Come un meteorite che colpisce la Terra causando un impatto tale da cambiare l’ecosistema, l’arrivo di ChatGPT ha scombussolato il panorama dell’innovazione: e le istituzioni educative non hanno fatto eccezione. Lo scorso febbraio ho scritto un libercolo sul tema e l’ho dedicato ai miei genitori, entrambi docenti. Nell’era in cui l’innovazione tecnologica sembra avanzare spedita, le scuole si sono trovate di fronte a una sfida inaspettata e rivoluzionaria.
Era ampiamente prevedibile: questa nuova forma di intelligenza artificiale avrebbe dato agli studenti con un pizzico di pratica la capacità di produrre saggi di livello universitario, risolvere problemi complessi e brillare nei test. “Come faranno le scuole,” mi dicevo, “a tenere la linea tra l’onestà accademica e la tentazione di utilizzare l’AI”? La risposta non è semplice, ma è essenziale affrontare la questione con occhi aperti, mente aperta e una solida comprensione delle potenzialità e delle limitazioni di queste tecnologie emergenti.
L’ascesa di ChatGPT: una benedizione o una maledizione?
Quando ChatGPT è stato rilasciato, ha scosso il mondo dell’istruzione come poche altre innovazioni hanno fatto. Mentre alcuni educatori vedevano in esso una minaccia, altri lo vedevano come un’opportunità.
La reazione iniziale di molte scuole è stata quella di bandire l’uso di ChatGPT e strumenti simili. Tuttavia, come spesso accade con le nuove tecnologie, proibire non ha fatto altro che alimentare la curiosità e l’ingegno degli studenti.
L’approccio “proibizionista” di scuole ed enti: un fallimento prevedibile
Le scuole che hanno tentato di bandire ChatGPT si sono rapidamente rese conto della futilità dei loro sforzi. Gli studenti, armati di smartphone e computer, hanno facilmente aggirato queste restrizioni.
Era ovvio. Molti di questi enti e scuole hanno successivamente revocato i loro divieti, riconoscendo la battaglia in salita che stavano affrontando.
La vera domanda che gli educatori si stanno ora ponendo non è se dovrebbero permettere l’uso di ChatGPT e di altre AI generative (tipo Claude.ai, ad esempio), ma COME possono integrarle in modo efficace nell’ambiente di apprendimento. La chiave sta nell’adattamento. Invece di resistere al cambiamento, le scuole devono abbracciarlo e cercare modi per utilizzare l’AI a loro vantaggio. Ce ne sono tanti.
AI generative nelle scuole: andiamo oltre la superficie
Certo, come detto ChatGPT può produrre saggi di alta qualità e risolvere problemi complessi, ma ha anche le sue belle limitazioni. Gli educatori devono comprenderle e insegnare ai loro studenti come utilizzare l’AI in modo etico ed efficace.
Ad esempio, invece di affidarsi esclusivamente a ChatGPT per scrivere un saggio, gli studenti potrebbero utilizzarlo come strumento di ricerca o come mezzo per ottenere una prospettiva diversa su un argomento, da integrare o affiancare al loro punto di vista originale.
Il futuro dell’istruzione con l’AI
Mentre scrivo, le scuole di mezzo mondo si avviano a riaprire i battenti, o hanno già riaperto. Sarà il primo anno scolastico completamente “coperto” dal fenomeno dell’intelligenza artificiale generativa. È fondamentale che scuole e università rimangano flessibili e aperte all’innovazione: l’AI ha il potenziale di rivoluzionare il modo in cui insegniamo e apprendiamo, ma solo se siamo disposti a cavalcare questo strumento.
ChatGPT e altre forme di AI rappresentano il futuro dell’istruzione, e con l’approccio giusto possono essere usate per creare una didattica più ricca, più coinvolgente e più efficace per tutti.