È da sempre una nota stonata: il mondo scientifico è ancora costretto a effettuare esperimenti sugli animali per la sicurezza dei consumatori. Una parte importante della ricerca deve lavorare sempre di più a soluzioni che portino meno sofferenze, anzi zero, e più rispetto per la vita animale. Per questo saluto con gioia il recente studio dell’Università di São Paulo che presenta una straordinaria innovazione: una pelle artificiale ottenuta da bio stampanti 3D. Può sostituire i nostri amici animali nei test di prodotto.
Pelle artificiale e Bio stampanti 3D: sono qui per restare
La bio-stampa è una tecnologia piuttosto recente, ma è importantissimo che i ricercatori si impegnino subito a verificarne le prestazioni rispetto a quelle che comportano “modelli tradizionali” su cui effettuare test. E questa ricerca, pubblicata su Bioprinting (ve la linko qui) è l’occasione perfetta per parlarne.
La pelle artificiale è vista sempre di più come un’alternativa più che valida (ed etica!) ai test sugli animali. La tecnologia delle bio stampanti 3D potrà giocare un ruolo fondamentale in questa trasformazione, diventando uno strumento cruciale per la creazione di modelli di pelle. E che pelle: sarà possibile ottenerla con parametri e caratteristiche precisi, permettendo di estendere test anche a prodotti pensati per categorie di persone fino ad oggi non adeguatamente rappresentate.
La pelle artificiale: una copia fedele dell’originale
Perché la pelle artificiale possa sostituire efficacemente la pelle naturale, deve rispettare alcuni elementi specifici. Innanzitutto, deve avere una struttura stratificata con quattro livelli, proprio come l’epidermide umana. Questa struttura funge da barriera selettiva, proteggendo la pelle da agenti chimici come inquinanti e prodotti topici, e da stress fisici come la luce solare, mantenendo allo stesso tempo l’umidità.
I ricercatori hanno messo alla prova questa “barriera” della pelle ottenuta da bio stampanti 3D per verificare se riuscisse a bloccare i detergenti irritanti. L’hanno esposta a una soluzione di sodio dodecil solfato a diverse concentrazioni per 18 ore. Non solo: hanno anche applicato una enorme gamma di creme e sostanze per valutarne la risposta. E i risultati?
Una risposta sorprendente
Le bio stampanti 3D hanno prodotto una pelle che ha risposto ottimamente, distinguendo con successo tra le sostanze irritanti e non.
Questa scoperta ha portato i ricercatori a dichiarare che la pelle bio-stampata può sostituire il test Draize, un attuale metodo di verifica della tossicità che oggi prevede l’applicazione diretta di sostanze sulla pelle di conigli.
Il team di ricercatori vuole andare oltre, progettando modelli di pelle bio-stampata sempre più complessi comprendenti epidermide, derma e ipoderma con cellule cutanee umane rappresentative. Questo modello più realistico consentirà test di sicurezza ed efficacia dei prodotti ancor più rigorosi, e molti meno animali impiegati. È solo l’inizio.
Bio stampanti 3D, un futuro senza sofferenza animale. E non solo.
Sempre più consumatori scelgono prodotti che non coinvolgono l’uso di animali. Il mercato ha già iniziato ad intercettare questa esigenza e propone sempre più alternative (sia di prodotti che di alimenti) senza derivati animali, come un cuoio “vegano” o latticini di origine solo vegetale.
Le bio stampanti 3D, come detto, muovono i primi passi: ma lo fanno nella direzione giusta. Quella di rendere finalmente obsolete le sofferenze che infliggiamo agli animali per ottenere risultati nella ricerca medica e merceologica.
Ad ogni modo, la ricerca nella bio-stampa non è solo un’alternativa etica ai test sugli animali. Potrebbe avere enormi implicazioni non solo per l’industria cosmetica e farmaceutica, ma anche per la medicina rigenerativa. Le bio stampanti 3D potrebbero infatti consentire di produrre tessuti personalizzati per la chirurgia ricostruttiva o per il trattamento delle ustioni. Inoltre, potrebbe favorire la comprensione delle malattie della pelle e la sperimentazione di nuove terapie.
In sintesi, è una tecnologia in grado di spostare i confini della nostra comprensione del corpo umano, offrendo nuove opportunità di trattamento e cura.