Il glioblastoma, uno dei tumori cerebrali più letali, potrebbe aver trovato un degno avversario. Ricercatori americani hanno messo a punto una nuova variante della terapia CAR-T, già usata con successo contro i tumori del sangue, adattandola alla sfida dei tumori solidi. I risultati dei primi test su tre pazienti sono a dir poco sbalorditivi: regressioni rapide e massicce delle masse tumorali. Siamo forse vicini a una cura rivoluzionaria?
Avanti in battaglia
Immaginate di avere un esercito personale di “super-soldati” pronti a combattere per voi contro il cancro. È questo il principio alla base della terapia CAR-T, la strategia all’avanguardia che “addestra” le cellule immunitarie del paziente a riconoscere e attaccare il tumore.
I ricercatori prelevano i linfociti T, le “truppe d’élite” del sistema immunitario, e li armano con recettori chimici (CAR) in grado di individuare le cellule cancerose. Una volta reinfusi nel corpo, questi linfociti “potenziati” danno la caccia al nemico, scatenando un’offensiva mirata e devastante. Ora anche sui tumori solidi.
Tumori cerebrali e glioblastoma tremano: c’è il CAR-T “multitasking”
Finora, come detto, questa strategia aveva funzionato bene solo contro i tumori del sangue, più facili da “stanare”. I tumori cerebrali, quelli solidi come il temibile glioblastoma, sono ossi più duri: le cellule che li compongono sono eterogenee e sanno camuffarsi meglio.
Ma il team guidato da Bryan Choi del Mass General Brigham ha escogitato un “upgrade” geniale: una variante della CAR-T che combina due forme di terapia, ampliando lo spettro d’azione. In pratica, hanno creato dei linfociti “multitasking”, capaci di riconoscere diversi bersagli sulla superficie del tumore.
Se volete, qui trovate lo studio completo.
Missione “cerca e distruggi tumori cerebral”: compiuta!
I risultati sono da far gridare al miracolo. Nei primi tre pazienti trattati, tutti con glioblastoma recidivante, il CAR-T potenziato ha scatenato una vera e propria guerra lampo contro il cancro. Faccio il punto in modo estremamente sintetico, per provare a trasmettervi il mio stupore.
- Paziente 1: tumore ridotto del 18,5% in 2 giorni, -60,7% in 69 giorni
- Paziente 2: regressione rapida del tumore.
- Paziente 3: tumore quasi scomparso in soli 5 giorni.
Avete capito bene: in meno di una settimana, una singola infusione di queste “sentinelle” hi-tech è stata capace di mandare in fumo tumori cerebrali che di solito fanno una strage.
La speranza è “solida”, ma servono rinforzi
Attenzione, non possiamo gridare alla cura definitiva. Lo studio ha coinvolto solo tre persone e ci vorrà ben altra “potenza di fuoco” per confermare questi risultati entusiasmanti.
La strada imboccata però è quella giusta. Quello che fino a ieri sembrava impossibile, oggi bussa prepotentemente alle porte della medicina. L’idea di “riprogrammare” il nostro esercito biologico per combattere il cancro più insidioso sta diventando realtà.
Tumori cerebrali, e non solo, nel mirino
Certo, la guerra al glioblastoma è ancora lunga e servono “armi” sempre più precise e potenti. Ma con alleati come questi “super-linfociti”, possiamo sperare che presto il tumore al cervello sarà un ricordo del passato.
E chissà che un giorno, grazie a questo approccio rivoluzionario, non si possa dire addio anche ad altri big killer come il cancro al seno, al polmone o al pancreas. La fantascienza, si sa, a volte sa anticipare il futuro. E noi non vediamo l’ora di vivere in un mondo in cui il cancro sarà solo un brutto sogno da cui ci siamo finalmente svegliati.