Nel cuore della Carolina del Nord, un segreto sepolto nel suolo potrebbe cambiare il corso della medicina moderna. La resistenza agli antibiotici, una delle sfide mediche più gravi del nostro tempo, potrebbe avere finalmente trovato un avversario degno di nota: il clovibactin. Estratto da un batterio unico, questo composto potrebbe non solo combattere le infezioni resistenti, ma anche prevenire la formazione di nuove resistenze.
La scoperta, realizzata dai laboratori di NovoBiotic, apre una nuova era di speranza nella lotta contro le malattie batteriche. Ma quali sono le reali potenzialità di questa molecola?
Clovibactin: la chiave nascosta nel suolo
La natura ha sempre avuto un modo affascinante di sorprenderci, e anche stavolta non fa eccezione. La resistenza agli antibiotici continua a preoccupare la comunità medica, ma la soluzione potrebbe essere stata sotto i nostri piedi tutto il tempo.
Tutto ha avuto inizio quando gli scienziati hanno isolato il clovibactin da una particolare ceppo di batterio, Eleftheria terrae, trovato nel suolo sabbioso della Carolina del Nord. Cosa rende il clovibactin così speciale? La sua modalità d’azione, che potrebbe rendere i patogeni meno inclini a sviluppare resistenza ai farmaci.
A dieci anni dal traguardo
Sebbene ci vogliano circa dieci anni per sviluppare un farmaco che i medici possano effettivamente utilizzare, l’entusiasmo del team di NovoBiotic, la start-up farmaceutica che ha recentemente portato alla luce le potenzialità del clovibactin è palpabile.
Il microbiologo della Northeastern University coinvolto nella ricerca, Kim Lewis, si è lasciato andare a dichiarazioni entusiastiche: “Penso che questalo sia il traguardo assoluto nell’evoluzione verso la prevenzione della resistenza agli antibiotici”. Aspettative altissime, se pensiamo al problema che bisogna risolvere al più presto.
La resistenza agli antibiotici attuali, e l’importanza di cercarne altri
La resistenza agli antibiltici è una delle principali minacce per la salute globale. Nel 2019, è stata la terza causa principale di morte a livello mondiale. Si prevede che entro il 2050 contribuirà a dieci milioni di morti all’anno, più di quanti ne produce l’inquinamento atmosferico.
In questo contesto, siamo solo all’inizio ma la scoperta del Clovibactin offre un barlume di speranza. Le sue caratteristiche sono davvero uniche, soprattutto nel modo in cui amplia la nostra comprensione degli antibiotici e delle loro possibilità future.
La sfida della coltivazione batterica
Una delle principali sfide nello sviluppo di nuovi antibiotici è che il 99% delle specie batteriche non cresce facilmente in laboratorio. Lewis e il suo team hanno adottato un approccio innovativo, estendendo il periodo di incubazione del suolo sabbioso nella speranza di incoraggiare nuovi tipi di batteri a crescere in laboratorio.
Ed hanno vinto la “scommessa”. Dopo tre mesi, è emersa una nuova specie, la Eleftheria terrae carolina da cui il team ha isolato il Clovibactin.
Un meccanismo d’azione unico
Il Clovibactin, vi accennavo prima, ha un modo unico di agire contro la resistenza agli antibiotici. Si posiziona sull’involucro interno dei batteri, legandosi a molecole di peptidoglicano, che i batteri utilizzano per costruire la loro membrana cellulare. Questo meccanismo costringe i batteri a distruggere la propria membrana in un tentativo vano di eliminare questo “intruso”.
Markus Weingarth, chimico dell’Università di Utrecht, sintetizza così: “Poiché il Clovibactin è stato isolato da batteri che non potevano essere coltivati prima, i batteri patogeni non hanno mai visto un antibiotico del genere e non hanno avuto tempo di sviluppare resistenza”.
Resistenza agli antibiotici, verso un futuro più sicuro
Nonostante l’entusiasmo, c’è ancora molta strada da fare. Tuttavia, la ricerca dimostra che la potenzialità è enorme: questa scoperta potrebbe non solo salvare vite, ma anche spianare la strada a nuove ricerche e innovazioni nel campo della medicina.
La ricerca è stata pubblicata nella rivista Cell. Per ulteriori dettagli e approfondimenti, vi consiglio di consultare l’articolo originale che vi linko qui.