Benvenuti nella rivoluzionaria era dell’Intelligenza Ibrida, dove l’ingegno umano e l’intelligenza artificiale si uniscono per formare un “dream team” che non ha precedenti nella Storia. Prendetela come una riedizione dell’incontro tra l’uomo e il cavallo, ma moltiplicato per milioni di volte. Questo campo innovativo, situato all’incrocio tra capacità umane e avanzamenti tecnologici, ridefinirà radicalmente le nostre vite. Potenzierà le abilità umane, influenzerà il tessuto della forza lavoro e aprirà nuovi sentieri per un futuro in cui la collaborazione tra umani e tecnologia sarà fondamentale. Ma che dico: decisiva. A che punto siamo?
Intanto definiamo un po’ i confini dell’intelligenza ibrida
L’intelligenza ibrida non si limita a una semplice assistenza AI agli umani; è una più profonda integrazione di due tipologie di dinamica (direi di “intelligenza”, ma i puristi non riconosceranno il termine applicato alle macchine). Due “processi” che si completano a vicenda, sfruttando rispettivamente i punti di forza e di debolezza. L’AI eccelle nel processare enormi quantità di dati e nel riconoscimento di schemi, ma manca di intelligenza emotiva, creatività e ragionamento morale, qualità invece intrinseche agli esseri umani.
I sistemi ibridi sono progettati per capitalizzare queste forze distinte, portando a risultati che nessuno dei due (inutile fare della filosofia spicciola, è così) potrebbe raggiungere da solo. Cosa potranno portarci i sistemi di intelligenza ibrida nel prossimo futuro? Vediamo un po’.
Potenziamento delle capacità umane
Nel settore sanitario, l’intelligenza ibrida sta già migliorando l’accuratezza diagnostica e l’efficienza del trattamento. Watson Health di IBM assiste i medici nella diagnosi e nello sviluppo di piani di trattamento per i pazienti oncologici. Analizzando la letteratura medica e i dati dei pazienti, Watson fornisce raccomandazioni basate sulle ultime ricerche, che i medici poi valutano e contestualizzano in base al loro giudizio professionale e all’interazione con il paziente.
Nel settore finanziario, i sistemi ibridi vengono utilizzati per valutazioni del rischio più sfumate e sofisticate. La piattaforma COiN utilizza l’apprendimento automatico per interpretare gli accordi di prestito commerciali, un compito che precedentemente consumava 360.000 ore di lavoro all’anno. Questo strumento AI fornisce un’analisi preliminare rapida, che gli esperti finanziari riesaminano e finalizzano, garantendo accuratezza e conformità a normative complesse.
Nel mio settore, quello creativo, l’AI non sta sostituendo ma potenziando l’ingegno umano. Potrei fare mille esempi, vi cito l’ultimo finito davanti ai miei occhi. AIVA (Artificial Intelligence Virtual Artist), un compositore AI, crea pezzi musicali utilizzati in film e videogiochi. Queste composizioni sono spesso ulteriormente raffinate e arricchite da compositori umani, creando un mix armonioso di idee generate dall’AI e creatività umana.
Menzione a parte merita il tema “servizio clienti”.
L’intelligenza ibrida lo trasformerà radicalmente, facendo esplodere il commercio conversazionale come mai prima d’ora. Chatbot alimentati dall’AI gestiranno query di routine, mentre questioni più complesse verranno delegate a rappresentanti umani. Questa combinazione garantisce già molta efficienza e mantiene il tocco umano dove è più necessario. E sarà l’arma vincente di tutte le attività del futuro.
L’apporto dell’intelligenza ibrida, tuttavia, non si fermerà certo alle nostre attività professionali. Entrerà con leggerezza (chissà se con grazia) nelle nostre case e nelle nostre vite, e prenderà anche posto negli oggetti che utilizziamo. Una sorta di “animismo elettronico” che produrrà effetti oggi non perfettamente immaginabili.
