Le pagine dei risultati dei motori di ricerca, compreso quello di Google, sono diventate una discarica a cielo aperto. Montagne di spazzatura digitale a perdita d’occhio. Cumuli di contenuti che sfruttano l’AI non per arricchire e organizzare le informazioni, ma con il solo scopo di posizionarsi in cima ai risultati.
A quanto pare (forse indispettita anche dalle battute d’arresto* della sua, di intelligenza artificiale), l’azienda di Mountain View ha deciso di rimboccarsi le maniche e fare le pulizie di primavera nei suoi indici.
L’annuncio shock: -40% di trash AI online
In un post sul blog ufficiale che ha scosso la comunità dei SEO come un terremoto, Big G ha annunciato una serie di aggiornamenti al suo algoritmo di ranking per ripulire i risultati di ricerca dal “trash AI”. L’obiettivo dichiarato è ridurre del 40% la presenza di contenuti spazzatura online, quelli creati in modo automatico senza un briciolo di valore aggiunto o originalità.
Una mossa coraggiosa che sa di resa dei conti: da una parte la sola creatività umana o l’intelligenza artificiale usata in modo creativo e virtuoso, dall’altra gli speculatori senza scrupoli che la sfruttano per inquinare il web pur di guadagnare qualche click. Che la battaglia abbia inizio.
Nel mirino i contenuti “acchiappa-click”
I principali bersagli di questa offensiva sono tre: i contenuti generati dall’AI in modo automatico e ottimizzati SEO, i testi di bassa qualità pubblicati da terze parti su siti autorevoli per “rubare” ranking e visibilità, e i vecchi domini di valore riesumati e riempiti di robaccia per sfruttarne la reputazione. Pratiche scorrette che hanno trasformato intere porzioni del web in desolate distese di mediocrità.
Non sarà un’operazione semplice, ovviamente. Google dovrà attuare complessi affinamenti dei suoi sistemi di ranking. La posta in gioco però è altissima: la credibilità stessa del motore di ricerca più usato al mondo e l’esperienza di miliardi di utenti che ogni giorno cercano risposte e si ritrovano sommersi di risultati inutili o fuorvianti.
L’incubo di un web invaso dai “contenuti umanoidi SEO”
Lo scenario che si prospetta se non si argina il fenomeno è da incubo: un web invaso da eserciti di “umanoidi” artificiali, programmati solo per compiacere gli algoritmi di Google a colpi di parole chiave e link. Cyborg ottimizzati per il ranking ma privi di anima e di valore per chi legge. Un mondo distopico, che non mi consola aver preannunciato, in cui l’originalità è bandita e la qualità soccombe sotto il peso di tonnellate di testi tutti uguali, anonimi e intercambiabili.
Contro questo orrore distopico Google ha giurato di combattere con tutte le sue forze. Perché un Internet senza contenuti autentici e stimolanti, in fondo, non è molto diverso da una Terra invasa dagli zombi. Solo che qui a nutrirsi del nostro cervello non sono morti viventi famelici ma freddi e calcolatori bot.
Una chiamata alle armi (algoritmiche): voi da che parte state?
L’annuncio di Big G suona come una chiamata alle armi per tutti coloro che hanno a cuore il futuro del web. SEO, content creator, marketer, sviluppatori: è ora di schierarsi e scegliere da che parte stare. Se l’operazione di Google funzionerà, continuare a produrre e diffondere “spazzatura” SEO-centrica sarà sempre più rischioso e controproducente.
Molto meglio puntare su contenuti di qualità, cuciti su misura per il proprio pubblico. Approfonditi, originali, capaci di offrire un reale valore aggiunto a chi li trova su Google. Contenuti per i quali l’intelligenza artificiale possa assumere al massimo il ruolo di fido consulente, di strumento efficace e non di surrogato umano. Perché è questa l’unica via per emergere nel nuovo ecosistema digitale che si profila all’orizzonte.
La guerra al “trash AI” è solo all’inizio, e ho la sensazione che ne vedremo delle belle. Stay tuned, come dicono quelli bravi. La grande bonifica di Google è appena cominciata. E non ha intenzione di fare prigionieri.
* Non lo penso davvero, ma una cattiveria gratuita non sarebbe mai venuta in mente a un’intelligenza artificiale, giusto?