“Sto desiderando fantasia”. Tenete bene in mente queste parole di Li Edelkoort, pronunciate durante un’intervista con il magazine Dezeen. Sono una chiamata alle armi, anzi: alle arti. Un segnale forte, in un’era in cui l’intelligenza artificiale e la robotica stanno ridefinendo le basi stesse del nostro vivere. E noi? Come reagiremo?
Se il futuro sarà un neo feudalesimo privato, i robot saranno i nuovi schiavi dei ricchi (e forse, in parte della “classe media”, se ce ne sarà una). La Edelkoort, che con grande sensibilità anticipa spesso grandi cambiamenti, come quelli sociali del Covid che colse fin dai primi giorni, “vede” la prossima reazione culturale. In tre parole? Arts and Craft.
Un neo feudalesimo, e un neo “Rinascimento”
Anzitutto: Art and Crafts (letteralmente “Arti e mestieri”) vi dice qualcosa? Piccolo recap: è un movimento artistico nato nella seconda metà dell’Ottocento in Inghilterra. Si opponeva all’industrializzazione e alla produzione di massa, enfatizzando la bellezza dell’artigianato e l’individualità dell’artista. William Morris, figura emblematica di questo movimento, propugnava un ritorno alle arti manuali e, ad esempio, alle decorazioni che ponevano l’accento sull’armonia tra design e natura.
Ebbene, in apparente (e totale) controtendenza, per Li Edelkoort la nostra prossima rivoluzione culturale potrebbe passare per una rinascita di questo movimento. Sono stato il primo a stupirmi: la sua previsione ai nostri tempi, con AI e robotica che dominano il panorama tecnologico, suona paradossale.
È la Edelkoort, purtuttavia. E la sua visione, influenzata dalla sua straordinaria carriera di trend forecaster, mi ha portato a interrogarmi sul ruolo dell’umanità in un futuro sempre più automatizzato.
Ieri padroni del vapore. Oggi, padroni dei robot.
AI e robot sono, a tutti gli effetti, una nuova forma di colonialismo. È vero o no? Ci sono ancora persone su navi che vanno a deportare gente per farla lavorare nei campi (riformulo: su queste navi la gente ci sale da sola). Al contempo, ci sono persone che si accaparrano in massa delle GPU che faranno da forza lavoro passando con sfrontata disinvoltura dal sogno del metaverso a quello dell’intelligenza artificiale.
Lo sapete: nel corso della Storia, ogni rivoluzione tecnologica ha portato con sé nuove forme di potere e sfruttamento. Per questo, anche l’introduzione dell’intelligenza artificiale nel tessuto della società moderna solleva interrogativi etici fondamentali: chi detiene il controllo di queste tecnologie? E come influenzeranno la distribuzione della ricchezza e del potere?
L’era dell’amatore
Edelkoort parla di un’epoca futura, che definisce “l’era dell’amatore”, in cui la creatività umana e l’artigianato avranno un ruolo centrale. In questo contesto, la tecnologia AI e la robotica serviranno non tanto (e non solo) a sostituire l’uomo, quanto a liberarlo dalle attività più meccaniche e ripetitive, permettendogli di dedicarsi a passioni e mestieri più creativi.
Schiere di robot al lavoro per permetterci di coltivare arti e mestieri: dove l’ho già sentita questa? Ah. Si. Nei miei sogni. Perché questa prospettiva offre uno sguardo parecchio ottimista su come potremmo reinventare il nostro futuro, nonostante le sfide poste dall’avanzamento tecnologico.
Arti e influenze dal Sud del mondo
Tra le previsioni dell’esperta belga, una bella apertura che mi scalda il cuore, data la mia residenza geografica, professionale e spirituale. Edelkoort guarda anche alle influenze emergenti dai sud del mondo, anzi: per usare sue parole, dal Global South. Dal Proud South.
Pertanto potrebbe sorgere la tendenza a cercare ispirazione in culture, colori e tradizioni che si allontanino dalla “monocultura” del design occidentale. Una svolta nell’industria del design, ma non solo. Un fuoco di diversità e multiculturalità vere (non quelle “surrogate” e somministrate oggi), che si propaghi come un elemento chiave di innovazione e creatività.
È davvero possibile? Di più. È fondamentale.
Il futuro non è terra straniera. È terra che va arata, irrorata, coltivata con cura e attenzione. E questo futuro, il nostro, sarà plasmato dalla relazione (oso dire dall’equilibrio) tra tecnologia e creatività umana.
La visione di Li Edelkoort è un monito contro l’asservimento alla tecnologia, ma anche un invito a immaginare un futuro dove arti, culture e tecnologie coesistono in armonia, portando a un mondo più equo e creativamente stimolante.
Suonerà retorico, ma lasciatemi concludere: robot ed intelligenza artificiale sono hardware e software alternativi a quello umano. “Brutte copie” di corpo e mente. Potranno sostituirci, e lo faranno, in molte cose che sappiamo fare. Non potranno però sostituirci in ciò che ci piace fare, nel nostro desiderio di fantasia.
Perché il piacere è nostro. No?