L’intelligenza ibrida nella vita quotidiana
Se mi chiedono un esempio di come l’intelligenza ibrida prenderà sempre più parte della vita di tutti i giorni, rispondo immediatamente chiedendo al mio interlocutore se conosce il termine “domotica”. Nel caso mi risponda “no”, gli dico che non si è perso nulla, fino ad oggi. Se mi dice “si”, semplicemente gli suggerisco di dimenticare questa parola, perchè non gli servirà. Almeno tra 30 anni, intendo. Nelle tecnologie per la casa intelligente, gli assistenti AI come Amazon Alexa o Google Home saranno nei nostri ricordi l’equivalente delle vecchie radio a transistor. Il nuovo “genius loci” alla lunga diventerà invisibile. L’intera casa ci parlerà, e parlerà a ciascuno dei suoi ospiti conoscendo perfettamente le loro differenze e le loro caratteristiche, creando “relazioni” abitative personalizzate ed efficienti. Imparerà dalle preferenze e dalle routine umane, regolando l’illuminazione, la temperatura o suggerendo ricette in base agli ingredienti disponibili.
Poi, ci sono i progressi nell’educazione. Qui, gli strumenti AI forniscono esperienze di apprendimento personalizzate basate sui dati delle prestazioni degli studenti. Queste intuizioni vengono poi utilizzate dagli educatori per adattare i loro metodi di insegnamento alle esigenze individuali di ciascuno studente, risultando in un processo di apprendimento più efficace e coinvolgente. Per approfondire l’argomento c’è un articolo dedicato, lo trovate qui.
L’impatto sulla forza lavoro umana
L’ascesa dell’intelligenza ibrida, come dicevo, sta ridefinendo il mercato del lavoro. Non si tratta necessariamente di macchine che sostituiscono gli umani, ma di ruoli in evoluzione. I lavori verranno sempre più ridisegnati per concentrarsi maggiormente su compiti che richiedono empatia, creatività e giudizio morale umani. Ad esempio, nella produzione, i robot guidati dall’AI gestiranno compiti ripetitivi, mentre i lavoratori umani si concentreranno sul controllo qualità, sull’indice di soddisfazione dei clienti e sulle attività di risoluzione dei problemi.
Questo cambiamento finirà per migliorare la stessa soddisfazione lavorativa di chi è impiegato, riducendo i compiti monotoni. Ovviamente non sono qui per suonare il violino: questa transizione porterà con sé delle sfide e dei passaggi dolorosi, anzi: dolorosissimi. C’è una crescente necessità di riqualificazione e aggiornamento delle competenze, poiché i dipendenti dovranno adattarsi a un luogo di lavoro dove la collaborazione con l’AI è la norma. Riformulo: adattarsi o uscire di scena (magari a favore di impieghi ancora più centrati sulla persona e sul fattore umano). Organizzazioni e istituti educativi dovranno svolgere un ruolo cruciale nella preparazione della forza lavoro per questa nuova era.
Siamo pronti?
Il discorso sull’intelligenza ibrida cambierà quasi ogni giorno: per questo le questioni nuove saranno di continuo sul banco. Da quelle etiche, in particolare riguardo alla privacy dei dati, alle nuove responsabilità delle autorità decisionali. Mentre integriamo l’AI più profondamente nelle nostre vite e nel nostro lavoro, diventa fondamentale stabilire linee guida chiare e standard che rispettano sempre di più la parte umana di questa “squadra” ibrida. Detto tra noi, un giorno potrebbero perfino essere necessarie norme che tutelino la parte artificiale.
Nel complesso, l’intelligenza ibrida rappresenta una nuova frontiera in cui l’intelligenza umana e quella delle macchine si fondono per migliorare le capacità e creare opportunità in precedenza inimmaginabili. Se non vogliamo scontrarci con questa sinergia, dobbiamo prepararci ad abbracciarla plasticamente: l’obiettivo dovrebbe essere quello di sfruttare i punti di forza di entrambi i tipi di “intelligenza”. Affrontare sfide complesse e guidare l’innovazione, pur essendo consapevoli delle implicazioni etiche e garantendo che la forza lavoro sia attrezzata per questo cambiamento trasformazionale.
Perchè il futuro dell’intelligenza ibrida non riguarda solo l’avanzamento tecnologico, ma riguarda la creazione di un nuovo paradigma di collaborazione tra umani e macchine. Stiamo aggiungendo un posto a tavola per un ospite che può essere molto educato e molto ingombrante: spetta a noi stabilire le regole di questo galateo.