Siamo sommersi da titoli allarmanti che gridano al crollo della domanda di veicoli elettrici. Ma aspettate un attimo, rallentiamo. Cosa c’è di vero in tutto questo? Vi parlo oggi di un argomento che sta facendo molto rumore, ma che potrebbe essere solo fumo negli occhi. Preparatevi a un viaggio tra dati, dichiarazioni e, perché no, qualche bugia ben confezionata.
L’inganno mediatico
Un fenomeno nelle ultime settimane sta dando fiato e vigore alle tesi di chi ama ficcare carcasse di dinosauri in un forno a quattro ruote. Commenti tronfi di orgoglio fossile prendono piede sui social, a base di “avete visto? L’auto elettrica è un bluff, sta crollando!”.
Akio Toyoda, strenuo conservatore, ha rialzato la testa dopo aver dichiarato lo scorso anno che sarebbe convenuto convertire le auto circolanti anziché produrre nuove auto elettriche. Ora scrive “ve l’avevo detto! L’auto elettrica non ha futuro”.
Già: a macchia d’olio, anzi di petrolio, si è sparsa l’idea che la domanda di veicoli elettrici sia in declino. Ma è davvero così? O è una mossa disperata delle case automobilistiche tradizionali per distogliere l’attenzione dai loro problemi?
La crescita di Tesla
Prima di tutto, diamo uno sguardo ai numeri. Tesla, il colosso dell’auto elettrica, sta crescendo a un ritmo quasi del 40%. E questo nonostante gli alti tassi di interesse e le interruzioni di produzione per i modelli 3 e Y. Quindi, dove sta il crollo?
La domanda globale è ancora in aumento del 50% quest’anno.
Paul Pallaghy, PhD e analista di settore
Le difficoltà delle case automobilistiche tradizionali
Di Toyota vi ho detto. Stellantis e le tedesche non sono da meno. L’emblema della scelta “coordinata” dei marchi tradizionali è Ford e GM, però. I due giganti dell’industria automobilistica stanno affrontando momenti difficili. Ford, ad esempio, ha guadagnato circa 1,8 miliardi di dollari (convertiti in euro, circa 1,5 miliardi) nel trimestre scorso con i veicoli a combustione interna, ma ha perso circa 1,3 miliardi di dollari (circa 1,1 miliardi di euro) sugli EV. Senza contare che lo sciopero in corso dei lavoratori del sindacato United Auto Workers sta costando a GM circa 200 milioni di dollari a settimana in perdite.
Tutti numeri che parlano da soli. Ciò nonostante, slittando progetti di qua e di là, la società ha comunque dichiarato di mantenere l’obiettivo di produrre un milione di veicoli elettrici in Nord America entro la fine del 2025. Fate vobis.
Serve solo che per qualche altro annetto la gente comune compri fossile, così da dare ossigeno alle vecchie aziende di diventare nuove. Poi, magicamente spariranno le notizie sulle auto elettriche che prendono fuoco come cerini.
La narrazione distorta
Molti media mainstream e analisti di Wall Street stanno diffondendo l’idea che la domanda di EV sia in calo. Ma è davvero così? O è solo un modo per giustificare la loro incapacità di competere con Tesla e altre case automobilistiche più innovative?
Questi ritiri indicano che le aziende hanno scommesso troppo sulle auto elettriche o che stanno semplicemente affrontando ostacoli nella loro trasformazione verso un futuro dominato dall’elettrico? Lo stesso CEO di GM, Mary Barra, ha dichiarato di credere nella seconda opzione. Jim Fairley alla Ford è stato ancora più onesto: ha promesso agli investitori profitti a partire dalla loro piattaforma EV di prossima generazione. Quella attuale, lo sanno anche loro, non è in grado di sostenere i costi.
Semplicemente, la mossa Tesla di tagliare i prezzi sulle sue auto ha di nuovo “rotto” il settore. Una mossa drastica, costosa (-44% di utile e titolo momentaneamente a – 9%), ma necessaria. Le case tradizionali, partite in ritardo sull’elettrico, non possono fare profitti se i prezzi calano. E se restano alti, le persone non sono ancora disposte ad acquistare. Cosa ci vedete di così epocale? È il mercato, bellezza. Se non sapete adattarvi ai cambiamenti, cambiate mestiere. Non è che possiamo avere per sempre le bighe con i cavalli, solo perché sapete solo produrre quelle e pagate gli “strilloni” per convincere il popolo che non serve altro.
Come stanno le cose, allora?
In conclusione, la domanda di veicoli elettrici non sta crollando; sta semplicemente esponendo le debolezze delle case automobilistiche tradizionali. E mentre queste ultime cercano di giustificare i loro fallimenti coperte da media ben allineati (che prima hanno suonato la fanfara per spingerle nella competizione, e ora dicono il contrario per limitare i danni).
Le case tradizionali hanno ancora un guadagno consistente vendendo i veicoli vecchi, veri e propri zombi a quattro ruote. Vogliono spremere questo limone e contemporaneamente colpire le aziende che hanno puntato unicamente sull’elettrico. Prendere aria, darsi il tempo di adeguarsi (a spese di chi si farà convincere a comprare ancora auto nuove a benzina, nell’anno 2024).
Nonostante le sfide, c’è motivo di essere ottimisti. Le nuove tecnologie stanno emergendo, e con esse nuove opportunità. I marchi che puntano sull’elettrico stanno letteralmente volando. I multipli di Tesla sono tra 10 e 20 volte più alti delle case automobilistiche tedesche, e aziende come la cinese Byd corrono ancora più forte. Non fatevi ingannare da narrazioni negative. Prima o poi smetterete di bruciare petrolio per muovervi, se non vi unirete alla musichetta “interessata” di qualche pifferaio. E sempre che non vi piaccia farlo.