Sulla mia generazione, quella X, mi sono già espresso: se il mondo si salverà, sarà merito suo. E le altre? La Generazione Z è alle prese con un declino nella felicità e un aumento della depressione, pessimo segnale. Possiamo fare qualcosa per evitare che la Generazione Alpha, (quella dei nati dopo il 2012 e di mia figlia) sia travolta?
Sul tema, la professoressa Jean Twenge ha un libro in uscita il 28 aprile ed è un’esperta di interazioni tra società, psicologia e tecnologia: ecco cosa ne pensa.
Salvate il soldato Alpha
Secondo la Twenge non sono gli eventi storici a definire le generazioni, ma i cambiamenti tecnologici. La Generazione Alpha, che lei considera “Polare” per via della polarizzazione politica (e del riscaldamento globale) è la più esposta a questi cambiamenti e ai rischi che presentano.
I social media hanno già avuto un impatto devastante sulla salute mentale della Generazione Z. La depressione giovanile è raddoppiata dal 2011, e queste “cavie” dei social media rischiano di diventare rapidamente più apatiche e pessimiste di tutte le generazioni precedenti.
La sfida per gli Alpha è quella di affrontare i rischi legati all’iperconnessione e ai social media fin dalla tenera età. Il 70% dei bambini di tra i 10 e i 13 anni è già presente sui social media, nonostante l’età minima richiesta sia di 13 anni. In Italia 14, in Europa 16. A chiacchiere.
Come proteggerli dalla valanga?
Per difendere la Generazione Alpha, la prof. Twenge suggerisce che genitori e governi lavorino insieme per regolamentare l’uso dei social media. Le soluzioni attualmente proposte (ad esempio i limiti di tempo annunciati da TikTok o i palliativi di Facebook) non sono assolutamente sufficienti. La soluzione a lungo termine dovrebbe essere molto più rigorosa.
La Generazione Alpha rischia il tracollo mentale e relazionale in un mondo di accelerazione tecnologica esponenziale , con sfide e opportunità mai viste prima. Intelligenze artificiali come ChatGPT sono sempre più popolari: tantissimi studenti universitari ammettono di usarla per lo studio. Negli USA, il dato sfiora addirittura il 90%.
L’impatto a lungo termine di queste nuove tecnologie sulla Generazione Alpha è ancora sconosciuto. Per questo, seppur nelle disastrose modalità, l’intervento del Garante italiano sulla tecnologia di OpenAI ha espresso una necessità legittima, quella di tutelare i più piccoli.
Come evolverà la situazione?
Il turbine dei cambiamenti rischia di “portare via” la generazione Alpha anche da quelle immediatamente precedenti. Il linguaggio intergenerazionale potrebbe essere del tutto compromesso.
Il primo passo sarà lavorare sull’empatia. Comprendere le diverse esperienze di crescita tra le generazioni può aiutare a trovare soluzioni comuni e a evitare che i problemi che hanno colpito la Generazione Z si ripetano con la Generazione Alpha.
La prof. Twenge è comunque ottimista: regolamentando i social media e promuovendo l’empatia tra le generazioni, dice, potremmo riuscire a proteggere i più giovani dai pericoli del mondo digitale e assicurare loro un futuro più luminoso.
Io sono un po’ meno ottimista. Voi?