Tenetevelo stretto finché dura, amanti della carne: il futuro del vostro piatto preferito potrebbe tingersi solo di verde. Un nuovo studio mostra come l’adozione di alternative vegetali alla carne e ai latticini potrebbe essere una delle mosse più intelligenti che potremmo fare per il nostro pianeta. Parliamo di un taglio di un terzo dell’inquinamento agricolo e di un arresto della deforestazione. Come è possibile? Guardiamo meglio.
Alternative vegetali alla carne impatto straordinario
Una recente ricerca pubblicata sulla rivista Nature Communications (ve la linko qui) ha rivelato che la scelta alimentare delle alternative vegetali alla carne, da qualcuno ritenuta marginale, potrebbe in realtà ridurre l’inquinamento agricolo globale di un terzo entro il 2050. E non è tutto: potrebbe anche contribuire a fermare la deforestazione e preservare la biodiversità.
Chi vi scrive mangia ancora carne. Sempre meno, sempre più di rado, quasi mai quella rossa: non riesco ad eliminarla del tutto perché mi piace, ma so che non abusarne può giovarmi. A parte tutto, mi è chiaro anche che l’agricoltura animale è una delle principali cause di inquinamento ambientale. I capi di bestiame producono moltissimo metano, un gas che è circa 80 volte più potente del biossido di carbonio nel riscaldamento globale. Appena 15 aziende di carne e latticini producono le emissioni inquinanti di metano pari a quelle dell’intera Unione Europea.
Serve un cambiamento
Non si tratta solo di una questione etica o di stile di vita. Secondo la co-autrice dello studio, Eva Wollenberg, le alternative vegetali rappresentano “un’opportunità critica per raggiungere obiettivi di sicurezza alimentare e climatici, oltre a quelli di salute e biodiversità a livello mondiale”. In altre parole, è un imperativo globale.
E non pensate che quella delle alternative vegetali sia solo una “fregola” di Europei e occidentali (anche perché nel vecchio continente il consumo di carne sta già crollando). La ricerca indica che una transizione verso cibi vegetali avrebbe il maggior impatto in Africa subsahariana, Cina e Asia sudorientale per quanto riguarda la riduzione della perdita di biodiversità. Per la riduzione dell’inquinamento da carbonio, invece, le regioni più avvantaggiate sarebbero l’Africa subsahariana e il Sud America.
Non serve diventare vegani
Via anche questo alibi: nessuno scrive che la carne si deve per forza abiurare. Adottare una dieta “orientata alle piante” (sostituendo anche solo alcuni pasti a base di carne con alternative vegetali) è un ottimo modo per contribuire. Migliore di quello che passa per l’imposizione di tasse sul consumo di carne. Alternative vegetali come fagioli, verdure, tofu o seitan due volte a settimana possono essere sostituti nutrienti e contributi consapevoli al benessere del pianeta.
Una tendenza, questa, destinata inesorabilmente a crescere di pari passo con la consapevolezza alimentare dei consumatori. Non è azzardato dire che la differenza si può fare semplicemente lasciando “l’amato” hamburger sugli scaffali del supermercato qualche volta di più.