La diversità genetica delle colture è fondamentale per l’adattamento e la resilienza delle piante, ma la perdita di varietà di semi sta mettendo a rischio la sicurezza alimentare globale. Per questo motivo, è in atto una corsa contro il tempo per salvare i semi del pianeta, e l’ultima mossa è stata compiuta dallo Svalbard Global Seed Vault, la “banca dei semi” situata in una grotta di permafrost nell’Artico.
Il deposito ha recentemente ricevuto un numero record di nuovi contributori. Ben 23 seed bank provenienti da tutto il mondo hanno depositato semi per preservare la biodiversità vegetale e garantire la sicurezza alimentare futura. Un passo importante nella lotta contro la perdita di biodiversità e per la salvaguardia del nostro pianeta.
L’Arca di Noè dei semi accelera la raccolta
Lo Svalbard Global Seed Vault è stato inaugurato nel 2008 come ultima risorsa per preservare i semi di tutto il mondo da eventi catastrofici come guerre, pandemie e cambiamenti climatici. Operazione piuttosto previdente, alla luce degli anni successivi. Situato su un’isola a metà strada tra la Norvegia e il Polo Nord, il deposito è costituito da una serie di cave scavate nel permafrost, che mantengono i semi a una temperatura costante di -18°C.
Chi lo gestisce? Si tratta della Crop Trust, un’organizzazione no-profit che lavora per preservare la biodiversità vegetale in tutto il mondo.
Preservare la diversità genetica in questa fortezza artica garantisce l’adattabilità e la resilienza delle nostre colture, assicurando la sicurezza alimentare per le generazioni future
Stefan Schmitz, direttore esecutivo della Crop Trust
Se volete fare un giro (virtuale) nel “caveau” dell’agricoltura mondiale, trovate tutto qui.
A che serve un deposito mondiale di semi?
Farò finta di non aver sentito la domanda. Mi limiterò a dire che dalla sua istituzione, il deposito di semi di Svalbard ha già dimostrato la sua importanza nel preservare la biodiversità vegetale. E lo ha già fatto due volte. Tra il 2015 e il 2019, ha fornito semi a ricercatori e agricoltori siriani per aiutarli a ricostruire le loro colture dopo la guerra civile. Di recente, invece, ha messo in salvo i semi di riso del Centro internazionale per la ricerca agricola nelle zone tropicali umide (CIAT), che ha dovuto trasferire la sua collezione dalla Colombia a causa dell’instabilità politica.
Tutti i nuovi arrivi
La recente deposizione di semi, come detto, è una mossa cruciale per la biodiversità vegetale e per l’agricoltura del pianeta. In pratica, la “collezione” nata 16 anni fa è cresciuta del 30% in un solo colpo. Ora conta 111 seed bank di 77 paesi. Si, ben 77 paesi hanno un “backup” delle loro piante a Svalbard, secondo il ministero dell’agricoltura e dell’alimentazione norvegese.
Tra i nuovi arrivi ci sono seed bank provenienti da Bosnia ed Erzegovina, Camerun, Indonesia, Kazakistan, Kenya, Madagascar, Nigeria e Zambia. I semi depositati includono anche colture come fagioli, orzo, mais, miglio e sorgo.
La corsa contro il tempo per salvare i semi del pianeta continua, ma oggi segna una tappa importante.