O conoscete Martin Cooper, o avete vissuto su un altro pianeta. Considerato da tutti “il padre del cellulare”, Martin è un visionario che ha rivoluzionato il mondo della comunicazione. In occasione dei primi 50 anni della telefonia mobile, ha condiviso le sue riflessioni sulla tecnologia mobile e sulle sue speranze per il futuro.
Mezzo secolo di telefonia mobile
Tanto è il tempo passato da quando Cooper, allora ingegnere alla Motorola, effettuò la prima chiamata pubblica con un telefono cellulare portatile. La sua idea era quella di realizzare un dispositivo veramente portatile, non collegato a un’auto come erano i telefoni dell’epoca. E così nel 1972, l’ingegnere radunò un team per costruire il primo telefono cellulare portatile, il DynaTAC. Chi lo ricorda? Un mattone non indifferente, dal costo equivalente a 10.000 euro odierni, con una batteria dalla durata ridicola: d’altra parte, dice il suo creatore, non era un problema. Semplicemente, le telefonate duravano meno perchè il DynaTAC pesava troppo per tenerlo in lunghe conservazioni senza anchilosarsi un braccio.
Oggi…
A 50 anni di distanza, le cose sono cambiate un bel po’. Con un telefono, qualcuno scherza, si può fare tutto tranne il caffè. Non ancora, almeno. Le offerte telefonia mobile fioccano per tutte le tasche, i prezzi sono ben distribuiti (dai 16 euro necessari ad acquistare un Nokia 103 in Nigeria agli oltre 2000 euro di un modello con lo schermo “pieghevole). Il peso? Neanche quello è un problema: ci sono smartphone come l’israeliano Modu che pesa appena 40 grammi: per pareggiare il peso del vecchio DynaTAC dovremmo tenerne in mano 30.
E cosa ci facciamo con tutti questi smartphone (4 miliardi, uno ogni due persone sul pianeta)? Tutto e niente. E Cooper, in verità, è scioccato dagli eccessi: soprattutto, non ama vedere gente che attraversa la strada guardando uno schermo. Però resta pieno di speranza: lui stesso, alla veneranda età di 94 anni, usa smartphone e perfino smartwatch per lavoro e vita privata. E ha delle idee, tante, sui prossimi 50 anni. Una su tutte: “So che sembra un’esagerazione, ma voglio che sappiate che entro una o due generazioni sconfiggeremo le malattie, elimineremo le malattie anche grazie alla telefonia mobile”.
…e domani?
Martin Cooper non conosce mezze misure quando si parla di telefonia mobile. “telefono”, dice, è una convenzione. Prima era un robusto mattone, ora una sottile saponetta, domani potrebbe perfino sparire fisicamente, essere incorporato in un paio di occhiali, perfino in un impianto sotto pelle. Una cosa è certa, però: vede un futuro in cui i dispositivi mobili potranno avere un impatto ancora più significativo sulla vita delle persone.
Ci sembra strano, in un periodo nel quale crediamo un po’ di averle viste tutte su questo campo. Cooper è fermamente convinto che la tecnologia mobile non abbia ancora dato il meglio: trasformerà settori cruciali come l’istruzione e la sanità, migliorando la vita di tutti noi. Proprio oggi un gruppo di ricercatori dell’Università di Washington e della UW Medicine ha scoperto un punto debole per migliorare la diagnosi precoce del diabete: sfrutta proprio lo smartphone. Attraverso il sistema di rilevamento tattile capacitivo di un dispositvo, infatti, il sistema aiuta a misurare il glucosio nel sangue. Solo un esempio di come questo aggeggio dal quale non ci separiamo mai può tornarci ancora molto, molto utile.
L’evoluzione della telefonia mobile
È innegabile che il cellulare abbia cambiato il nostro modo di comunicare e interagire con il mondo. Martin Cooper è vivo e lotta insieme a noi: è una rockstar dei tempi moderni, che in qualche modo ha liberato le nostre energie latenti. Possiamo solo augurarci due cose, per portare in questo secolo la sua visione: primo, evitare gli eccessi e arrivare ad un uso finalmente “maturo” della telefonia mobile. Secondo, aspettare con impazienza che il futuro realizzi completamente il suo potenziale per cambiare la vita delle persone.
E magari un giorno i “cellulari” potranno davvero contribuire a sconfiggere le malattie e rendere il mondo un posto migliore per tutti.