Secondo il CEO di Nvidia Jensen Huang, le GPU prodotte dall’azienda hanno aumentato le prestazioni di elaborazione dell’intelligenza artificiale di almeno un milione di volte negli ultimi 10 anni, e prevedono di fare lo stesso nei prossimi 10 anni. Questo annuncio, anche al netto dell’enfasi, fa capire quanto aspettarci (e in quanto tempo) dai sistemi di AI, e che impatto avranno in poco tempo sulla nostra vita: dalla salute alla mobilità, passando per la produzione industriale.
Un Milione e un (altro) milione
Senza di noi, il nulla. Questa è la sintesi delle parole di Huang, se volete sapere la mia. Nvidia rivendica il fatto di aver reso possibile la realizzazione di modelli di intelligenza artificiale avanzati come ChatGPT, che richiedono enormi quantità di elaborazione. Quello che mi interessa della sua uscita, però, è relativo al futuro: al fatto che tra processori, sistemi e algoritmi Nvidia permetterà alle AI di fare un altro enorme salto, un (altro) milione di volte* più in altro, e tutto entro il 2033.
Quali sono i cambiamenti previsti in virtù delle nuove generazioni di intelligenze artificiali? Per noi che stiamo ancora smaltendo la meraviglia di sentire i “primi vagiti” (già incredibili), non è facile ipotizzarlo. Una mano, però, ce la dà lo stesso Huang intervenendo alla presentazione dei risultati finanziari della sua azienda. Ecco la sua previsione.
Fabbriche di AI
Entro i prossimi 10 anni, questo enorme ulteriore miglioramento dei sistemi potrebbe portare alla creazione di ciò che definisce “fabbriche” di intelligenza artificiale. Cosa sono? In sintesi, sono fabbriche che non producono beni fisici, ma beni “soft” come le intelligenze artificiali. Un po’ come alla fine degli anni ’70 sorsero le software house: ne vederemo di piccole, grandi, mega grandi.
E cosa ci venderanno? Non so esattamente come chiamarli. Forse troveremo loro un nome che non ci faccia ripetere sempre “AI” o “intelligenza artificiale”. Staff virtuali? Assistenti sintetici? Chissà. Ad esempio, un’azienda manifatturiera potrebbe utilizzare questi beni “morbidi” per ottimizzare la produzione, ridurre i costi, migliorare la qualità del prodotto e prevenire problemi di manutenzione. Un’altra azienda potrebbe utilizzare l’intelligenza artificiale per migliorare l’esperienza dell’utente nei propri prodotti e servizi, personalizzando i risultati in base alle esigenze individuali. Qui non si tratta più di robot o algoritmi che svolgono un compito preciso, ma che fanno o pianificano il lavoro di interi reparti, organizzano interi settori aziendali.
E un giorno prendono il controll… no, scherzo. Un po’ di strizza vi viene però, eh?
* Non mi è del tutto chiaro, sentite le dichiarazioni di Huang, come vengano misurati gli aumenti dichiarati delle prestazioni. Ma è evidente che lui sia ottimista sul fatto che l’AI accelererà in modo esponenziale nei prossimi anni.