Per molti, l’olotrasporto potrebbe suonare come un termine futuristico. In realtà, si tratta della capacità di rappresentare una persona che fisicamente è in un altro luogo attraverso immagini tridimensionali.
Il mondo sta esplorando le potenzialità di questa tecnologia (penso a sviluppi come Portl o Starline di Google), ed è bello vedere che anche l’Italia può contribuire attivamente a questo campo.
Due parole in più sull’olotrasporto
Molti di voi ricorderanno la famosa scena di “Guerre Stellari” in cui la principessa Leia appare come un ologramma. Questa rappresentazione cinematografica, sebbene fantastica, non era poi così lontana dalla realtà di oggi. L’olotrasporto va oltre la semplice proiezione di un’immagine. Si tratta di una rappresentazione tridimensionale di una persona che, pur essendo fisicamente in un luogo, può “apparire” in un altro grazie alla tecnologia.
Un esempio concreto? L’evento live organizzato a Roma da Media Engineering. Durante l’evento, un relatore è stato “teletrasportato” da Bologna a Roma, permettendo al pubblico di interagire con lui come se fosse fisicamente presente sul palco. Una dimostrazione che ha mostrato non solo le capacità tecniche dell’azienda, ma anche le potenzialità dell’olotrasporto come strumento di comunicazione.
Più tempo per la comunicazione di qualità
Antonio Franzese, co-fondatore di Media Engineering, ha sottolineato l’importanza di superare i limiti spazio-temporali attraverso l’olotrasporto. La fedeltà della proiezione olografica del corpo umano è il fattore in più che può fare la differenza.
Con alti standard di definizione e l’avvento dell’intelligenza artificiale, dice Franzese, le possibilità di interazione e comunicazione sono destinate a crescere.
In che modo?
immaginate la possibilità di costruire un proprio avatar digitale con aspetto, voce e corporeità identici alle nostre, in grado di presentare per noi un’iniziativa e raccogliere feedback da un pubblico reale e distribuito ovunque.
Un plus che permetterebbe, per fare un esempio, di massimizzare il tempo “umano”, quello che dedichiamo di persona (anche in quel caso fisicamente o da remoto).
Un po’ come avere il “dono dell’ubiquità tecnologica”.
In bocca al lupo, amici. Dedizione, passione e impegno nell’innovazione sono un esempio per tutti noi e rappresentano una testimonianza del potenziale che l’Italia ha nel campo della tecnologia e dell’innovazione.