Immaginate di poter riparare dei legamenti strappati con la stessa efficacia con cui un guscio d’uovo protegge il suo fragile contenuto. È l’obiettivo della scoperta rivoluzionaria di un team di ricercatori dell’Università McGill in Canada. Ispirandosi al modo in cui il guscio d’uovo si ancora alla membrana interna, gli scienziati hanno individuato una serie di “nanospilli” minerali che creano un’interfaccia solida e flessibile tra due materiali molto diversi. Molto diversi: uno duro e rigido, l’altro morbido e flessibile.
Questa scoperta potrebbe avere un impatto significativo sulla chirurgia ricostruttiva. In particolare per la riparazione di legamenti come il legamento crociato anteriore, che spesso richiede interventi ulteriori a causa del cedimento dell’impianto.
I “nanospilli” del guscio d’uovo come modello per la chirurgia
Il guscio d’uovo è una struttura davvero ingegnosa. Si forma in sole 20 ore da un insieme di fibre organiche e si compone di una parte esterna rigida e calcarea e di una membrana interna flessibile e umida. Le due parti sono saldamente ancorate tra loro grazie a tantissimi minusci spilli minerali che il guscio invia nella membrana.
Questa struttura offre diversi vantaggi:
- Forza e resistenza: il guscio è in grado di proteggere il fragile embrione all’interno da urti e pressioni.
- Flessibilità: la membrana interna consente al guscio di adattarsi alle dimensioni del pulcino in crescita.
- Impermeabilità: il guscio impedisce la penetrazione di batteri e altri agenti patogeni.
Applicazioni nella chirurgia dei legamenti
I ricercatori dell’Università McGill credono, come detto, che i “nanospilli” del guscio d’uovo possano essere utilizzate per migliorare le tecniche di riparazione dei legamenti. L’idea è di creare materiali biocompatibili con questi “nanospilli” in grado di ancorare saldamente i tessuti molli a quelli duri, prevenendo lo scollamento e favorendo una guarigione più rapida e duratura.
Ancora una volta la biomimetica apre nuove possibilità: in futuro, questa tecnologia potrebbe essere utilizzata per riparare non solo i legamenti, ma anche altri tessuti come le ossa, le cartilagini e i tendini.
Se desiderate approfondire l’argomento, potete consultare l’articolo originale pubblicato sulla rivista iScience, ve lo linko qui.