Il licenziamento di Sam Altman da OpenAI ha scosso il mondo tecnologico. Solo pochi giorni prima del suo inatteso allontanamento, Altman aveva condiviso visioni audaci sul futuro dell’intelligenza artificiale.
Ora, queste parole assumono una risonanza profetica, quasi un presagio del tumultuoso cambio di rotta. L’interrogativo che si impone è: le sue “previsioni” hanno un ruolo in ciò che è accaduto?
Le parole inequivocabili durante l’evento OpenAI
L’annuncio del licenziamento di Altman sta generando un torrente di domande e ipotesi, non solo sul futuro di OpenAI, ma anche sulle implicazioni più ampie per l’intero settore dell’AI. È un evento di enorme portata per tutto il comparto dell’intelligenza artificiale, che produrrà conseguenze e spostamenti di rotta oggi non immaginabili. Qualcosa però possiamo provare a coglierlo dal contesto in cui è maturato l’accaduto.
Le recentissime dichiarazioni di Altman durante il DevDay Keynote di OpenAI, ad esempio. Al termine di un evento epocale per l’azienda, con il lancio delle GPTs, una sorta di “negozio di intelligenze artificiali” che fa letteralmente esplodere il settore, Altman non si ferma lí. Annuncia che quello, di fatto, non è nulla. Che nella manica la sua azienda ha un grosso, grosso asso pronto da tirare fuori.
A risentirle ora sembrano cariche di un’ironia amara. Parlavano di un futuro imminente in cui gli attuali sviluppi di OpenAI sarebbero sembrati “molto modesti” rispetto alla grandezza delle cose sulle quali i ricercatori si stavano occupando.
Quello che stiamo lanciando oggi sembrerà ridicolo rispetto a quello che stiamo
Sam Altman a fine evento – 6 novembre 2023
già creando per voi.
Mi sembra chiaro che lo sviluppo “sperimentale” di questi sistemi sia avanti di mesi, forse di anni rispetto alle versioni “commerciali”. E mi sembra altrettanto chiaro che la visione di Altman per l’azienda fosse chiaramente audace e innovativa, ma ora resta da chiedersi se questa stessa visione possa aver contribuito al suo improvviso addio.
Un futuro AI profetico?
In un contesto in cui le parole di Altman suonano quasi come un epitaffio anticipato della sua carriera in OpenAI, emerge un quadro più grande. Le sue previsioni non erano solo una semplice previsione tecnologica, ma forse un segno dei profondi cambiamenti in corso all’interno dell’azienda e dell’industria. Questo evento solleva interrogativi significativi: era forse troppo in anticipo sui tempi? O si sono presentati conflitti interni riguardo alla direzione futura dell’azienda?
Sotto la guida di Altman, OpenAI si è distinta come un leader nel campo dell’intelligenza artificiale, surclassando giganti tecnologici come Google e Meta. La società ha ottenuto successi straordinari con prodotti come GPT-4 e DALL-E, oltre a pionieristici servizi di AI. Il licenziamento di Altman (che ha già “portato con sé” l’abbandono di OpenAI anche da parte del Presidente, Greg Brokman, e di almeno 3 ricercatori chiave nell’azienda) suggerisce che differenze significative nella visione e nella strategia all’interno dell’organizzazione.
Le speculazioni e le conseguenze future
Il mondo dell’AI si interroga da ore: cosa ha portato al licenziamento di una figura così centrale e importante come Altman? Le conseguenze nella sua portata non sono ancora chiare, ma è certo che un evento del genere cambia istantaneamente tutte le dinamiche dell’industria legata all’intelligenza artificiale. Le speculazioni? Tante. E tutte senza conferme ufficiali.
Circostanze di un importante accordo: Altman potrebbe aver preso decisioni importanti senza il pieno coinvolgimento del consiglio di amministrazione, indicato dalla mancanza di trasparenza nelle comunicazioni;
Disaccordo sulla strategia a lungo termine: Potrebbero esserci state divergenze tra Altman e il consiglio riguardo alla strategia futura di OpenAI, in particolare sulla sostenibilità finanziaria (su questo in particolare ho una domanda, a fine articolo).
Problemi finanziari: Altman potrebbe aver sottovalutato o nascosto i costi operativi di OpenAI, o avrebbe potuto perseguire progetti interni costosi contro il parere del consigli.
Incidente di sicurezza o privacy: Ci sono state speculazioni su un possibile grosso problema di sicurezza o privacy legato ai prodotti di OpenAI, che Altman avrebbe potuto minimizzare.
Differenze etiche o filosofiche: Il forte entusiasmo di Altman per l’intelligenza artificiale generale potrebbe aver creato tensioni con il consiglio, che potrebbe preferire un approccio più misurato.
Questioni legali e di proprietà Intellettuale: C’erano preoccupazioni che OpenAI potesse affrontare responsabilità legali per l’uso di materiali protetti da copyright nei suoi modelli di IA.
Questioni Personali: Nonostante non ci siano conferme ufficiali, è stato ipotizzato che il comportamento personale di Altman (per presunti abusi ai danni di sua sorella Annie) potrebbe aver giocato un ruolo nel suo licenziamento.
Restano quelle parole, e una domanda.
Il contributo di Sam Altman ad OpenAI e all’industria dell’AI rimarrà un punto di riferimento significativo, ma il suo addio pone anche un segno di domanda sul futuro dell’azienda e sull’evoluzione del campo dell’intelligenza artificiale.
Tornando alle sue “previsioni profetiche”, faccio una considerazione. OpenAI, come sapete, è una società senza scopo di lucro che controlla completamente la sua sussidiaria for-profit, OpenAI Global, LLC. Quest’ultima è autorizzata a commercializzare la sua tecnologia, ma è soggetta alla missione del nonprofit, che è quella di raggiungere l’intelligenza generale artificiale (AGI), o un’intelligenza artificiale che può “superare gli umani nella maggior parte del lavoro economicamente prezioso”, come definito da OpenAI.
Il consiglio di OpenAI ha il potere di determinare quando l’azienda ha raggiunto l’AGI e di escludere quest’AGI dalle licenze di proprietà intellettuale e da altri termini commerciali, inclusi quelli con Microsoft, uno dei maggiori investitori di OpenAI.
Ciò detto, senza dietrologie ma con tanta curiosità: cos’è andato storto improvvisamente tra Ilya Sutskever, Sam Altman e Greg Brokman? Il primo ha messo alla porta gli altri due nel giro di un’ora, a mercati ancora aperti, con una scelta tanto rapida quanto, evidentemente, affrettata ed urgente.
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