In un colpo di scena che ha scosso il mondo dei social media, Elon Musk ha trasformato il famoso uccellino blu di Twitter in un misterioso “X”. Ma non si tratta solo di un cambio di logo. Non è un singolo carattere, peraltro “conteso” con la X Company di Google, con Microsoft (che ha registrato la X per XBox) e… con un mucchio di cose. Dietro si nasconde una visione audace del futuro della comunicazione digitale. Una comunicazione che concentra mille funzioni in una sorta di app ‘universale’.
Mentre tutti si chiedono cosa significhi questo cambiamento, e ancora una volta si dividono tra hater e fanboy dell’uomo più ricco del pianeta, una cosa è certa: con Musk alla guida, Twitter, o meglio “X”, è destinata a sorprenderci in modi che non possiamo ancora immaginare.
L’ascesa di “X”: oltre il social media
Quando pensiamo ai social media, ci vengono in mente post, tweet (adieu), like e condivisioni. Elon Musk ha appena dato un colpo di roncola a tutto questo. Con l’introduzione di “X”, Twitter non è più solo un luogo dove condividere pensieri in almeno 280 caratteri (in realtà molti di più… Pagando). È un ecosistema in evoluzione, pronto a diventare un hub universale per idee, beni e servizi. Un’app per tutto, all-in-one, sul modello della cinese WeChat, dell’indiana PayTM e dell’Indonesiana GoJek.
Queste piattaforme permettono agli utenti di fare molto più che postare: possono inviare e ricevere pagamenti, guardare contenuti in streaming, ascoltare musica e persino prenotare taxi o ordinare cibo. Un pallino di Musk da prima ancora di acquisire Twitter, quando pensavamo volesse costruire da zero la sua infrastruttura.
Con “X”, Musk vuole portare queste funzionalità a un pubblico globale. E per l’ennesima volta potrebbe creare una corsa all’emulazione.
Parola d’ordine: ‘Universale’
Linda Yaccarino, la nuova CEO di Twitter, ha delineato la visione di “X” come lo “stato futuro dell’interattività illimitata”. Immaginate un mondo in cui potete interagire con audio, video, messaggi e persino servizi bancari, tutto in un’unica piattaforma. In sintesi: Netflix, Instagram, Tiktok, Paypal, Spotify, Uber e Deliveroo messi insieme. E con l’intelligenza artificiale a supporto.
Può sembrare folle, ma stiamo parlando di un tizio che parla di fondare città su Marte. E che all’inizio di questo mese ha ottenuto licenze per il trasferimento di denaro in tre Stati USA, giusto per ribadire che non si è svegliato ieri con “Zum zum” nella testa.
Ma… Perché “X”?
Anche questo è un vecchio pallino di Musk. Il dominio x.com (che ora punta al “fu Twitter”) è nelle disponibilità del tycoon americano fin dal 2000, quando era concentrato su Paypal. 17 anni dopo, sempre a suon di quattrini, lo ha acquistato proprio da Paypal.E pensate che X è anche la prima lettera di X Æ A-12, l’impronunciabile nome di suo figlio. Che “chiude” il nome della sua azienda aerospaziale, SpaceX. Ed è il nome del terzo modello Tesla, anno 2015.
Insomma, capirete che di ‘universale’, prima che un’app, sembra esserci la fissazione. E le fissazioni non sempre finiscono bene.
Si, alcune ‘super app’ hanno avuto successo: molti esperti del settore si chiedono però se un concetto simile potrebbe funzionare in Occidente. In altri termini: dopo averlo acquistato, Musk lancia l’uccellino in volo verso l’ignoto. O lo fa precipitare nel vuoto?
Se c’è una cosa che la carriera di Musk ci ha insegnato, è di non sottovalutarlo mai. È un genio? È matto?
Forse entrambe le cose. Il che rafforza la tesi.