Nel mondo digitale di oggi, OnlyFans si è affermato come un pilastro dell’economia dei creatori, specialmente nel settore dei contenuti per adulti. La piattaforma ha rivoluzionato il modo in cui i contenuti espliciti vengono prodotti e consumati, offrendo agli utenti la possibilità di monetizzare direttamente il proprio pubblico. Nel solo 2021, i guadagni dei creatori su OnlyFans hanno raggiunto i 5,5 miliardi di dollari, un boom che ha coinciso con il periodo della pandemia.
Il caso di Bryce Adams: come nasce una “Mansion 2.0”
Quella di una creator, Bryce Adams, è una figura paradigmatica in questo scenario. La Adams gestisce un’impresa OnlyFans in Florida che genera circa 10 milioni di dollari all’anno. La sua attività impiega oltre 20 persone e funziona come una startup tecnologica, ottimizzando i contenuti e analizzando i dati per massimizzare i guadagni.
Il suo team, con una busta paga aziendale che supera il milione di dollari all’anno, opera da un complesso casa-ufficio-studio da 2,5 milioni di dollari, che mostra l’efficienza e la scalabilità del suo modello di business. Una piccola industria mediatica che scimmiotta la “Mansion” di Hugh Hefner, sorta dal nulla in due anni. Questo vi fa capire l’assalto alla diligenza che attira frotte di aspiranti “creator” su OnlyFans.
Non tutto è oro, anzi
Nonostante le storie di successo come quella di Bryce Adams possano sembrare allettanti, la realtà di OnlyFans è spesso meno dorata. La maggior parte dei creatori su OnlyFans si trova in una situazione ben diversa. La piattaforma ha una distribuzione del reddito estremamente polarizzata: nel 2020, l’1% dei creator guadagnava il 33% dei ricavi totali, lasciando buona parte degli utenti con guadagni inferiori a 145 dollari al mese. E molti del tutto a bocca asciutta.
Questa disparità solleva questioni di equità e sostenibilità a lungo termine. Molti si iscrivono su OnlyFans attirati da notizie che magnificano i guadagni, sperando di arrotondare i propri introiti. Tuttavia, si trovano rapidamente a navigare in un mercato saturo, dove solo una piccola élite riesce a guadagnare somme significative. La realtà è che per molti, OnlyFans non è una strada verso la ricchezza facile, ma un campo di battaglia competitivo dove il successo richiede non solo contenuti attraenti, ma anche una strategia di marketing sofisticata e una costante dedizione.
Una sfida di marketing e dati
L’efficienza operativa di Adams è notevole. La sua azienda utilizza strumenti software avanzati per tracciare milioni di punti dati sui clienti, ottimizzando i messaggi e i contenuti. Questo approccio analitico, che ha portato i suoi account OnlyFans a guadagnare 16,5 milioni di dollari in vendite dal 2021, attirando oltre 1,4 milioni di fan, sottolinea l’importanza di una strategia di marketing sofisticata nell’economia dei creatori. E non è neanche l’esempio di maggior successo.
La natura stessa dei contenuti su OnlyFans può portare a considerazioni etiche e preoccupazioni sullo stigma sociale. Un bel po’ di propaganda mascherata da informazione dipinge la piattaforma come un mezzo di empowerment e indipendenza finanziaria, ma sono già tante le persone che si trovano a dover gestire le conseguenze di una breve “carriera” non sfociata nel successo, ma solo nell’esposizione della propria intimità mercificata.
Il rischio di una società di marionette digitali
Nel contesto di piattaforme come OnlyFans e fenomeni come i Non-Playable Characters (NPC), del quale parlerò in altra sede, emerge un inquietante scenario sociale: l’individuo rischia di essere percepito non più come un ente autonomo, ma come una super marionetta manipolabile a piacimento. Questa tendenza, che si sta diffondendo in vari ambiti dell’intrattenimento digitale, solleva preoccupazioni profonde sul futuro della nostra identità e autonomia personale.
In queste piattaforme, il successo sembra essere sempre più legato alla disponibilità dell’individuo a sottostare a una certa manipolazione, sia essa sotto forma di adattamento ai desideri del pubblico, alla conformità con le tendenze dominanti o alla performance di ruoli e identità che possono essere lontani dalla propria essenza. Questa dinamica non solo riduce l’individuo a un oggetto di consumo, ma mina anche la sua capacità di agire come un soggetto autonomo e indipendente.
Onlyfan è l’ariete del neo conformismo?
Il pericolo è che questo modello di interazione non rimanga confinato alle “riservate mura” dei nostri schermi privati collegati ad OnlyFans o a qualsiasi piattatorma di intrattenimento, ma inizi a permeare altri aspetti della società. Potremmo trovarci in un mondo dove la pressione per conformarsi a certi standard e aspettative diventa così pervasiva da influenzare le nostre decisioni, i nostri comportamenti e persino i nostri valori. In un tale scenario, l’unicità e l’autenticità dell’individuo vengono sacrificate sull’altare dell’approvazione e del successo digitale.
Questo rischio ci riguarda tutti: è fondamentale riflettere su come vogliamo che le tecnologie influenzino la nostra società e la nostra identità. Dobbiamo chiederci se stiamo costruendo un futuro in cui l’individuo è valorizzato per la sua autenticità e autonomia, o uno in cui viene premiato per la sua capacità di adattarsi e conformarsi a un modello imposto.
La risposta a queste domande definirà non solo il futuro delle piattaforme digitali come OnlyFans, ma anche la natura stessa della nostra convivenza sociale.