Gaudeamus Igitur! Uno spinoff dell’Università di Padova chiamato Audio Innova ha vinto il primo premio in uno dei più importanti festival europei sull’intelligenza artificiale, il Cannes Neuron. Una vittoria meritatissima, come meritorio è il progetto presentato: “Yesterday sounds tomorrow: AI for preserving musical creativity”. Si tratta di un’app che punta alla conservazione dei documenti audio.
Come funziona?
La startup italiana ha fatto un importante passo avanti nell’uso dell’intelligenza artificiale per la conservazione dei beni audio a rischio di scomparsa: abbiamo milioni e milioni di nastri magnetici con registrazioni di ogni sorta. Rischiano tutti di sparire, parallelamente al degrado dei supporti fisici. Un vero peccato, se considerate i progressi straordinari che l’AI ha fatto nel campo del miglioramento della qualità delle registrazioni, della rimozione dei rumori di fondo o della post-produzione.
Per preservare nastri magnetici, registrazioni sonore e altri materiali audio a rischio di sparire, Audio Innova ha sviluppato tecniche di ricerca sui materiali audio che si trovano sul supporto analogico originale, permettendo di identificare e categorizzare i documenti sonori in base ai metadati. Questa tecnologia aiuterà conservatori e musicologi a trovare materiale audio raro e prezioso in pochi secondi, ed già è stata riconosciuta come standard internazionale MPAI e IEEE.
Salvare un patrimonio audio dalla distruzione: la missione di sempre
Il premio, ottenuto con un larghissimo risultato (quasi un plebiscito) ha radici lontane, e celebra decenni di tradizione nel recupero dell’audio perduto. Il Centro di Sonologia Computazionale (CSC) dell’Università di Padova porta avanti gli studi iniziati nel 1959 da Giovanni Battista Debiasi e Teresa Rampazzi, pionieri della ricerca nell’informatica musicale.
“Siamo entusiasti del risultato,” dice Sergio Canazza, amministratore unico di Audio Innova. “Il nostro progetto mira a portare nel futuro tutti i tesori culturali del passato, attraverso la condivisione”. Penso sia così. Spesso nel campo dell’intelligenza artificiale l’enfasi sulla cultura è trascurata. Talvolta, se ne fa menzione solo in relazione alla capacità delle macchine di creare “arte” sempre più simile alla nostra, pur se non originale.
Un progetto come quello portato avanti dal team dell’Università di Padova mostra il “lato buono” dell’AI. Ed è per questo che merita tutto il bene e la menzione su Italia Next. Dai nostri vecchi materiali verranno fuori tesori culturali inestimabili, che neanche immaginiamo. Bravi tutti!