A quasi 45 anni di distanza dalla mia visione di “Guerre Stellari” (e 40 dal fantomatico “scudo spaziale” di Reagan), supero il mio stupore. Sto scrivendo un articolo che fa parte contemporaneamente delle categorie “militare” e “spazio”. Chi l’avrebbe mai detto? Tra esplorare seriamente il cosmo e combattere in orbita, sembra quasi più vicina la seconda prospettiva.
Gli USA non le mandano a dire
C’è un generale americano, Jesse Morehouse, che non ci gira intorno e parla apertamente di “guerra stellare”. Ha dichiarato che l’America è pronta a combattere nello spazio, se necessario, anche subito.
Non è uno scenario di fantascienza, e Morehouse non è uno qualunque: è un generale di brigata del Comando Spaziale degli Stati Uniti. Quando dice che il suo paese è pronto a combattere nello spazio, lo fa per mandare un messaggio chiaro: agli alleati degli USA, certo, ma soprattutto ai potenziali avversari come Russia e Cina. E questo mi porta alla seconda osservazione, naturale conseguenza.
Quali sono i potenziali obiettivi da combattere nello spazio?
Ovviamente non stiamo parlando di alieni (almeno fino a domani), né di navicelle spaziali armate di raggi laser. In una possibile guerra spaziale, gli attacchi sarebbero principalmente diretti ai satelliti altrui per destabilizzare le infrastrutture critiche.
I satelliti, come immaginate, giocano un ruolo cruciale nelle comunicazioni di difesa e nella navigazione.
Se qualcuno dovesse minacciare gli Stati Uniti d’America, o uno qualsiasi dei nostri interessi, inclusi quelli dei nostri alleati e partner con cui abbiamo trattati di reciproco supporto alla difesa, siamo pronti a combattere anche stasera stessa.
Jesse Morehouse, parlando all’Ambasciata americana di Londra
La nuova corsa allo spazio è (anche) militare
Negli anni ’60, l’Unione Sovietica era il principale contendente dell’America per portare un uomo sulla Luna. Oggi che il programma spaziale russo sembra perdere terreno in seguito a conflitti e sanzioni, il più serio e determinato contendente è il programma spaziale cinese.
Combattere nello spazio, dunque, è una prospettiva diventata plausibile, ma non per questo meno stupida. Basta ragionare sui possibili danni: perfino i semplici test di missili anti-satellite possono generare una nuvola di detriti spaziali, un rischio per altri satelliti e per le missioni spaziali.
D’altra parte, lo stesso Morehouse ha paragonato la creazione di una nuvola di detriti alla detenzione di “un’arma nucleare nel proprio cortile”, con gravi danni auto-inflitti.
Combattere nello spazio. Cosa volete che vi dica?
Non ho dubbi sulla propensione defli USA o di altre nazioni a “combattere anche stasera”, come su quella di mostrare i muscoli per difendere i propri interessi. Come non ho dubbi sul fatto che si stanno sviluppando tecnologie che possono mettere fuori uso i satelliti senza creare detriti spaziali. Il punto non è questo.
Il punto è che, con un doppio salto, nel giro di un semplice post sono già passato dall’incredulità al disgusto. Gli esseri umani non stanno evolvendo a sufficienza: e anziché risolvere i propri limiti e conflitti, li portano con sé anche fuori dal pianeta.
Proprio come in un film. Uno che non ci piace.