale del bestiame, anche se in misura minore. Eppure, la “conquista” delle tavole da parte degli insetti parte proprio da qui, dal centro dell’Europa. Staremo a vedere.
Il mio parere non richiesto è che abbiamo bisogno di incoraggiare le diete a base vegetale, e ridurre drasticamente il consumo di carne. Dobbiamo farlo per la nostra salute e per il pianeta. Certo, l’allevamento di insetti è comunque una risposta al collasso climatico e della biodiversità, ma dovrebbe avvenire su larghissima scala e in poco tempo, e francamente la vedo difficile. Specie se tutti hanno la stessa repulsione che ho io.