Non recensisco mai per danaro, né per merce. Almeno, fino ad oggi ho sempre rifiutato. Perchè questa premessa? Per dirvi che Logitech non mi pagherà nulla di questa premessa, che mi viene dal cuore. Ho dei gran bei mouse e delle grandi tastiere di questo brand. Mi ci trovo molto bene, davvero. A casa ho una tastiera meccanica (stupenda) che non è Logitech, è vero, ma il resto si. Un paio di giorni fa, però, l’azienda svizzera ha mosso passi decisi per uscire dal ristretto range degli accessori, presentando un ambizioso prototipo dal nome suggestivo: “Project Ghost”. In sintesi, una cabina per videocall che punta a migliorare l’esperienza delle conversazioni virtuali.
Project Ghost: immergetevi nella conversazione
Se vi stanno fischiando le orecchie perchè questo prototipo vi fa venire in mente Project Starline di Google (un’altra “stanza magica” che permette di videochiamare un interlocutore remoto, con l’impressione che sia proprio seduto lì con te), vi dico “Nì”. Anch’io ci ho pensato, di primo acchito. Poi però ho valutato le differenze, e ce n’è una fondamentale: Project Ghost riesce a creare un’immagine dell’interlocutore simile ad un ologramma, e lo fa senza complicate combinazioni di sensori e telecamere.
In qualche modo, in sintesi, Logitech ha già la tecnologia per realizzare un sistema nel quale ti siedi, fai partire una videocall e ti ritrovi seduto al tavolo con un tizio che è dall’altra parte del mondo.
Non l’ho visto dal vivo, non l’ho ancora provato, ma su quel divano mi accomoderei volentieri. Sembra confortevole: Logitech dice che è compatibile con piattaforme di videoconferenza popolari come Zoom, Microsoft Teams e Google Meet, e io non ho ragione per dubitarne.
Come funziona una videocall con Project Ghost?
Per visualizzare la persona con cui si sta parlando, Logitech utilizza la combinazione di un display ed un vetro disposto ad angolo: una tecnica usata anche per il “gobbo elettronico” (Teleprompter, per gli amici) e nota anche come effetto Pepper’s Ghost.
L’unica particolarità è che la fotocamera è posizionata dietro il vetro: un elemento che crea una straordinariamente realistica illusione del contatto visivo. Chi ha già provato il dispositivo (è stato presentato questa settimana a Barcellona, in Spagna, alla conferenza ISE, Integrated Systems Europe) lo assicura: una videocall con Project Ghost è davvero simile ad una conversazione dal vivo.
Quanto? Al punto di pensare che possa diventare uno standard per aziende e uffici, evidentemente.
Videocall in cabine olografiche? Non lo so, Rick. Vediamo.
Logitech e Steelcase pensano di lanciare Project Ghost entro un anno, valutando anche questi primi feedback degli utenti per decidere eventuali modifiche nel design.
Il prezzo? Le due aziende assicurano che sarà relativamente accessibile. “Simile a ciò che ci si aspetta di pagare per un sistema di videoconferenza più i mobili della stanza in cui si svolge”. Mi aspetto una cifra più vicina a quella delle cabine insonorizzate che oggi sono sul mercato: pronostico almeno 4000 euro.
Per questo ribadisco che Project Ghost sarà certamente destinato a un ambiente lavorativo, non alle case, e usato per servizi come assistenza virtuale, consulenza e istruzione.
In conclusione
Le videocall olografiche hanno un fascino sia per gli utenti finali che per gli investitori. Lo vediamo dal fatto che in poco tempo, oltre a Project Ghost abbiamo visto soluzioni come il succitato Project Starline di Google, o le cabine olografiche PORTL.
L’impressione è che i prezzi freneranno l’avanzata di queste soluzioni, ma se saranno messe a punto è certo: ogni tanto ci siederemo comodi a fare una videocall che tutto sembrerà fuorché una chiamata a distanza.